La scorsa settimana una scossa tellurica ha fatto traballare l’industria musicale, quando Universal Music Group ha annunciato che avrebbe ritirato i suoi brani da TikTok a seguito del mancato accordo sul rinnovo della licenza con la piattaforma di proprietà di ByteDance. Dopo una scossa lo sciame sismico è fisiologico, e non si è fatto attendere: prima del week end, infatti, diversi alleati pesanti si erano già schierati a favore della posizione della major. Tra loro anche la NMPA, la potente associazione degli editori musicali americani. Alla quale aderisce naturalmente anche Universal Music Publishing, la divisione editoriale di UMG, il “big player” del settore per antonomasia (lo stesso vale in Italia: è sufficiente analizzare il suo peso percentuale in ambito SIAE). L’appoggio di NMPA è coerente con il fatto che nella disputa UMG vs TikTok le canzoni ritirate dalla app non sono soltanto quelle degli artisti che registrano per la major, ma anche quelle degli autori che firmano per la sua divisione editoriale, o “Publishing”. Ed ecco, con la “P” di mezzo, profilarsi una replica della situazione SIAE vs Meta della scorsa primavera (sugli aggiornamenti della quale abbiamo riferito recentemente qui): la portata della rimozione, come allora, risulta molto più vasta di quanto non potesse apparire a prima vista perché, proprio come allora, se la rimozione riguarda gli autori il numero delle canzoni coinvolto aumenta esponenzialmente. Per intendersi: è sufficiente che un autore di UMPG sia co-autore di un qualsiasi brano di qualsiasi etichetta (esterna a Universal) perché quel brano venga rimosso da TikTok. Per dire: un “campione” di Sony Music come Harry Styles risulta coinvolto nella rimozione. In Italia, situazioni analoghe potrebbero verificarsi con Davide Petrella, un autore della scuderia UMPG Italia che con il suo progetto Tropico è legato discograficamente a Sony Music Italy. O con Federica Abbate, titolare di un contratto discografico con Carosello Records le cui edizioni sono gestite da Universal Music Publishing Italia. La grande differenza del nostro Paese, rispetto allo scenario venutosi a configurare negli Stati Uniti, riguarda la stipula dei contratti di licenza: mentre negli USA a siglare le intese con TikTok sono direttamente le aziende - in questo caso, Universal Music Group - in Italia, così come in tutta la UE, l’accordo con il social è intermediato dalle collecting. Aspetto, questo, che renderebbe l’”eliminazione selettiva” del catalogo di UMPG ancora più difficile da parte dei gestori della piattaforma. E che quindi rende lo scenario più complesso. Oggi come allora, e anche in futuro, l’effetto della rimozione sarà da misurare. Gli utenti e i creatori criticheranno TikTok? O tireranno dritto utilizzando ciò che resta disponibile – magari facendo la fortuna di chi, come Sony Music, ha recentemente rinnovato la licenza? Oppure TikTok sentirà la pressione degli artisti che la mossa di UMG e UMPG ha coinvolto loro malgrado? Restiamo sintonizzati.