Prosegue il dibattito interno all’industria discografica in merito alla compliance dell’attuale Festival della Canzone Italiana alle esigenze dell’industria discografica. A poche ore dalle esternazioni del ceo di FIMI Enzo Mazza, che nella mattinata di oggi - martedì 20 febbraio - ha ribadito a RTL 102.5 quanto la manifestazione canora sia onerosa per le aziende che vi partecipano, il Presidente di PMI Mario Limongelli ha voluto chiarire, per mezzo di una nota ufficiale, la sua posizione in merito alla polemica. “Mentre abbiamo assistito nel tempo ad una crescita del Festival e degli ascolti RAI, di cui siamo certamente contenti e a cui abbiamo contribuito portando i nostri artisti con le loro canzoni, non abbiamo visto un proporzionale impegno della città di Sanremo e della proprietà del Teatro Ariston nel rinnovarsi per essere al passo coi tempi”, ha spiegato Limongelli: “Certamente non riusciamo ad immaginarci un Festival di Sanremo in un’altra location, ma possiamo invece pensare che laddove si può migliorare lo si debba fare, perché uno spettacolo così grandioso non può avere un ‘dietro le quinte’ non all’altezza della situazione”. Riguardo le spese sostenute dalle etichette per potersi permettere la trasferta al Festival, “stiamo parlando dei costi per ‘vivere’ in città che le case discografiche devono affrontare non solo per la settimana del Festival, ma anche nei giorni di prove precedenti”, prosegue Limongelli, “Costi che durante la settimana della kermesse esplodono con aumenti anche del 400% e a cui non corrispondono, purtroppo, servizi all’altezza, e che, talvolta, ci costringono a trovare sistemazioni di fortuna anche fuori Sanremo, che non fanno altro che stressare gli artisti, le persone che lavorano con loro e le imprese che anticipano tutte le spese. Il contributo spese che riceviamo da RAI è insufficiente a ripagare tutti i costi che dobbiamo sostenere, infatti le nostre aziende partecipano sapendo che avranno una perdita secca da mettere a bilancio. Inoltre, la serata del venerdì, essendo uno spettacolo televisivo, ma non rilevante dal punto di vista discografico, costringe artisti e personale al seguito a uno sforzo professionale enorme che grava tutto sulle spalle dell’azienda sia dal punto organizzativo che economico, con un contributo inadeguato rispetto alle spese sostenute”. “Infine, ci preme far notare che, se il Teatro Ariston deve, anche per tradizione, ospitare una manifestazione di questo tipo, allora è necessario adeguarlo, verificarne l’effettiva agibilità, soprattutto nel retropalco e nei camerini, consentendo l’accesso solo agli addetti ai lavori e non a estranei e curiosi in un momento tra l’altro di forte tensione per l’artista e per chi lo sta accompagnando”, conclude il Presidente di PMI: “Certamente su questi aspetti dobbiamo migliorare, perché il Festival non è solo quello che si vede in tv, ma dietro c’è una macchina complessa che gira e che va rispettata, una macchina fatta di persone che lavorano e che devono essere messe in grado di farlo al meglio proprio a beneficio dello spettacolo che tutti ammiriamo in televisione”.