Elvis Presley nacque a Tupelo, Mississippi, e morì nella sua magione di Graceland a Memphis, Tennessee nel lontano 1977. Eppure oggi il Re del Rock and Roll continua a lottare per la comunità degli artisti e dei musicisti proprio da vicino casa sua: è nel Tennessee, infatti, che ha preso corpo l’ELVIS Act – la cosiddetta “legge Elvis”. Il 13 febbraio scorso, con voto unanime, una sottocommissione locale (House Banking & Consumer Affairs Subcommittee) ha approvato un nuovo disegno di legge nel tentativo di proteggere i musicisti dall'abuso dell'intelligenza artificiale. Lo ha fatto con l’"Ensuring Likeness Voice and Image Security Act", noto anche come ELVIS Act. Letteralmente: un decreto a garanzia della somiglianza, della voce e dell’immagine, presentato nel gennaio 2024 dal governatore dello stato Bill Lee, che mira appunto a contrastare utilizzi non etici dell'intelligenza artificiale come l'uso non autorizzato della voce, dell'immagine e della somiglianza degli artisti. Uno slancio legislativo quasi futuristico che prende forma in uno degli stati del profondo sud statunitense? Eppure… Si noti che Graceland è solo una delle icone musicali di Memphis, che annovera molte altre pietre miliari del blues e del rock come i Sun Studios e l’intera Beale Street; ma, soprattutto, si noti che ben più di Memphis è la capitale del Tennessee a contare molto: Nashville, infatti, è una delle tre città principali in termini di attività e produzione per l'industria musicale negli Stati Uniti. Secondo i dati della Recording Industry Association of America (RIAA), l'industria musicale della città contribuisce con $5,5 miliardi all'economia locale, con un prodotto lordo di $9,7 miliardi per l'intera area di Nashville. Durante le udienze della sottocommissione ha fatto particolarmente rumore la testimonianza dell’autore Jamie Moore che, in relazione e all'ELVIS Act, ha affermato che lo sviluppo e l'avanzamento "a velocità della luce" dell'IA generativa hanno la capacità di "porre fine al business della musica come lo conosciamo”, aggiungendo: "Quando una macchina può prendere canzoni nate da una vita di mie esperienze e produrre un disco che un artista non ha mai autorizzato, mai cantato, sfociando nella pubblicazione di una versione falsa senza permesso o pagamento, questo è sbagliato, questo è furto, e dobbiamo proteggercene." Moore ha sottolineato anche l'importanza della musica nella "trama" della cultura e dell'economia locale, spiegando che non deve affatto costituire una sorpresa che il Tennessee sia all'avanguardia nella protezione dei creatori e possa "dire al resto del mondo che la creatività umana è importante e deve essere preservata da coloro che vogliono farne vittima". Anche il vicepresidente senior per la politica pubblica della RIAA, Jessie Richard, ha testimoniato: "È importante sottolineare che l'ELVIS Act si applica a tutti. Tutte le persone del Tennessee meritano di avere le loro voci e somiglianze protette, e questo disegno di legge garantirà proprio questo." In buona sostanza la "Legge Elvis" desidera estendere la normativa vigente sui diritti personali alla protezione di musicisti e celebrità da “deepfake” e da modelli di clonazione alimentati dall'intelligenza artificiale. Come è noto, le tecnologie deepfake hanno il potenziale per manipolare contenuti audio e video e creare simulazioni realistiche di persone che dicono o fanno cose che non hanno mai effettivamente detto o fatto. Tuttavia, nonostante l’iniziativa abbia tutte le carte in regola per raccogliere consensi e successo, la proposta di legge ha scatenato dibattiti e discussioni tra i legislatori, i portatori di interessi del settore e il pubblico: oggetto del contendere è quel delicato equilibrio da identificare tra la protezione dei diritti individuali e la preservazione della libertà di espressione e della creatività artistica. Infatti, se da un lato l'Elvis Act ha compiuto un passo significativo verso la definitiva conversione in legge, dall’altro incontra alcuni oppositori di peso nella sua forma attuale. Tra questi, quasi a sorpresa, proprio quell'industria cinematografica il cui recente sciopero degli autori indurrebbe a immaginare schierata dalla parte del legislatore. Secondo quanto riportato dal resoconto dell'audizione sul The Tennessee Journal, il dirigente della Motion Picture Association Ben Sheffner ha ammonito che l'espansione della legge esistente sul 'Diritto alla Pubblicità' "rischia di interferire con la capacità dei nostri membri di rappresentare persone e eventi reali". In sintesi, la MPA sostiene gli sforzi dell'industria musicale per affrontare i deepfake, però rileva come il disegno di legge sia redatto in modo troppo ampio e rischi di imporre limiti pericolosi a Hollywood: la MPA desidera che la legge colpisca i deepfake, ma vuole assicurarsi che non impedisca alle persone reali di essere rappresentate in film, programmi TV, documentari e trasmissioni giornalistiche. Per spiegare il concetto, Sheffner ha utilizzato come esempio Taylor Swift, spiegando che secondo la MPA grazie al Primo Emendamento i produttori hanno il diritto di realizzare un documentario su di lei anche senza la sua cooperazione, ma non dovrebbero avere il diritto di "crearne una replica digitale e farla recitare in un nuovo film". Ora resta da osservare come i legislatori del Tennessee sapranno includere e bilanciare tutto ciò nella versione finale del disegno di legge. Verrebbe da dire: little less conversation, little more action.