"Questo piano toglierà letteralmente i soldi alle etichette indipendenti e ai loro artisti, a vantaggio delle più grandi aziende del mercato": è l’osservazione mossa dal presidente di una label indipendente e riportata dal Financial Times. L’attacco – appoggiato anche da Beggars Group, Secretly e Partisan Records - è rivolto alla decisione di Apple Music di aumentare i pagamenti delle royalty per i brani disponibili in Spatial Audio che, come hanno spiegato le etichette, “toglierà letteralmente i soldi alle label indipendenti e ai loro artisti, a vantaggio delle più grandi aziende del mercato". “Le più grandi aziende del mercato” sarebbero le major Universal Music Group, Warner Music Group e Sony Entertainment che dal 2019 in poi hanno stretto degli accordi con la società di Cupertino per rendere disponibili tracce in audio spaziale; la testimonianza riportata dal Financial Times prosegue: "In particolare, sarà di vantaggio per il maggior operatore, la Universal, perché è lei ad avere le risorse per investire in questo settore. Mentre per il settore indipendente... è difficile giustificare le spese per la creazione di audio spaziale... non siamo in grado di buttare soldi solo perché Apple dice che dovreste spenderli per questo". I dirigenti delle indipendenti hanno spiegato alla testata che la produzione di brani in Spatial Audio costa 1.000 dollari in più per canzone, o circa 10.000 dollari per album. Le indipendenti, però, non vogliono risolvere la questione ritirando i cataloghi dalla piattaforma, ma sperano di modificare la politica di questo piano con un dialogo con Apple – che non ha ancora dato un riscontro – e in caso contrario "faranno ricorso a opzioni legali o normative”.