Si è tenuto mercoledì 7 febbraio, presso CasaMusica, lo spazio allestito in piazza Borea d’Olmo da SIAE in occasione della settantatreesima edizione del Festival della Canzone Italiana, il panel - curato da NUOVOIMAIE - "Contenuti creativi e lotta alla pirateria: sfide e opportunità per la tutela del mondo culturale". All’incontro, moderato dal fondatore e ceo di Rockol Giampiero Di Carlo, hanno preso parte Sergio Cerruti (Presidente AFI), Federico Bagnoli Rossi (Presidente FAPAV), Andrea Miccichè (Presidente NUOVO IMAIE) e Nicola Migliardi (Chief Operation Officer Music SIAE). Pur non essendo un tema di tendenza come l’intelligenza artificiale, quello della pirateria è un fenomeno che continua a interessare i settori musicale e dell'audiovisivo. “L’attività di sfruttamento di contenuti illeciti resta molto remunerativa”, spiega Bagnoli Rossi: “Tuttavia il nostro Paese non è un paese per pirati: dal mio arrivo nel 2012 in Fapav è cambiato il sentiment del pubblico nei confronti di questa tematica: il merito è del lavoro fatto con gli studi e sui dati. In Italia abbiamo una perdita di fatturato annuo del comparto di un miliardo e 700 milioni di euro, a causa della pirateria. A perdere maggiormente è l’industria cinematografica. Ma siamo il paese con il maggior numero di strumenti per proteggere il settore, e c’è stata una forte implementazione delle disposizioni di legge. Da dopo il lockdown, tuttavia, c’è stata l’esplosione della pirateria sportiva, fortemente in crescita. Si perdono 10mila posti di lavoro all’anno solo in Italia: quasi il 50% degli italiani ha commesso, in un anno, almeno un atto di pirateria. Ma è cambiato lo scenario, oggi è caduto il tabù”. “La pirateria è stata inventata in Italia con ‘Mixed by Erry'. Ma anche l’antipirateria è nata qui”, aggiunge Migliardi: “I temi sul tavolo, oggi, sono i fake stream, lo sharing degli account e l’intelligenza artificiale. Quest’ultima non è da demonizzare, ma può essere usata anche con scopi non leciti. E, per il futuro, si dovrà tenere conto della pirateria nel mondo del metaverso e degli NFT. Il problema è che la pirateria, quando riguardava i supporti fisici, era immediatamente identificabile, mentre nel digitale è più latente e difficile da individuare. I fake stream si annidano nella long tail, non nelle parti alte delle classifiche. Chi applica attività illecite è talmente furbo da non volersi far identificare. L’AI ha un problema sia sulla parte di input che di output: in fase di input il nodo è il training, che in molti casi non è autorizzato. Bisogna definire delle regole e un’adeguata remunerazione. Con l’AI ci sono anche i problemi della clonazione delle voci, e delle canzoni fake non autorizzate in termini di copyright. Le piattaforme sono interessate a combattere i fake stream, ma non così tanto, perché gli stream falsi si collocano in una diversa catena del valore rispetto ai falsi del passato: non generano un danno diretto alle aziende”. “Quella di oggi è una forma diversa di pirateria”, osserva Miccichè: “Il pirata in senso classico è per certi versi più nobile, perché - almeno - è riconoscibile: chi passa musica senza pagare i diritti si confonde con la legalità, e questo è ancora più grave. C’è un problema di educazione, fin dalle scuole primarie. Si tratta di insegnare il rispetto per la legalità. All’inizio il casco obbligatorio per i motociclisti è stato percepito come una limitazione di libertà, poi si è capito che salva delle vite, e quindi accettato. Con delle norme restrittive non solo si tutelano gli incassi, ma si creano generazioni di consumatori educati alla legalità”. “La repressione è l’unico strumento che abbiamo a disposizione?”, si domanda Cerruti: “Condanno la pirateria senza se e senza ma, l’industria ha sempre arrancato, si è fatta scandire il tempo da modelli di business poco legali. Napster e Pirate Bay erano l’avanguardia dei servizi di streaming legale. L’industria deve chiedersi se è all’altezza dei proprio avversari. Abbiamo bisogno di fare le cose bene, ma soprattutto in velocità: spesso siamo ostaggi di noi stessi mentre cerchiamo di capire come agire. Bisogna aiutare il mercato a evolversi e sdoganare modelli di business alla portata di tutti, cercando di evitare fenomeni che diventino un alibi. La mia vuole essere una suggestione comune, per diventare più efficienti insieme, come settore. Se i diritti sono veri diritti non sono né dimensionali né comprimibili. L'industria deve rivolgersi al mercato con un po’ più di apertura verso i modelli di business, diventando più efficace e rapida”. “La nuova normativa - conosciuta anche come Legge Maccanti - contro la pirateria punta tutto sulla tempestività, facendo il suo percorso nell’arco di sei mesi”, aggiunge Bagnoli Rossi: “Approvata nel luglio scorso, nell’agosto del 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale. La legge era nata con un focus sulla lotta alla pirateria dello sfruttamente illecito degli eventi live. E’ una killer application, diventato il dispositivo più efficace a livello mondiale grazie allo sport, la cui industria ha trovato un ecosistema pronto a chiudere il cerchio. La legge tutela - in prima istanza - tutto ciò che è live e prima visione, poi si è allargata agli editori. E’ importante perché per la prima volta viene introdotto il concetto di azione tempestiva. Oggi i siti illegali possono essere bloccati in 30 minuti dalla messa online del contenuto piratato. In questo senso un ruolo importante è giocato dagli ISP, che si sono rivelati particolarmente reattivi. Oggi tutto il mondo sta guardando l’Italia grazie a questa legge. Le sanzioni si sono alzate. La nuova piattaforma AGCom, solo il weekend scorso, ha bloccato oltre 270 siti illegali, in diverse occasioni in meno di mezz’ora”. “AGCom ha un ruolo sempre più importante, grazie anche alla direttiva copyright UE, e lo rivendica”, sottolinea Miccichè: “Per soddisfare la tempestività dell’intervento c’è una tendenza a bypassare l’autorità giudiziaria, che ha tempi incompatibili con le esigenze di mercato. C’è il pericolo che un domani la PA si sostituisca agli organi giudiziari, o che si attivi una nuova entità dedicata sotto controllo dell’autorità giudiziaria. Innovazione tecnologica e velocità di azione sono incompatibili con un sistema classico: ci stiamo affacciando a un sistema di comunicazione completamente nuovo, al quale serve dare risposte nuove”. In questo senso, grande rilevanza può avere l’indirizzo artist centric che diversi DSP di alto e altissimo profilo stanno imprimendo al proprio modello di business. “L’industria musicale ha dimostrato di avere gli anticorpi per combattere il fenomeno della piateria, dalle cassette false al download”, dice Migliardi: “Sono processi già in atto, anche oggi. Riguardo il modello artist centric, c’è un problema di democratizzazione ed equità: la mia opinione è che lo user centric model - o fan centric - risolverebbe il problema dei fake stream in modo democratico, che - personalmente - preferisco. Bisogna stare attenti che non ci siano rigurgiti di alcuni fenomeni quello del ripping: con l’AI questo fenomeno sta parzialmente riprendendo quota”. “Spotify per me è un ente alieno, quando tocca il mercato indipendente non si consulta con le controparti, a differenza di quello che fa con le major”, aggiunge Cerruti: “Sono d’accordo a professionalizzare il mercato, la musica deve essere sdoganata come industria e lavoro, e per farlo serve una sorta di barriera all’ingresso. Le cose si fanno insieme, e si fanno meglio: c’è tuttavia questa consuetudine che ogni volta mette noi indipendenti di fronte al fatto compiuto. I fake stream sono una piaga, ma è qualcosa con cui l’industria ha sempre fatto i conti: è un fenomeno sempre esistito, nato e cresciuto insieme all’industria, e che con l’AI si amplificherà. Quello che abbiamo fatto in 10 anni dobbiamo farlo in un anno, per tenere il passo: spero che da questo panel vengano gli spunti per riunire tutta la filiera. L’industria deve essere più unita e presente”.