È venuto a mancare, all'età di 47 anni,&nbsp;Teo Segale. Professionista dell'ambiente musicale da molti anni, oltre che batterista e conduttore radiofonico su Radio Raheem, aveva collaborato con testate&nbsp;quali&nbsp;Musicboom, Rumore e Metallus.

Classe 1977, Teo Segale aveva lavorato nel corso della sua carriera a livello discografico&nbsp;per l’agenzia SpinGo! a Milano, promuovendo una serie di etichette in Italia quali Century Media Records, Warp, Earache, PIAS. Inoltre, è stato co-fondatore e direttore artistico di alcuni club e locali milanesi come&nbsp;Santeria, seguendone la programmazione e collaborando all'organizzazione di numerosi concerti. Oltre che batterista nei&nbsp;Liquido di Morte, aveva partecipato alla fondazione del festival SoloMacello e negli ultimi tempi si era dedicato all’organizzazione di eventi di stand up comedy a Milano e alla programmazione artistica dei concerti a Spazio Teatro 89. Teo Segale aveva inoltre collaborato con&nbsp;Radio Raheem come conduttore di una serie di programmi, tra cui il recente "Tenbræ", e aveva lavorato alla realizzazione del podcast "Forgotten Tapes".

Nel darne notizia, la redazione di Rockol si unisce alle condoglianze&nbsp;alla famiglia, alla compagna, agli amici e a tutti coloro che lo conoscevano.

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Addio a Teo Segale

Industria

Aveva 47 anni

Nell’ambito della&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">edizione 2024 della Milano Music Week</a>, presso lo spazio Dazio Ponente accanto all'Arco della Pace&nbsp;di Milano si è tenuto nel pomeriggio di oggi, 22 novembre, il panel "A cosa servono le etichette indipendenti nel 2024?", presentato da PMI. Moderato da&nbsp;Gianni Sibilla di&nbsp;Rockol, l'incontro ha visto partecipare&nbsp;Jessica Gaibotti, CEO About; Dario Giovannini, Managing Director Carosello Records; e&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi, Founder Maciste Dischi. Partendo dal presupposto che l’industria musicale sta attraversando una fase di disintermediazione, in cui un artista può gestire l’intero processo creativo e distributivo di una canzone direttamente da casa, il talk si è posto la domanda su qual è il valore aggiunto che può offrire un contratto con un’etichetta indipendente? Durante il panel si è quindi esplorato&nbsp;il ruolo cruciale che hanno le strutture indipendenti nella creazione, nello sviluppo e nel consolidamento della carriera di un artista.

Per aprire il talk,&nbsp;Gianni Sibilla è partito dalla domanda: "Cosa significa essere indipendente oggi, nell'industria musicale?". Ha quindi risposto Jessica Gaibotti che ha raccontato: "In quanto ex discografica, avendo lavorato per Universal, nel mio percorso 'indipendente' ha significato fare un passo&nbsp;e poter collaborare con più realtà. Quindi non avere un unico interlocutore, un unico team e solo certi artisti, ma poter scegliere di collaborare con tutti e poter scegliere anche quali artisti seguire". A lei ha fatto eco&nbsp;Dario Giovannini, il quale ha affermato: "Io ho&nbsp;iniziato in un'etichetta dance, negli anni '90, che era la Digit International, e ormai sono da quasi 15 anni in Carosello.&nbsp;Ho notato che l'approccio è diverso: noi in Carosello abbiamo un approccio molto familiare.&nbsp;Non ci poniamo come un discografico, figura spesso vista contro l'artista. Il nostro ruolo non è più scoprire artisti, ma è&nbsp;la cura e la tutela di un’artista. L'ideale è avere una struttura indipendente che permette di seguire in ogni fase l’artista". Dal canto suo,&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi, ha spiegato: "Un’etichetta indipendente è un’etichetta come le altre, come una major. Mi rendo conto che bisogna fare di più. C'è liberta nel raggiungimento di un obiettivo, senza uno schema prefissato, quindi&nbsp;il metodo cambia di volta in volta. Nell’approccio c'è la sostanziale differenza e la struttura è diversa. Poi c’è una differenza numerica e di struttura".

Partendo dai singoli case history,&nbsp;Gianni Sibilla&nbsp;ha poi invitato Jessica Gaibotti a raccontare l'approccio&nbsp;nel comunicare i progetti, rispetto a prima. "Io non credo di aver cambiato troppo l’approccio. Una cosa che ho imparato è che la comunicazione non è solo un pezzo, ma più pezzi", ha narrato Gaibotti:&nbsp;"Si fa parte di un progetto sempre, devi abbracciarlo e seguirlo in ogni momento, negli alti e bassi. Nel mio caso, l'importanza sta nel&nbsp;scegliere di seguire tutto di un artista, oltre che scegliere&nbsp;un progetto".&nbsp;Dario Giovannini&nbsp;ha invece rifletutto sul ruolo e sull'approccio&nbsp;di Carosello, che nel 2019 ha festeggiato 60 anni di attività, nella discografia oggi, e ha raccontato: "Tra la rivoluzione dello streaming e la pandemia negli ultimi anni c’è stata una rivoluzione e c'è stata un esplosione dal punto di vista economico.&nbsp;Facendo un esempio banale e pensando all'impegno economico,&nbsp;fino al 2016, 2017, 2018, 2019 si firmavano artisti per 20mila euro. Gli stessi progetti oggi è possibile firmarli aggiungendo uno zero alla cifra. Quindi è tutti più&nbsp;difficilmente sostenibile per le etichette indipendenti. Inoltre, la musica nel mondo, anche in Italia, è esplosa. Le multinazioni oggi hanno più o meno circa 150 artisti nel loro roster, trasformandosi sempre più in distribuzione.&nbsp;Noi 150 progetti non possiamo permetterceli. Noi abbiamo quindi dovuto attuare un cambiamento e&nbsp;oggi Carosello va in controtendenza, diminuendo i numeri e firmando&nbsp;molti&nbsp;meno artisti, non andando dietro alle mode del momento, ma cercando progetti che possono durare nel tempo". A proposito del caso di Maciste Dischi, fondata nel 2014,&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi&nbsp;ha detto: "Credo che ci sia stato un processo simbiotico da menti sparse per l'Italia, per cui in maniera abbastanza casuale in quegli anni tre o quattro ragazzi hanno iniziato a creare etichette disocogratiche. Nel mio caso specifico, senza neanche conoscerne il significato. Quindi è stato un tuffo, bellissimo, ma comunque un tuffo. Probabilmente, mi permetto di pensare che dopo un decennio di musica bruttina che era quella del pop 2000-2010, a grandi linee, c'è stata la voglia di qualcosa di diverso e più profondo. La mia è&nbsp;una storia nata dalla cameretta, che ci ha visto spostarci per produrre il primo disco. E poi ci siamo aiutati tra varie etichette, penso a Bomba Dischi di Roma e altre. Ci siamo tutte confrontate negli anni e abbiamo creato quella che conosciamo come la scena indie di questi ultimi anni. Quella di Maciste è&nbsp;una storia come tante altre, nasce come una pagina Facebook, diventa un S.R.L.. Da una persona si è diventati un gruppo di dieci persone. Siamo totalmente indipendenti, ma magari&nbsp;abbiamo accordi di distribuzione o di licenza con le major. Da una parte noi cerchiamo di tutelare quell’aspetto di famiglia e cerchiamo di tutelare gli artisti. Non avere regole, significa averle inventate, in qualche maniera, sia per incoscienza e poi per sostenibilità".

Nel raccontare il rapporto con le major e la differenza tra queste e le etichette indipendenti, è emerso dai diversi punti di vista come sia fondamentale il concetto di "qualità" rispetto alla "quantità" delle multinazionali. "Noi&nbsp;da una parte facciamo più fatica per ottenere certi risultati, ma&nbsp;dall’altra c'è fierezza nel scegliere su cosa non lavorare", ha sottolineato&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi. Per&nbsp;Dario Giovannini, "la differenza sostanziale sta nell’approccio: io scelgo le persone con cui lavorare. Accanto agli artisti ci sono manager di comprovata capacità, ma ultimamente è peggiorato il livello, perché c’è un sottobosco non all’altezza. Quando ascolto un progetto musicale buono, guardo anche il team dietro le quinte". Secondo Jessica Gaibotti, "la differenza che non c’è tra etichette indipendenti e major è la professionalità, ovvero le persone che lavorano. In un mondo in cui sono esplosi tantissimi artisti, va da sé che la professione da imparare va imparata&nbsp;in fretta. E&nbsp;mancano quindi figure qualificate. La professionalità e la competenza fanno il 90% di tutto, nell’indipendente e nelle major. Chiaro che in un ambiente più piccolo, la competenza forse è ancora più fondamentale".

"Il mercato è cresciuto troppo? I&nbsp;numeri vanno bene, ma una crescita troppo esponenziale,&nbsp;porta anche lati oscuri?", ha quindi chiesto Gianni Sibilla.&nbsp;Jessica Gaibotti&nbsp;ha sostenuto: "Tanta musica fa bene a tutti, ma c’è un problema ora che prima non c’era: tutto va a tutti. E questa cosa rende tutto più difficile per tutti. Da un lato è un bene, dall’altro è esaurente". Secondo&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi, "bisogna capire cosa è mercato quando si dice che va bene: più grande significa anche più frammentato. Bisogna avere a che fare con i sogni degli artisti e i conti aziendali.&nbsp;Avendo fatto diventare l’artista&nbsp;un account, e la canzone un file, il mercato ha seguito delle tendenze tecnologiche. Non voglio mettere il mio gusto davanti al mio lavoro, ma non nego di avere&nbsp;difficoltà di posizione lavorativo rispetto a oggi cosa al momento funziona, dove la quantità sembra essere sinonimo di qualità. Dall’altro lato c’è la crisi di targetizzazione".&nbsp;Dario Giovannini&nbsp;ha poi evidenziato: "C’è stata una rivoluzione, la forza dal basso. Una volta c’erano le radio, poi Mtv con TRL, poi è arrivato YouTube e quindi Spotify. Da due anni a questa parte Spotify è stata superata da TikTok. Quindi ci troviamo ogni giorno a non sapere esattamente l'andamento di un brano, che può andare virale su un social, ma non fare numeri sulle piattaforme di streaming, perché non è automatico".

L'ultima domanda&nbsp;posta da Gianni Sibilla è stata quindi in merito al valore aggiunto di una realtà indipendente in un mercato tanto complesso come quello odierno. "Io dico il supporto che noi diamo all'artista", ha affermato&nbsp;Dario Giovannini. Dal canto suo,&nbsp;Antonio “Gno” Sarubbi&nbsp;ha fatto sapere: "Quello che diciamo all'artista al momento della firma è che per noi non sarà mai un numero e un suo successo sarà anche un nostro successo. La forma famiglia, dal momento che firmiamo un artista all'anno, è quindi garanzia di cura e attenzione". Jessica Gaibotti ha sottolineato: "Per me sono le persone a fare la differenza e la quantità".

MMW24, a cosa servono le etichette indipendenti nel 2024?

Qual è il valore aggiunto che può offrire un contratto con un’etichetta indipendente?

Nell’ambito della&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">edizione 2024 della Milano Music Week</a>, lo spazio Dazio Ponente accanto all'Arco della Pace&nbsp;di Milano ha ospitato nel pomeriggio di oggi, 22 novembre, il panel "Come far fruttare il master di un brano con i diritti connessi", presentato da Evolution. L'incontro si è quindi concentrato sui&nbsp;diritti connessi – ovvero quei diritti che prevedono un compenso economico per lo sfruttamento del master – e di come si sono dimostrati una delle fonti di ricavo più solide per le etichette indipendenti, eppure molte realtà del settore ne ignorano ancora l’esistenza. A questa mancanza di consapevolezza si aggiunge una storica disattenzione nei confronti di tali diritti, che ha portato le case discografiche a focalizzarsi quasi esclusivamente sul diritto d’autore.

Nel corso del workshop, moderato da&nbsp;Giampiero Di Carlo, fondatore e CEO di Rockol, si è quindi visto come questi diritti hanno vissuto una crescita continua negli ultimi anni e, in termini temporali, offrono prospettive di guadagno che si estendono per almeno due generazioni e, quindi, per come sono strutturati legalmente, rappresentano un’importante garanzia per il futuro. Per analizzare la situazione sono intervenuti soggetti&nbsp;chiave della filiera, rappresentata da una società di collecting grazie alla presenza di&nbsp;Luca Barone – Vicepresidente Evolution Collecting, e dalla figura del produttore, con&nbsp;Luca Cecchi – Label Director Nar International. Inoltre, Cristina Ranieri – Managing Director Sintonia Copyright Solution, ha offerto&nbsp;un punto di vista sul fronte degli utilizzatori.

"Questo panel, vuole connettere due puntini molto importanti sulla scena musicale italiana contemporanea, che sono il mondo degli indipendenti&nbsp;e tutta la sfera dei diritti connessi": così Giampiero Di Carlo&nbsp;ha introdotto l'incontro: "Qualcuno&nbsp;potrebbe iniziare questo panel con l'impressione che, in alcune circostanze,&nbsp;alcuni operatori, soprattutto quelli appartenti al mondo indipendente, non abbiano una cognizione sufficiente e lascino i soldi sul tavolo".

Ha preso quindi parola Luca Barone che, per offrire qualche lume sul mercato e sulle caratteristiche salienti di questa scena, ha sottolineato: “Da più di 10 anni il diritto connesso è stato liberalizzato, e la cosa più importante è che sono nate più collecting indipendenti di diritti connessi. Ci troviamo in un sistema che non vede partecipare solo le collecting ma anche i produttori, che sono i beneficiari di queste somme. Inoltre, ci sono gli utilizzatori, che sono le società che devono pagare queste somme alle collecting, che poi le versano ai produttori. È un sistema estremamente complesso, fosse uno tra i più complessi che in discografia. E a causa anche di questa complessità le etichette indipendenti spesso hanno snobbato un po' questo diritto, non informandosi in maniera adeguata. Negli anni è successo che il diritto connesso è cresciuto e sta crescendo. E non crescerà soltanto in termini quantitativi, ma anche in termini qualitativi. Quindi, questo offre la dimensione del fatto che non pensare, non valutare, non considerare i diritti connessi come una risorsa importante, è un errore. È assolutamente importante capire che stiamo parlando di qualcosa di economico e fondamentale”.

Giampiero Di Carlo ha poi introdotto un altro aspetto importante, legato all’importanza della scena indipendente e ha fatto luce sui dati resi noti recentemente secondo cui ci sono circa 13mila etichette indipendenti a livello internazionale. “La cosa interessante è che, a fronte di questa pletora di protagonisti, che vanno a erodere le quote di mercato delle major, il 5% di queste fanno la maggior parte dei ricavi”, ha sottolineato Di Carlo. A lui ha fatto eco Luca Barone, che ha aggiunto: “Assolutamente giusto. Consideriamo anche che a differenza del diritto connesso degli interpreti, il diritto dei quello dei produttori fonografici è cedibile. E molti produttori indipendenti preferiscono cedere i diritti connessi invece che capire la loro complessità. Nella nostra mission non c’è solo quello che chiede la direttiva di essere trasparenti, efficaci e veloci nella ripartizione, ma anche di far comprendere ai nostri mandanti come è meglio lavorare su questi diritti e come è meglio approciarsi. Per cui non è soltanto un fatto di incassare e di ripartire, ma il lavoro è molto più a 360 gradi”.

Per capire meglio cosa sono i diritti connessi e come evolvono nel tempo, è quindi intervenuto Luca Cecchi: “I diritti connessi sono tutti diritti di sfruttamento economico i cui compensi devono essere corrisposti quando un brano viene diffuso in locali aperti al pubblico, in radio, in tv, sul web. Per semplificare il concetto, faccio spesso l’esempio del concetto di B2B e di B2C. Se pensiamo a un modello B2C, è quando un'etichetta realizza il proprio prodotto, distribuisce la realizzazione del proprio catalogo, lo fa verso un pubblico di consumatori, di musica, di fan e quindi comunque fa un uso privato. Il modello B2B è quando c’è un fine commerciale, dove la musica registrata viene utilizzata per creare un valore di business”. Ha continuato: “È un mondo che è cambiato tanto. Io ho iniziato nel 2007 e dal mio primo giorno ho dovuto capire i diritti connessi. La fortuna della mia formazione è stata quella di focalizzarsi su questi aspetti. L’equivoco che tutti facevano e spesso fanno ancora è quello di confondere i diritti connessi con quelli della SIAE”. E ancora: “Oggi si è arrivati a un punto in cui è possibile conoscere una conversione che offre un’opportunità di trasparenza del dato. Oggi siamo arrivati a una profondità del dato molto complesso. Ma se il dato non è catalogato bene, può provocare un mancato guadagno. Quindi bisogna avere archivi ben definiti. I data scientist sono quindi figure importanti oggi, perché nei dati si scoprono gli andamenti e le previsioni future. L’ultimo anno abbiamo sviluppato un gestionale customizzato per importare i dati di streaming e lo abbiamo sviluppato personalmente. E abbiamo scoperto cose che non avremmo mai immaginato su come sta performando un determinato brano o artista. Questo è fondamentale e mi piacerebbe farlo anche sui diritti connessi. Sul diritto connesso dobbiamo ogni volta inventarci delle formule per stimolare l’attenzione di un brano o un artista affinché possa essere diffuso. Ogni volta dobbiamo quindi pensare e inventare azioni da fare. Non possiamo distrarci”.

Con l'intendo di capire la complessità per gli utilizzatori, Cristina Ranieri ha dichiarato: “Per gli utilizzatori deve essere fondamentale chiaro che quando si pagano i diritti d’autore, manca un pezzetto, in cui rientrano i diritti connessi. I dati che noi condividiamo sono dati di crescita per una copertura maggiore. Rispetto al diritto d’autore, in Italia il diritto connesso viene gestito da poco tempo. L’utilizzatore per le collecting è fondamentale perché permette di incassare con la ripartizione. A volte gli utilizzatori sottovalutano o non danno il giusto peso ai diritti connessi. Inoltre deve essere chiaro che il diritto connesso non è una tassa. Per questo bisognerebbe migliorare la comunicazione verso l’utilizzatore e lavorare verso una maggiore consapevolezza. Una consulenza quindi permette di comprendere cosa si sta pagando e capire i soggetti coinvolti, che con la liberalizzazione sono aumentati. Per gli addetti ai lavori è faticoso capirlo, per gli utilizzatori che sono di altri settori è ancora più difficile”.

MMW24, come far fruttare un brano con i diritti connessi

Come i diritti connessi offrono prospettive di guadagno e rappresentano una garanzia per il futuro

Nell’ambito della&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">edizione 2024 della Milano Music Week</a>, la Sala Viscontea del&nbsp;Castello Sforzesco di Milano ha ospitato nella primo pomeriggio di oggi, 22 novembre, il panel "Dynamic pricing, sta arrivando la tempesta?".&nbsp;L'incontro è partito analizzando come le prevendite per il reunion tour degli Oasis hanno fatto conoscere al mondo il dynamic pricing, ovvero il prezzo dinamico per i biglietti dei concerti: il modello, già ampiamente utilizzato anche in Italia in altri settori – tra gli altri, quello alberghiero e quello dei trasporti – negli Stati Uniti è già una realtà consolidata, e presto potrebbe arrivare anche da noi. Le istituzioni europee stanno già monitorando la situazione da vicino, dividendosi tra i favorevoli alla regolamentazione e i più intransigenti, orientati verso il divieto. Durante il panel si è quindi cercato di capire alcune domande: la lunghezza di una coda al botteghino potrà mai determinare il face value di un biglietto? Chi favorisce davvero questa pratica? Il prezzo dinamico può davvero arginare il fenomeno del secondary ticketing? E, in ultima analisi: il dynamic pricing è – come sostiene chi lo promuove – un modo per rendere ancora più florido un settore già di per sé molto ricco e per sostenere in modo diretto gli artisti, o è – come hanno lasciato intendere migliaia di fan dei fratelli Gallagher – la peggiore minaccia che potrebbe incombere sul comparto della musica dal vivo?&nbsp;

Il talk, moderato da&nbsp;Davide Poliani di&nbsp;Rockol, ha visto intervenire l'On. Pier Francesco Maran – Europarlamentare; Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura Comune di Milano; Fulvio De Rosa, Assomusica; Matteo Fedeli, SIAE; Andrea Grancini, Ticketone; Ferdinando Salzano, Founder Friends&amp;Partners; Marta Fantin - Director of Partnerships Italy - DICE;&nbsp; e Giampiero di Carlo, Fondatore e CEO Rockol.

"Il fenomeno è tornato di strettissima attualità con la situazione degli Oasis, tracimata dai social media, fino alla politica e agli accademici. Gli economisti hanno detto che il fatto degli Oasis&nbsp;ha&nbsp;dato una lezione del capitalismo", ha spiegato&nbsp;Giampiero di Carlo&nbsp;di Rockol nell'aprire l'incontro: "È un meccanismo che si conosce da tempo perché attuato in molti altri ambiti, ancora prima che nella musica, dove non è comunque qualcosa di novissimo. Nel 2022 è un tema salito agli onori della cronaca per Bruce Springsteen e che ha poi fatto ancora più rumore con Taylor Swift.&nbsp;Il dynamic pricing è un meccanismo che cerca di bilanciare la domanda con l'offerta. Nella musica ci sono diverse fazioni: chi è pro rivendica il fatto che è un meccanismo che può ostacolare il secondary ticketing e che i prezzi maggiori genererebbero soldi che finirebbero a ricircolare nell'industria. Chi è contro accusa il fatto di scarsa trasparenza. La musica rivendia la propria unicità e si vuole smarcare dal dibattito su altre fazioni, perché ci sono di mezzo gli artisti e il fattore esperienziale. Tra gli artisti, si è levata la voce di Neil Young che ha evidenziato la paura degli artisti di mettere a rischio il rapporto con la fanbase. Ci sono altri artisti come i Cure che sono proprio contrari o gli Oasis che hanno affermato di esserne all'oscuro.&nbsp;Il&nbsp;problema adesso è capire se il fenomeno può essere normato, regolamentato e legiferato, con meccanismi di altri settori, che la politica non sarebbe incline a punire".

La parola passa quindi a&nbsp;Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura Comune di Milano, che ha affermato: "Per entrare subito nel vivo di questo tema, due parole sul perché abbiamo pensato perché&nbsp;non potesse mancare una riflessione su questo tema. Innanzitutto si tratta di una prima volta. Siamo tutti pronti a demonizzare il secondary ticketing, che tradisce le aspettative dei consumatori. Sul dynamic pricing si è spaccata l’opinione degli addetti ai lavori e degli artisti. Alcuni di questi hanno scelto di distaccarsi per paura di tradire la propria fanbase. È la prima volta che si parla di un'azione che può tradire le aspettative dei consumatori, ma&nbsp;può sconfiggere o contrastare forme illecite di rivendita, di bagarinaggio o di lievitazione dei costi non normati. Credo che sia importante in questa Milano Music Week occuparsi di questo tema, sicuramente scomodo per capire come ogni soggetto si comporta in merito a questo aspetto. Inoltre un enorme dettaglio di consumo si sta orientando verso questa dinamicità e variabilità dei prezzi. Non dico che sia giusto che il mondo dei concerti viva questo fenomeno come qualcosa di fisiologico, anzi, siamo qui per parlarne in modo critico. Sicuramente oggi inizia un dialogo che avrà anche uno sviluppo politico”.

Davide Poliani ha così invitato Marta Fantin di Dice a intervenire: "Noi come Dice siamo un’azienda multinazionale nata in Inghilterra e il dynamic pricing lo stiamo vivendo da anni soprattuto, già negli Stati Uniti", ha affermato Fantin: "Su Dice, come piattaforma, abbiamo attuato diverse azioni: mostrare il biglietto solo poche ore prima dell’evento per contrastare il secondary ticketing. In relazione del dynamic pricing noi come piattaforma siamo contrari. Uno è il caso del concerto dei Cure al Troxy di Londra, di cui ci siamo occupati insieme al management della vendita dei biglietti, dal prezzo bloccato. Proprio la nostra campagna è contro il dynamic pricing e il secondary ticketing".

Ha preso poi parola&nbsp;Andrea Grancini&nbsp;di Ticketone e ha sottolineato: "Quello che vedo io, soprattutto sulla tematica concerti, che trovo un ambito diverso dai voli e dagli alberghi, è che dire che il dynamic pricing possa contrastare il secondary ticketing è un discorso che può essere fatto fuori dall’Italia. Nel nostro Paese abbiamo attuato molte strategie per gestire la nuova normativa per contrastare il secondary ticketing e sono stati fatti molti passi avanti, dal biglietto nominativo alle verifiche con i codici otp legati ai numeri di telefono". Ha continuato: "Io porto anche l'esperienza sul territorio: prendo a esempio un caso della scorsa estate di un'artista internazionale, che potete immaginare di chi sto parlando, che ha fatto due date a San Siro a Milano dove il 30% del pubblico era straniero, perché la spesa tra biglietti e viaggi era inferiore al costo dei biglietti nel loro Paese. L'altra osservazione è legata ai prezzi dei biglietti, che è vero che sono aumentati nel corso degli anni,&nbsp;ma a differenza degli altri paese in Italia rimangono&nbsp;comunque più bassi".

Fulvio De Rosa&nbsp;di&nbsp;Assomusica ha aggiunto: “Un pò come per tutti i fenomeni economici e sociali, bisogna analizzarli. Il dynamic pricing è un fenomeno che esiste da tempo e che esiste in Italia, dove è stato introdotto da siti di rivendita italiani dove vengono offerti biglietti a prezzi verificati, ma con diciture diversificate, come 'biglietti platinum'. La strategia è proprio stata quella di utilizzare quel termine per camuffare biglietti regolari ma che può avere più fasce di prezzo".

In qualità di fondatore di&nbsp;Friends&amp;Partners,&nbsp;Ferdinando Salzano ha affermato:&nbsp;"Il punto è capire se è un vantaggio e se in Italia siamo pronti, anche in termini di artisti italiani. Noi siamo passati attraverso un periodo che dopo il Covid ha visto una crescita esponenziale&nbsp; dei prezzi negli eventi di grossa portata. In questo momento storico con il dynamic pricing noi mettiamo a rischio un rapporto straordinario tra pubblico e artista rispetto a un meccanismo costosissimo, che porterebbe a una situazione di non trasparenza e chiarezza. Io oggi sono contrario per quanto investito nel rapporto tra spettatori e artisti, non dico che sono contrario a quello che potrà essere tra qualche anno.

Per SIAE, Matteo Fedeli è intervenuto sulle criticità che comporterebbe il dynamic pricing: “Sicuramente non è semplice, ma oggi viviamo in un mercato in cui esistono complicazioni ben più grandi. Il mondo dei biglietti è fermo indietro nel tempo. Se andassimo dall’amministratore delegato di Ryanair e mettessimo in vendita biglietti per un volo in programma tra sei mesi e faccessimo sold out, sarei licenziato. Perché venderemmo biglietti a un prezzo troppo basso. Non è facile, ma va fatto tutto quanto in una maniera digeribile. Come qualsiasi altra tecnologia può essere usata benissimo o malissimo. Qua bisogna ragionare sul suo utilizzo. Un artista potrebbe anche vederci un utilizzo etico, perché ci sono anche consumatori disposti ad acquistare biglietti il giorno prima dell’evento a prezzo maggiorato perché ha anche capacità di spesa”.

Nel suo intervento, l’On. Pier Francesco Maran ha posto l’attenzione sul dynamic pricing in relazione ai grandi eventi e ha dichiarato: “Il 3% dei concerti ha questa caratteristica e questo tipo di attenzione. L’altro 97% lo leverei da questa discussione. Concentrandoci sugli eventi di quel 3%, si nota che hanno regole ben diverse da altre situazioni. Inoltre, gli eventi più grandi influiscono sull’incremento turistico e culturale dei paesi. In merito al Dynamic pricing ci sono da tenere conto del rapporto di fiducia tra artisti e pubblico, e dall’unicità di ogni vento. Dal punto di vista legislativo è possibile isolare eventi o artisti in base alla loro grandezza o risonanza. In questi giorni stiamo dando il via alla nuova commissione europea e in merito al dynamic pricing si andrà a discutere per i grandi eventi dal vivo e ci sarà un primo passaggio di trasparenza”.

MMW24, il talk sul dynamic pricing: "Sta arrivando la tempesta?"

La lunghezza di una coda al botteghino potrà mai determinare il face value di un biglietto?

L’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a> &nbsp;si terrà dal 18 al 24 novembre a Milano; l’evento dedicato all'industria musicale&nbsp;è promosso dal Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Assoconcerti, Assomusica, Fimi, Nuovo Imaie e Siae. Main sponsor:&nbsp;UniCredit, UniCredit Allianz Vita&nbsp;e&nbsp;TicketOne.

Ecco gli eventi di sabato 23 novembre, sesta giornata:

14.30: "Christmas Dance con Carolina Benvenga" (Santeria Toscana 31)

Con:&nbsp;Carolina Benvenga

Presentato da Rockol e&nbsp;Sony Music Entertainment.

MMW24, gli appuntamenti professionali di sabato 23 novembre

Gli ospiti, gli orari, i dettagli...

Pubblicato il report fiscale del terzo trimestre di Warner Music Group, che totalizza un +6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il buon risultato è trainato in particolare dalla crescita dei ricavi provenienti dallo streaming in abbonamento (+10,6%, che corrispondono a 645 milioni di dollari), sebbene leggermente più bassi rispetto ai precedenti tre trimestri (+12% nel Q4 2023, +13,5% nel Q1 2024 e +13,7% nel Q2 2024).

Tra i tasti dolenti, invece, incassi leggermente più bassi nell'ambito della musica registrata (comparto digitale) a causa del mancato rinnovo dell'accordo di distribuzione con BMG, che ha portato a 25 milioni di dollari in meno.&nbsp;Non benissimo&nbsp;anche il settore del publishing, stavolta a causa di una sentenza sfavorevole del Copyright Royalty Board che ha portato a sostenere costi più alti, quantificati in 17 milioni di dollari. In generale, comunque, si tratta di un periodo molto favorevole per WMG: con l'aggiunta di quelli di questo trimestre, il&nbsp;totale dei ricavi 2024&nbsp;arriva a toccare 1630 miliardi di dollari.

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Warner Music Group: nel Q3 +6% di ricavi rispetto a un anno fa

Bene in particolare i proventi derivanti dagli streaming in abbonamento

Nell’ambito della&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">edizione 2024 della Milano Music Week</a>, la Sala Viscontea del&nbsp;Castello Sforzesco di Milano ha ospitato nella tarda mattinata di oggi, 22 novembre, il panel "Turismo e spettacoli dal vivo: connubio per un nuovo turismo culturale in Italia", presentato da&nbsp;Assomusica - Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal vivo.&nbsp;L'incontro è partito dal presupposto che gli spettacoli dal vivo sono una fonte di sviluppo economico e un volano per le aziende della filiera del turismo, non solo nelle grandi città ma anche nei borghi d’Italia. Un altro punto centrale&nbsp;del talk si basa sul concetto che analizzare il significato strategico e il valore economico dell’evento e dello spettacolo dal vivo, equivale a comprenderne l’impatto economico e culturale sul territorio.

Introdotto da&nbsp;Carlo Parodi - Presidente Assomusica, e moderato da&nbsp;Paolo Giordano – Giornalista de "Il Giornale", l'incontro ha visto intervenire l'On. Gianluca Caramanna – X Commissione – Attività produttive, Commercio e turismo – Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Fratelli di Italia; On. Matteo Ricci – Eurodeputato – Parlamento europeo (in videoconferenza); On. Manlio Messina – VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati (videoconferenza); Dott. Alessandro Leon – Presidente Cles Srl; Dott. Costantino Ciulla – Assessore alla Cultura e Turismo, Grandi Eventi e Spettacoli – Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025.

Nel 2017 i Rolling Stones hanno suonato alle Mura Storiche di Lucca in un mitico concerto ospitato dal Lucca Summer Festival, portando a un indotto di circa 20milioni di euro. Prendendo questo evento come esempio, Paolo Giordano ha aperto così l’incontro: “Solo quel concerto ha fatto lavorare tutto il tessuto imprenditoriale intorno a Lucca”. Ha quindi preso parola Carlo Parodi&nbsp;- Presidente Assomusica: “Partirei da un aneddoto per introdurre l’argomento: prima di tutto io sono un organizzatore di concerti e festival. Organizzo un Festival in una città vicino a Torino, e a una prima edizione ricordo che mi sono trovato ai cancelli a parlare con il Sindaco delle modalità dell’organizzazione di un evento. E in quel contesto vediamo avvicinarsi una signora determinata che cercava l’organizzatore dell’evento e dice: ‘Vorrei ringraziarvi perché ho assistito al concerto di Gianna Nannini ed è stato fantastico. Inoltre sono proprietaria di un agriturismo qui vicino e in concomitanza del festival la mia struttura è sold out’. Organizzare eventi nella loro complessità porta ricadute importanti sul territorio e per tutta la filiera. Quindi oltre a esaurire la sua primaria funzione nel creare cultura, genera anche economia. perché è un valore che genera valore e dobbiamo ragionarci in maniera importante”.

Il talk ha poi visto intervenire, in videocollegamento, l’On. Matteo Ricci. In qualità di ex sindaco di Pesaro, carica ricoperta dal 2014 al 2024 prima del ruolo di europarlamentare, Ricci ha sottolineato: “Quello che noi abbiamo cercato di fare in questi anni è di trasformare Pesaro in una città della musica, che investe nella musica e nello spettacolo. Abbiamo uno dei palasport più grandi e importanti di Italia che ci permette di ospitare grandi eventi nazionali e internazionali. Abbiamo ristrutturato il vecchio palasport per rispettare l’esigenza della musica e ospitare eventi più piccoli. Pesaro è stata proclamata Capitale italiana della cultura 2024 e in questo anno abbiamo registrato il 30% del turismo. E sono convinto che gli effetti migliori li avremo negli anni a a venire. Abbiamo già deciso di candidarci a Capitale italiana della cultura 2033 e sarà un’altra grande opportunità per dare continuità a una strategia. È importante inoltre sottolineare che l’Italia è un paese attrattivo per il turismo che verrà”.

Dal canto suo, il Dott. Alessandro Leon&nbsp;– Presidente Cles Srl e Segretario Generale&nbsp;dell'Associazione per l'Economia della Cultura ha affermato: “Riferendomi all’esempio di Parodi, dal canto mio ricordo che molti anni fa lavorai su un gradissimo progetto che si chiamava ‘Residenze Sabaude’ che ha consentito il recupero integrale di una cinquantina di residenze sabaude. Allora, nella metà anni Ottanta, non si pensava che la musica popolare potesse svolgere un ruolo fondamentale e non era stata presa in considerazione. Oggi, invece, ci si rende conto di quanto la cultura e la musica possano giocare un ruolo centrale nel generare aspetti economici”.

In qualità di Assessore alla Cultura e Turismo, Grandi Eventi e Spettacoli, in merito ad Agrigento,&nbsp;proclamata Capitale&nbsp;italiana&nbsp;della Cultura 2025, il Dott. Costantino Ciulla ha poi dichiarato: “Agrigento potrebbe essere un esempio e un caso studio per quella che è l’economia che viene riportata dallo svolgimento degli eventi e quelle che sono le ricadute sul turismo e l’economia locale".

In videocollegamento, l’On. Manlio Messina&nbsp;– VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, ha raccontato: “In Sicilia c’è ancora un certo retaggio culturale secondo cui la musica e lo spettacolo sono solo divertimento, e quindi investire in questo settore non potrebbe creare indotto. Facendo rete possiamo sconfiggere questo retaggio culturale perché i numeri sull’apporto economico della cultura sono reali e incoraggianti.&nbsp;Per sostenere la filiera abbiamo triplicato il fondo per lo spettacolo, da 3,5 milioni a 9,5 milioni. Inoltre, abbiamo fatto riscoprire un personaggio come&nbsp;Nick la Rocca, il cui padre era&nbsp;originario di Salaparuta prima di trasferirsi a New Orleand, che&nbsp;incise il primo disco della storia del Jazz. Per questo abbiamo creato il Sicilia Jazz Festival che dura due settimane e che ha portato solo nell'ultima edizione più di 100mila presenza nella città di Palermo. Inoltre abbiamo istituito il&nbsp;Bellini Festival, in onore del compositore Vincenzo Bellini, che ha sempre registrato più di 100mila presenze".&nbsp;

Nel suo intervento, l'On. Gianluca Caramanna&nbsp;– X Commissione – Attività produttive, Commercio e turismo – Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Fratelli di Italia - ha infine evidenziato: “Il turismo non può fare a meno degli eventi, che siano sportivi o spettacoli dal vivo. Sono un valore aggiunto che spesso riesce&nbsp;a destagionalizzare. Anche se organizzati con anticipo, i grandi eventi si concentrano spesso in due o tre mesi estivi, perché spesso le location sono all'aperto e&nbsp;hanno bisogno della stagione estiva. Noi abbiamo quindi bisogno di invertire la rotta, avendo palazzetti al chiuso, dobbiamo estendere&nbsp;anche agli altri periodi dell’anno per destagionalizzare. Inoltre, il turismo si interseca con tutti gli altri ministeri, che sia agricoltura o trasporti o interni. Tutti i ministeri hanno bisogno di parlare con il turismo. Insieme ai grandi eventi e piccoli eventi dobbiamo fare un grande lavoro per destagionalizzare e delocalizzare il turismo, per dare visibilità e notorietà alle aree meno conosciute. Secondo me attraverso gli spettacoli è possibile".

MMW24, il talk su turismo e spettacoli dal vivo in Italia

Analizzare il valore dello spettacolo dal vivo per comprenderne l'impatto economico e sul territorio

Un quarto di secolo tondo dalla fondazione di&nbsp;Nun Entertainment, l'etichetta fondata da Stefano Senardi in collaborazione con Edel. Per festeggiarla, un evento speciale condotto da Luca De Gennaro&nbsp;con la partecipazione di molti ospiti, tra cui Luca Fantacone, Christina Iredale, Simonetta Simonetto, Pietro Monti, Stefano Pierini, Alessandra Piccioni, Maryon Pessina e l’amichevole supporto di Paolo De Francesco. L'appuntamento è per stasera alle 18.30 presso Detune Milano (via Felice Casati 24), nell'ambito della Milano Music Week. 
 
"La NuN è stata senza dubbio un’esperienza fondamentale, arrivata in un momento molto particolare della mia vita"&nbsp;afferma Stefano Senardi.&nbsp;"Pur non essendo durato a lungo, è stato un capitolo intenso, fatto di amicizie profonde e di grande professionalità, vissuto in un contesto di divertimento e passione in un periodo di notevoli cambiamenti. Alla comunità musicale ha lasciato un segno, un seme piantato sul terreno che, nei miei sogni più belli, potrebbe ancora germogliare".

Stefano Senardi festeggia i 25 anni della Nun Entertainment

In occasione della Milano Music Week, un evento speciale con molti ospiti

Si è tenuto nell’ambito dell’edizione 2024 della Milano Music Week un panel, presentato da FIMI, dal titolo “A European agenda for music. How European policies influence record industry”, in cui si è analizzato l’interazione tra la normativa europea e il business musicale. 

Sul palco in veste di relatori: Enzo Mazza - CEO FIMI; Antonio Guisasola - Presidente Promusicae, Spagna; Alexandre Lasch - Directeur général, SNEP, Francia; René Houareau - Direttore Generale Affari Legali e Politici BVMI, Germania; Francesca Trainini - Vice Presidente PMI &amp; Presidente IMPALA. L’incontro è stato moderato da Lodovico Benvenuti – Director of Multilateral Relations and Regional Director, Europe, IFPI. 

Le politiche europee svolgono un ruolo sempre più significativo nell'industria musicale, influenzando le dinamiche della discografia e le opportunità di crescita all'interno del mercato unico. Nell’incontro esperti del settore hanno esaminato le sfide e le opportunità presentate dalle politiche europee, evidenziando le iniziative chiave volte a sostenere l'industria musicale in un contesto globale. 

L’introduzione del panel è stata affidata a Lodovico Benvenuti, direttore di IFBI, quello che definisce “l’organizzazione internazionale che rappresenta l'industria del settore. Rappresentiamo, oltre alle tre principali label, la musica indie, la musica locale e musica internazionale, per oltre 8000 label nel mondo.” La loro visione e conoscenza del mercato è dunque ampia, globale ma ultimamente hanno concentrato la loro attenzione sul mercato europeo, quello dell’Unione Europa come entità politica, non quella geografica. Al fine di queste attenzioni hanno generato un report che ha sancito l’Europa come secondo mercato mondiale della musica. 

“Il rapporto - spiega Benvenuti - ha evidenziato le consistenze e le divergenze all'interno del mercato europeo e fornito strumenti per prendere decisioni politiche migliori, ai player del mercato, ma anche a quelli che creano le regole che sono rilevanti al nostro interno.” Nella sua analisi il direttore di IFBI fa notare che il mercato europeo ha una lenta crescita e resta ancora lontano dai livelli del riferimento americano.&nbsp; 

“Il mercato europeo - ha notato Benvenuti - ha diversi ritmi di crescita, e questo è in relazione con il livello di penetrazione del streaming. Quindi, ci sono mercati in cui c'è più streaming, e sono le nazioni con una maggior crescita. Qui è bello per me, come italiano, salutare il fatto che l'Italia è tra i paesi che sono cresciuti di più. Ciò che è molto buono del mercato europeo è il successo dei repertori locali e anche qui l'Italia è uno dei mercati migliori”. ma l’analisi fa anche notare che ”abbiamo una forte spinta locale che tuttavia non genera fenomeni globali e questo influisce sull’export della musica. Stiamo analizzando i modelli della Corea e quelli del Sud America che esportano un’ampia fetta della loro musica nazionale.” 

Benvenuti mette in campo un dato sull’investimento economico dell’industria musicale: “Se guardiamo a uno studio fatto un paio di anni fa, si nota che un euro investito da un’entità legata al mondo della produzione musicale rende 1,8 euro di output. È un dato straordinario, un qualcosa che i politici non devono dimenticare.”&nbsp; 

Benvenuti inoltre affronta il problema dell’AI e dei Deepfakes lamentando che non esistano regole precise a livello europeo e che andrebbero sviluppate e chiarite quelle già presenti piuttosto che creare altra normativa. Il direttore dell’ IFBI ha chiuso il suo intervento analizzando anche il mercato digitale europeo per il quale fa notare una grande frammentazione a livello nazionale, citando come esempio la “tax streaming” francese “Queste iniziative che sono nate in un paese, e poi non sono coordinate a livello europeo, creano un elemento di incertezza che è un ostacolo per gli investitori internazionali in Europa.” 

Nel suo intervento Francesca Trainini - Presidente di IMPALA - l’associazione che raccoglie circa 4000 label indie - ha sottolineato il valore delle etichette indipendenti per gli artisti, che spesso tendono a creare loro realtà. Francesca ha sottolineato che senza una struttura gli artisti potrebbero trovarsi in difficoltà nella loro carriera. Ha inoltre concordato con la necessità di rafforzare le regolazioni stabilite dall'Unione Europea, che sono considerate efficaci e ben bilanciate. Ha espresso soddisfazione nel riscontrare che i colleghi internazionali lodano queste regolazioni, evidenziando la differenza tra avere regolazioni e l'effettivo loro enforcement. 

Il terzo intervento è stato di Alexandre Lasch - Directeur général, SNEP, Francia che ha illustrato il mercato del suo paese notando che anche per loro lo streaming (a pagamento) è un elemento importante e anche in Francia il mercato locale è molto forte, tutelato dalle leggi d’Oltralpe che impongono quote di programmazione di artisti locali. “Dei 100.000 brani più ascoltati in Francia lo scorso anno, quasi due terzi sono stati prodotti in Francia o sviluppati da team francesi” ha affermato. 

Alexandre Lasch ha espresso una forte critica sulla streaming tax menzionata prima. “L'anno scorso il governo francese ha introdotto una tassa sulle piattaforme di streaming che colpisce in particolare la maggior parte dei player virtuali, come Spotify, Deezer, Cobus, fondamentalmente i servizi in abbonamento. Ora possiamo vedere chiaramente quanto sia stata e sia tuttora una cattiva idea, perché da allora le piattaforme, che non sono nazionali, hanno ridotto i loro investimenti marketing in Francia. Inoltre, alcune di esse, hanno aumentato le tariffe, come nel caso di Spotify, per coprire i costi associati a questa tassa. Tutto ciò rende ancora più difficile lo sviluppo del mercato. E paradossalmente, i proventi di questa tassa non hanno l'effetto ridistribuivo che il governo sperava di ottenere.” 

René Houareau - Direttore Generale Affari Legali e Politici BVMI, da l’idea della buona salute del mercato musicale tedesco seppure i dati siano contrastanti: “In Germania l'anno scorso abbiamo avuto un mercato di 2,2 miliardi. L'anno prossimo sarà di circa 2,3 miliardi. Ma veniamo da un picco di 2,8 miliardi, con l’80 % degli introiti che arrivano dallo streaming.” 

Il discografico tedesco affronta anche i problemi legislativi: “Come industria musicale amiamo la legislazione europea. E ci piacciono più gli atti che le direttive. Esistono due tipi di leggi diverse. L'atto è fondamentalmente europeo e il singolo Stato non può più fare nulla. La direttiva può essere attuata. Devono attuarla. Ma in Germania, a volte la politica si siede e dice: "Sì, direttiva, buona idea, ma facciamo in modo diverso". E allora noi ci dobbiamo riorganizzare. E questo non è sempre a favore del mercato, non aiuta la crescita. Quindi, questo è il problema.”&nbsp; 

René Houareau nota che il mercato tedesco vive di “importazione” da Francia e Italia in particolar modo e dice “chi di vi ha recentemente ascoltato una canzone tedesca?” 

Ben diversa è invece la situazione della Spagna che di musica ne esporta parecchia. “lo spagnolo è la lingua del nuovo pop - afferma Antonio Guisasola, Presidente Promusicae - Penso che in passato le persone preferissero qualcosa in inglese piuttosto che in spagnolo. Ma ora sono abituati ad ascoltare musica in spagnolo e ritengono che sia buona quanto quella in inglese. Quindi questo pop urbano con ritmi latini si è consolidato come un nuovo stile musicale. Il problema è che siamo 49 milioni di abitanti e siamo in “contatto” con 500 milioni di persone che parlano in spagnolo, la più grande colonia degli Stati Uniti. Quindi riceviamo molte pressioni da questo punto di vista. Per questo motivo, credo che abbiamo bisogno di un aiuto da parte delle autorità per promuovere gli investimenti locali. Abbiamo molta concorrenza dalla Colombia, da Porto Rico, da Miami, perché sono Paesi che investono molto nell'industria musicale e danno aiuti a questa industria. In Spagna, a causa dell'alto livello di pirateria che si è registrato in passato e del disinteresse di alcuni governi, l'industria musicale è in ritardo.&nbsp; 

L’ultimo intervento è quello di Enzo Mazza - CEO FIMI che espone la situazione italiana: “Abbiamo recentemente raccolto i numeri del terzo trimestre e abbiamo visto ancora una crescita intorno al 15% dell’intero mercato, trainata dallo streaming in abbonamento, che è creciuto del 21%. Questo significa che l'Italia sta ancora correndo e che ci sono alcune opportunità che possiamo vedere, in particolare perché l'Italia è rimasta indietro per molti anni nella penetrazione degli abbonamenti allo streaming. Abbiamo tra i 5 e i 6 milioni di abbonati alla piattaforma musicale nel Paese ed è meno, assolutamente meno di altri Paesi in Europa. Quindi, in questi termini, credo che guarderemo all'Italia come a un Paese meno sviluppato per lo streaming. Dall'altro lato, è un'opportunità perché sappiamo di poter raggiungere un numero sempre maggiore di abbonati in futuro. Come ad esempio la penetrazione nel settore della telefonia mobile, le giovani generazioni utilizzano sempre più smartphone per ascoltare la musica.” 

Mazza chiude il suo intervento osservando la forza del repertorio locale: “è piuttosto forte, come in altri Paesi, ma in particolare qui, sta crescendo rapidamente con un'intera generazione di artisti. Il mercato rimane piuttosto piccolo rispetto alla Francia e gli investimenti che le aziende possono fare sul repertorio locale sono ovviamente meno rilevanti. In particolare, perché il costo dell'investimento sul repertorio locale sta crescendo. I contratti sono più alti rispetto all'era fisica, con un fatturato che non è lo stesso. Quindi, paghiamo molto per i nuovi talenti. Le aziende lottano per ottenerli e offrono contratti molto buoni, ma questo non si traduce nel livello di entrate che abbiamo ottenuto in passato. Quindi, l'unica possibilità è l'esportazione. L'esportazione è probabilmente una delle aree più interessanti da esplorare.”

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MMW24, il panel sulle politiche europee e la discografia

Come leggi e normative a livello europeo siano sfida ed opportunità per l’industria musicale

La musica emergente è stata la protagonista della serata di ieri sera, 21 novembre, al Ronin. Nel quartiere milanese di China Town, il sofisticato cocktail bar e ristorante ha ospitato GenZ Stage, momento che ha visto esibirsi alcuni degli artisti più promettenti e talentuosi della nuova scena musicale italiana. L’evento è stato organizzato da Rockol con la collaborazione di TuneCore Italy&nbsp;nell'ambito dell'<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">edizione 2024 della Milano Music Week</a>.

Nessuna distinzione di genere e di stili, solo un sacco di voglia di suonare, quella dei sette artisti che sono saliti ieri sera sul palco:&nbsp;The Snookers, Niveo,&nbsp;Chyky,&nbsp;Klaus Noir,&nbsp;Montag, Anna Castiglia&nbsp;ed&nbsp;Ethan.

Tra cocktail elaborati e piatti fusion, ogni musicista protagonista sul GenZ Stage, ha animato la serata con la propria musica e la propria personalità. L'elettronica rock ha aperto quindi l'evento con il duo composto da&nbsp;Anita e Federico, anime di&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/news-748131/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-sono-the-snookers">The Snookers</a>, prima di lasciare la scena al cantautorato di&nbsp;Marco Fasano in arte <a href="https://www.rockol.it/news-748149/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-niveo">Niveo</a>. I ritmi hip hop e le trame rap hanno poi fatto da padroni con i set di&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/news-748150/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-chyky">Chyky</a>&nbsp;e&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/news-748132/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-klaus-noir">Klaus Noir</a>, seguiti dalla prorompenza della chitarra e dalla voce di <a href="https://www.rockol.it/news-748081/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-montag">Montag</a>. La sofisticatezza e delicatezza di&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/news-748130/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-anna-castiglia">Anna Castiglia</a> hanno poi colorato il Ronin di&nbsp;pop e R&amp;B, influenze samba, swing e gipsy, prima di trasformarsi in un club techno berlinese con <a href="https://www.rockol.it/news-748133/milano-music-week-2024-genz-stage-programma-chi-e-ethan">Ethan</a>, che ha portato sul palco trame sonore su atmosfere baile funk, R&amp;B, suoni elettronici sperimentali e hardcore.

MMW24, la musica emergente protagonista del GenZ Stage

Ieri sera, 21 novembre, il Ronin ha ospitato il live di 7 artisti emergenti

Per conoscere le ultime novità musicali della settimana, questo articolo ti fornirà l'elenco completo e sempre aggiornato delle nuove canzoni uscite venerdì. Ogni settimana, artisti e band pubblicano nuovi brani, album o EP su tutte le piattaforme digitali. Se vuoi rimanere al passo con le ultime uscite, non perderti <a href="https://www.rockol.it/singoli">l'elenco sempre aggiornato con tutte le novità musicali</a>. Questa settimana parliamo di Geolier, Enrico Nigiotti, Mameli, Napoleone e MaLaVoglia.

<h2>MAI PER SEMPRE - Geolier - Warner</h2>

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Geolier è uscito&nbsp;con il&nbsp;nuovo singolo "Mai per sempre", in concomitanza con l'uscita dell'album "Dio lo sa&nbsp;- Atto&nbsp;II". Il progetto è pubblicato sotto l'etichetta Warner Music Italy.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/geolier-mai-per-sempre-309443749">Leggi il testo di "MAI PER SEMPRE" </a>

Emanuele Palumbo alias Geolier è un rapper nato a Napoli il 23 marzo del 2000. Il suo debutto discografico risale al 2018 con il singolo "P Secondigliano" (feat Nicola Siciliano), seguito, sempre nello stesso anno dagli altri singoli "Mercedes" e "Queen". Nel 2019 collabora con Rocco Hunt per il brano "Nisciun'". E' dell'ottobre 2019 il primo album, EMANUELE. Al disco hanno collaborato, tra gli altri, Luché, Gué Pequeno e Emis Killa. Nel 2020 è apparso nei singoli "Fuego", inciso con Lele... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/geolier/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Tu sei per me - Enrico Nigiotti - Sony</h2>

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Il singolo "Tu sei per me" di Enrico Nigiotti&nbsp;è pubblicato da Columbia Records e Sony Music Italy. La canzone, scritta dallo stesso Nigiotti, è stata prodotta da Jvli e Enrico Brun.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/enrico-nigiotti-tu-sei-per-me-309435661">Leggi il testo di "Tu sei per me" </a>

Enrico Nigiotti è un cantautore livornese che fa il suo debutto ufficiale nel 2008, dopo aver incontrato Caterina Caselli, con il singolo "Addio" (prodotto da Michele Canova, brano che vede la partecipazione di Elisa in qualità di arrangiatrice dei cori). Nel 2009 prende parte alla nona edizione di "Amici di Maria De Filippi": in seguito alla partecipazione al talent show, Enrico pubblica il suo primo album dal titolo eponimo, co-prodotto da Michele Canova, Corrado Rustici e Davide Rossi e... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/enrico-nigiotti/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Mezz'ora d'amore - Mameli - Universal</h2>

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Mameli&nbsp;ha pubblicato il singolo "Mezz'ora D'amore", estratto dal suo ultimo EP "Fino all'ultimo respiro". I video dei singoli sono parte integrante del progetto, realizzati per creare un cortometraggio a puntate, dove ogni episodio è strettamente legato a uno dei brani. La produzione di questi contenuti visivi mira a fornire un'esperienza immersiva, unendo musica e immagini in un racconto continuo.

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Mario Castiglione, in arte Mameli, è nato a Catania e vive a Milano. Oltre a scrivere i testi e comporre, si occupa personalmente della produzione dei suoi brani. 
Nel 2019 partecipa al talent show “Amici” di Maria de Filippi e pubblica due brani inediti: “Ci vogliamo bene” e “Casa di Carta”. 
Nell'aprile dello stesso anno esce il suo EP di debutto intitolato "Inno", prodotto da Mameli e Mixato da Alex Trecarichi ("Ci vogliamo bene") e Ivan Rossi, ingegnere del suono che ha lavorato... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/mameli/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Voglia 'E Turnà - Napoleone - INRI</h2>

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Napoleone e Teresa De Sio presentano una nuova versione del brano "Voglia 'e Turnà", originariamente pubblicato 42 anni fa. Il singolo è stato realizzato sotto l'etichetta Inri Records in collaborazione con ADA. La produzione è a cura di Giordano Colombo.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/napoleone-feat-teresa-de-sio-voglia-e-turna-309435753">Leggi il testo di "Voglia 'E Turnà" </a>

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<h2>Freddie - MaLaVoglia - Autoprodotto</h2>

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E' stato pubblicato il nuovo singolo dei MaLaVoglia, intitolato “Freddie”. Il brano si concentra sulla figura di Freddie Mercury.&nbsp;Questo singolo rappresenta il decimo lavoro discografico di MaLaVoglia.

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Nuova musica uscita in Italia settimana del 2022-02-06

Questa settimana nuovi singoli per Geolier, Enrico Nigiotti, Mameli, Napoleone e MaLaVoglia

Nuovi singoli, le uscite del 22 novembre

La Società Italiana degli Autori e degli Editori è stata la protagonista dell’ultimo segmento del Music Publishing Day, evento dedicato all’editoria musicale in seno all’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a> chiusosi nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 21 novembre, presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco di Milano. Sul palco, oltre al dg della collecting Matteo Fedeli, anche i due autori (e membri del Consiglio di Sorveglianza) <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-732037/siae-nuovo-consiglio-sorveglianza-giovani-andrea-tonoli-intervista">Andrea Tonoli</a> e Giovanni Caccamo, il discografico ed editore (ed ex presidente di SIAE) Filippo Sugar e gli editori (e membri del consiglio di sorveglianza SIAE) <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-732659/siae-under-30-ai-vertici-guendalina-gramitto-ricci-intervista">Guendalina Gramitto Ricci</a> e Claudio Buja.

“Per noi autori è formativo entrare nel Consiglio di Sorveglianza”, spiega Tonoli: “Essere a contatto con i grandi professionisti dell'editoria è un grande regalo, è una fonte di istruzione su quello che sarà il nostro futuro. Quello che stiamo vivendo ora è il frutto di una visione collettiva che è stata portata avanti nel tempo: SIAE oggi è molto digitale e innovativa, dobbiamo dare atto a Matteo (Fedeli, ndr) di questo”.

“Da giovane e da editore, dico che è un'occasione di imparare, e un onore e un onore, una cosa bellissima e una fortuna esserne parte”, conferma Gramitto Ricci, alla quale fa eco Caccamo: “Prima di entrarci avevo la percezione della SIAE paradossalmente quasi negativa - dico ‘paradossale’ perché senza il diritto d'autore gli artisti non esisterebbero” - spiega l’artista - “Essere parte di questa società è un onore, una responsabilità e anche un'opportunità: in questi anni ho avuto l’opportunità di arricchire la padronanza degli strumenti a nostra disposizione da SIAE, e sarei felice che tutti gli autori soci avessero le stesse conoscenze che ho acquisito io”.

“Il lavoro di SIAE è semplice”, interviene Fedeli, insediatosi come dg della collecting prima di compiere quarant’anni: “Si tratta di gestire al meglio il diritto che autori ed editori ci hanno affidato, ovvero ottenere dal mercato il valore più fair possibile per il loro lavoro spendendo il meno possibile. Non dobbiamo fare profitto, e questa è la nostra forza. Spendendo il meno possibile il nostro servizio costa sempre di meno: lo scorso anno il nostro fatturato è stato di 883 milioni di euro, più di 100 milioni superiore all’ultimo pre-pandemia. E' stato necessario cambiare tante cose, e il cambiamento è partito prima del mio arrivo, da una decina d'anni: oggi la velocità del cambiamento sta aumentando, le cose che riusciamo a portare a casa sono sempre di più. Se siamo perfetti? No, non lo siamo: c'è sempre qualcosa per cui vale la pena innovarsi. L'AI, per esempio, sarà una sfida generazionale. Di quello che abbiamo fatto siamo abbastanza fieri: stiamo cambiando a 360° la società con persone che credono a questo cambiamento”.

Quali valori dovranno ispirare la collecting per il futuro?

“C'è bisogno di giovani negli organi sociali, perché il cambiamento è legato alle energie”, chiarisce Sugar: “SIAE è autori ed editori insieme, e in questa unione c'è la forza di rappresentare tutto il mondo della creatività e dell'editoria in un unico organo che non deve guadagnare, ma essere il più efficiente possibile. La SIAE è aperta, e possiamo indirizzare il valore della società, per esempio scegliendo un dg di nemmeno quarant'anni. Il nuovo gruppo sta facendo un grande lavoro di trasformazione digitale, efficienza e comunicazione. Per il futuro occorrerà cercare di aumentare l’efficienza anche a livello internazionale: per farlo, le collecting dovrebbero aggregarsi e accelerare il flusso di recupero di denaro da fuori dall'Italia. E non dimenticare che questa capacità di stare insieme consente di creare un contesto legislativo che nessuno di noi, da solo, avrebbe la forza di poter sostenere, trovando equilibrio nelle trattative per le remunerazioni”.

“Ho trascorso più di vent'anni della mia vita professionale con SIAE, compresi momenti difficili, tipo tra il 2010 e il 2020, quando sono stati apportati gravi danni al patrimonio di SIAE”, spiega Buja: “Poi c'è stata una svolta molto positiva, siamo come risultati che come professionisti entrati in organico. In questo momento la proiezione per il futuro non può che essere molto ottimista. Ci sono temi da affrontare subito che possono essere migliorati, come l'efficienza all’estero, dove ci sono paesi che non riconoscono il diritto d'autore o che lo gestiscono in modo oscuro. Sull’intelligenza artificiale: quello <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748084/collecting-e-intelligenza-artificiale-gema-fa-causa-a-openai">che ha fatto GEMA</a> è sacrosanto, perché l’AI lavora su opere che attingono alla creatività di autori umani. SIAE non si occupa di sync: con l'avvento dei social e delle piattaforme come TikTok, Youtube e i videogame online, tuttavia, dovrebbe assumere il ruolo di gestore delle sincronizzazioni non commerciali (come, per esempio, stories su TikTok), perché venga riconosciuto agli aventi diritto quello che gli deve essere corrisposto”.

“Affrontiamo questo tipo di cambiamento come abbiamo affrontato gli altri in tutta la nostra storia”, risponde Fedeli, “Perché l'essere umano si adatta sempre. Riguardo l’AI, la domanda è: in quanto tempo ci si deve adattare? Quella per l'intelligenza artificiale sarà una lotta generazionale, che non si esaurirà in pochi anni. Oggi verso l'AI generativa c'è una sovra-aspettativa, ma resto convinto che debba essere utilizzata, perché è un valore. Oggi è necessario creare competenza sul tema, ma vanno capite le paure che l’AI suscita”.

Sulla sperequazione che caratterizza i compensi di discografia ed editoria - a favore della prima - da parte delle piattaforme digitali, per Buja è importante che il comparto del publishing mantenga “la propria specificità, che ci consente di rapportarci con discografia e con chi lavoro per noi e con noi – le collecting, appunto – per ottenere il massimo per tutti gli aventi diritto”.

“E’ brutto muoversi guerra tra aventi diritto”, commenta Sugar: “La svolta digitale del mercato ha sicuramente premiato la discografia rispetto al diritto d'autore, e a tendere questo sbilanciamento deve essere corretto. Ma la discografia, alla vigilia dell’irruzione sui mercati dei DSP, veniva da anni molto difficili, mentre il nostro settore aveva retto meglio il cambiamento tecnologico”. “In assenza di unanimità a livello internazionale su tematiche fondamentali come il value gap tra discografia ed editoria, SIAE deve essere il baluardo della sfida comune a tutta l'industria”, conclude Gramitto Ricci: “Due parti che lavorano a stretto contatto devono trovare il modo per collaborare al meglio”.

“Gli strumenti ora ci sono”, osserva Tonoli riguardo le strategie che la collecting dovrà adottare nei prossimi anni: “Dobbiamo portare ‘dentro’ la società gli autori che non conoscono tante delle cose sulle quali stiamo lavorando, dobbiamo fare un sforzo per avvicinarci di più ai nostri colleghi”. “L'80% dei giovani oggi ha spento il motore dei sogni e di questo siamo tutti responsabili”, conclude Caccamo: “Abbiamo accorciato così tanto la distanza tra desiderio e realtà che i giovani non sognano più. Dobbiamo dare la parola e la speranza ai giovani perché riaccendano i loro sogni”.

MMW24, ‘Immaginando la SIAE del futuro’

Una lunga storia alle spalle, un futuro in mano ai giovani: il punto coi vertici della collecting

La classifica USA degli album più venduti della settimana del 23 novembre vede stabile in prima posizione “Chromakopia” di Tyler, The Creator, al numero due debutta “The Star Chapter: Sanctuary (EP)” dei Tomorrow X Together e a seguire“Short n’ sweet” di Sabrina Carpenter. Le prime tre posizioni della chart dei singoli sono: “A bar song (Tipsy)” di Shaboozey, “Die with a smile” di Lady Gaga e Bruno Mars e “Birds of a feather” di Billie Eilish. Ecco le novità.

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La classifica Billboard Hot 200 degli album&nbsp;vede posizione “Chromakopia” di Tyler, The Creator al numero uno; le nuove entrate nelle prime cinquanta posizioni sono:

“The Star Chapter: Sanctuary (EP)” - Tomorrow X Together (2)

“Richey Rich” - Real Boston Richey (49)

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Il più alto ingresso è “The Star Chapter: Sanctuary (EP)” dei Tomorrow X Together in seconda posizione.

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La classifica Billboard Hot 100 dei singoli vede in vetta “A bar song (Tipsy)” di Shaboozey; le nuove entrate nelle prime cinquanta posizioni sono: 

“High road” - Zach Bryan (29)

“This world's a giant” - Zach Bryan (49)

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Il più alto ingresso è “High road” di Zach Bryan in ventinovesima posizione.

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Classifiche USA, 23 novembre: Tyler, The Creator sempre in vetta

“Chromakopia” è ancora l’album più venduto della settimana

Si può pensare a un brano come un organismo composto da tante piccole cellule che entrando in contatto tra loro e tramite reazioni e concatenazioni danno vita alla canzone. 

Ci si sofferma, spesso, sul testo, sull’interpretazione, ma c’è una cellula che contribuisce in maniera significativa: il suono.

Il suono dà, forse più di tutti, carattere, entità al brano e chi se non i producer possono raccontare questo processo creativo? In occasione dell’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a> i produttori Brail, Bobo ed Estremo insieme a Martina Giannitrapani (A&amp;R Tuttomoltobenegrazie / Nigiri) e Paolo Colavolpe (Head of M.A.S.T.) si sono confrontati proprio sul ruolo del suono di questi ultimi anni. 

A moderare l’evento è stato il giornalista Claudio Cabona, il quale ha iniziato con una riflessione: “Oggi i produttori sono le nuove star del settore”.

Paolo Colavolpe ha risposto: "L'importanza dei produttori oggi è fondamentale, sia per il sound, che fa la differenza per chi ascolta, sia per il modo in cui la musica viene creata e usufruita. Con il progredire della digitalizzazione, sono cambiati sia i processi creativi che il modo di fruire la musica. Questo si collega all'importanza del produttore, non solo in studio, ma anche nella scelta di quello giusto per l’artista. Questo discorso è valido in qualsiasi periodo storico, ma ciò che ha portato alla ribalta la figura del producer oggi è il fatto che, se un tempo era noto solo agli addetti ai lavori, oggi, grazie anche all'hip hop, è riconosciuto anche a livello popolare, dai fan. Questo ruolo raccoglie e amplifica il rapporto artistico tra produttore e artista. Oggi ciò che fa davvero la differenza è il mood dell'artista, e questi elementi diventano decisivi per i risultati finali."

Martina Giannitrapani ha aggiunto: "Il sound è un concetto ampio, specialmente oggi. La parola stessa è fondamentale, così come la sua scelta. Per esempio: per una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, c’è stata una lunga ricerca per darle una direzione mirata verso il giusto target. Oggi l’arrangiatore è stato inserito tra gli aventi diritto, perché ha acquisito un ruolo significativo anche nella fase di scrittura, contribuendo a definire un’identità sonora. Diversi elementi determinano questa identità. Un altro esempio è il modo in cui i Negramaro utilizzano la voce”

Ogni produttore, quindi, ha un proprio modo di lavorare con l’artista; Bobo ha raccontato: "Principalmente non esiste una regola, specialmente nell'arte. La mia forza sta nel saper capire l’artista: mi considero più uno psicologo, capace di indirizzarlo nella scelta del sound. Mi piace molto comporre al momento. Di solito preparo una base a casa e poi la mando al rapper. Non seguo mai un metodo fisso e amo spaziare tra generi diversi.La sinergia si crea lavorando insieme”

Brail: "Condivido il riferimento alla psicologia: mi rappresenta molto, soprattutto quando lavoro con un artista che non conosco. Non sono un fan delle sessioni 'one day': prima di tutto, bisogna capire chi si ha di fronte, anche dal punto di vista umano, per poter produrre al meglio. È come essere un sarto: devi cucire un vestito su misura che l’artista possa indossare comodamente, facendolo sentire a suo agio. Prima ancora di accendere il computer, deve esserci un confronto umano. Mi capita anche di lavorare sulla parte testuale, in alcune occasioni. Ad esempio: quando ho collaborato con Mannarino, voleva aprirsi verso un mondo più elettronico. In quel caso, ho fatto una lunga ricerca prima di entrare in studio, cercando materiali e ispirazioni. Con Madame, invece, ci siamo trovati spontaneamente: ho buttato giù un giro di piano mentre lei scriveva, e da lì è nato un testo che si intrecciava in maniera imprescindibile con il suono. Quel pezzo aveva già una forte identità e non aveva bisogno di grandi interventi. Dal punto di vista della scrittura (melodia e testo), preferisco partire dalla chitarra. Le reference sono importanti, ma la parte più divertente è elaborare quegli spunti e trasformarli in qualcosa di unico e personale”. 

Estremo: "Accolgo gli artisti a casa mia, dove ho il mio studio, e questo aiuta a creare un ambiente confidenziale e rilassato. È fondamentale trovare una sinergia e un punto di unione: l'idea si costruisce quando si riesce a individuare questo punto di connessione. La voce è un vero e proprio strumento. Di solito inizio dal pianoforte, abbozzo delle melodie e osservo le reazioni degli artisti, ma spesso, una volta in studio, stravolgo tutto dopo aver registrato la traccia vocale. Trovo molto creativo e stimolante utilizzare la voce come campione o sample: in questo modo, diventa uno strumento a tutti gli effetti. Mi piace rompere un po' il mood generale dell’artista e portarlo nel mio mondo. Credo che il valore fondamentale di un produttore sia quello di valorizzare l’artista, lavorando sulle sue caratteristiche e sul suo range espressivo."

Negli ultimi anni molti produttori hanno pubblicato quelli che, per l’appunto, vengono definiti “producer album”. 

Estremo ha spiegato che sta lavorando a un producer album, ma ritiene che abbia senso farlo solo quando si ha un’idea chiara e qualcosa di nuovo da proporre. Ha osservato che spesso, dietro l’ondata di album dei produttori, manca una vera visione. Inoltre, ha sottolineato che realizzare un progetto di questo tipo comporta mettersi in prima linea e svolgere attività che, da semplice produttore, non si affrontano abitualmente.

Brail ha evidenziato che ogni produttore è diverso, e che alcuni sono anche artisti e riescono così a proporre qualcosa di personale. È un fan di chi riesce a "sparire", cioè di chi si adatta a ogni progetto e si identifica con un suono unico per ciascuno. Ha aggiunto che potrebbe immaginare un disco come un’indagine sul suono, una ricerca, ma ha escluso, almeno per ora, l’idea di realizzare un producer album nel senso classico del termine.

Bobo ha affermato di avere una visione musicale molto ampia e di considerare importante non "provare tanto per provare" quando si parla di producer album. Secondo lui, è fondamentale sapere chi si è e cosa si vuole fare. Non è interessato a pubblicare qualcosa di isolato, ma di preferire la costruzione di un percorso coerente, capace di lasciare il segno attraverso una ricerca sonora approfondita. Per lui, una volta che si conoscono le regole, si può anche decidere di romperle.

Non è mancata una riflessione sul futuro del suono.

Martina Giannitrapani: "Penso che riconoscibilità e differenziazione siano fondamentali sia per l’artista che per il suo sound. Con la quantità enorme di materiale presente sul mercato, è facile che i progetti si confondano tra loro e che si tenda a seguire ciò che ha già funzionato. Ciò che davvero rende unico un progetto, invece, è il modo in cui l’artista riesce a comunicare il proprio messaggio, rendendolo originale e diverso rispetto agli altri”.

Paolo Colavolpe ha aggiunto: "Non ho una sfera di cristallo per prevedere come si evolverà il panorama musicale, specialmente nel rapporto tra dimensione locale e globale. L’artista è come una spugna, si lascia ispirare da ciò che lo circonda. Mi piace immaginare un futuro caratterizzato da contaminazioni e crossover, dove le regole sonore vengono infrante e tutto smette di essere rigidamente incasellato. Sono certo che, in qualche modo, si arriverà a qualcosa di nuovo. Quando si raggiunge un punto di saturazione, chi ascolta sente il bisogno di novità, e prima o poi arriverà qualcosa capace di rompere quella diga, portando a un’evoluzione. La musica, così come l’arte, nasce da un’esigenza, e quando quel momento arriverà, sarà uno dei più emozionanti per il mercato”.

Il tema dell'educazione all'ascolto del pubblico è oggetto di un acceso dibattito tra i professionisti, ognuno con una prospettiva diversa.

Paolo Colavolpe ha espresso la sua contrarietà al concetto di "educare" il pubblico, ritenendo che non esista una distinzione tra musica alta e bassa. Secondo lui, parlare di educazione implica voler insegnare qualcosa, ma la musica nasce da esigenze profonde e spesso i musicisti più visionari sono quelli capaci di percepire e rispondere in anticipo ai bisogni degli ascoltatori.

Estremo ha sottolineato l'importanza della diversità, spiegando che essere diversi fa la differenza e che l'errore, spesso, è ciò che porta alla novità, generando stupore. Ha raccontato di dedicare molto tempo alla ricerca di qualcosa di unico e che possa appassionarlo, considerando questa pratica fondamentale.

Brail ha condiviso un’esperienza personale, raccontando di aver fatto scoperte importanti proprio sbagliando in studio. Per lui, la creatività nasce anche dal remixare il passato e vivere il presente con uno sguardo aperto, traendo ispirazione da ambienti inaspettati, come un museo. Ha aggiunto che le opere più memorabili sono quelle che suscitano sorpresa e spingono il pubblico a chiedersi di cosa si tratti, garantendo così la loro permanenza nel tempo.

Bobo ha evidenziato che anche nel rap è sempre necessario introdurre qualcosa di nuovo, definendo il processo creativo come un riciclo continuo. Ha ribadito che sbagliare è fondamentale per andare avanti, sottolineando l’importanza di come si reagisce agli errori e agli eventi nella musica e nella vita.

L'evento è stato organizzato da&nbsp;Believe e&nbsp;M.A.S.T.

MMW24, il panel "Speed Of Sound: La viralità nasce dal suono"

Con Brail, Bobo ed Estremo insieme a Martina Giannitrapani e Paolo Colavolpe

La musica non è solo espressione artistica o uno strumento di intrattenimento, ma è un bene economico strategico, in grado di influenzare mercati, plasmare carriere e trasformare interi settori industriali.&nbsp; 

In occasione dell’edizione 2024 della MMW viene annunciata la seconda edizione dello studio di settore “La Musica che Conta”, promosso da AFI in collaborazione con Fondazione Assolombarda. L’analisi, relativa al mondo delle etichette indipendenti, restituisce all’industria discografica una visione razionale e analitica, capace, nell’esplorare gli scenari economici del settore, di tenere in considerazione anche e soprattutto il contesto nazionale. 

L’incontro, presentato da AFI e Fondazione Assolombarda, ha visto come relatori: Sergio Cerruti – Past President di AFI | Presidente della Commissione Affari Legali ed Istituzionali di AFI | CEO di Just Entertainment; Valeria Negri – Direttrice Settore Centro Studi, Territorio e Ambiente di Assolombarda; Federico Bagnoli Rossi – Presidente FAPAV; Chiara Santoro – Music &amp; Tech Executive | Strategy Advisor | Editor in Chief, AIRIA 

“Siamo orgogliosi di presentare la seconda edizione di questa analisi “La musica che conta”, una innovativa iniziativa presentata lo scorso anno e che ora approfondisce ancor più l’analisi.” Così dice Sergio Cerruti presentando un veloce estratto dei dati contenuti nello studio di settore. 

“I numeri sono fantastici - prosegue - ma vanno analizzati per contrastare un’informazione che può essere distorta, che può fargli assumere un valore e significato diverso.” Dunque il Centro Studi di Assolombarda ha elaborato i dati grezzi forniti da GFK aggregandoli, pronti per essere capiti ed interpretati correttamente da chi è deputato a farlo, cioè l’industria. 

Il primo dato che fornisce Cerruti è positivo. “L’89% italiani (con età superiore ai 14) ha un’interazione con la musica che vuol dire un + 1% rispetto allo scorso rilievo. Nel periodo del Covid - prosegue Cerruti - c’è stato un forte incremento (poi mantenuto) delle strutture deputate all’audiovisivo, essendo costretti a stare chiusi in casa. Ma il post pandemia ha confermato questo trend di crescita.” Lo studio poi passa ad analizzare le modalità di fruizione della musica: “il mezzo più diffuso per l’ascolto in Italia è la radio. Seguono poi lo streaming on line, i canali televisivi musicali, includendo anche le trasmissioni sulle tv generaliste, seguono i vinili e lo streaming a pagamento con scarico. Infine - conclude Cerruti - resta una quota marginale per il semplice download.” 

L’analisi poi si sposta sul mondo delle piattaforme, la cui fruizione ha uno stretto legame con l’anagrafe. I maggior numero di contatti in assoluto sono generati da YouTube (26,8% dello streaming), a cui accedono i più anziani, mentre Spotify è la più “frequentata” dalle giovani generazioni. Tra le due piattaforme si colloca Tik Tok.&nbsp; 

Dopo questi dati, il focus si sposta sul mondo dell’industria musicale nell’era digitale con l’intervento di Chiara Santoro che ha lavorato a Youtube e che con i suoi tredici anni in azienda, prima di rivolgersi ad altre sfide professionali, ha “vissuto la trasformazione digitale dal di dentro”.&nbsp; 

“Nel mercato della musica digitale possiamo identificare cinque aree specifiche. La prima - dice Chiara Santoro - è la comprensione degli intenti e gradimento dei consumatori/fan. Capisci come cambiano le loro esigenze analizzando i social e i commenti. Cosa che prima non potevi fare. Il fatto che la musica digitale sia distribuita sulla piattaforme permette una maggior integrazione di esperienze per i fruitori, esperienze sempre più ampie e collegate tra loro anche attraverso gli strumenti a disposizione. L’esempio - dice Chiara forte della sua esperienza e conoscenza - è vedere come Youtube è cambiato nel tempo con accesso delle label e degli artisti e altre implementazioni. Questo influisce anche sull’area della competizione tra le diverse piattaforme.”&nbsp; 

Tornando ai dati l’ex Youtube fa notare che “ora sono molto più facili e veloci da ottenere e consultare e queste informazioni possono essere trasformate in azioni sul mercato. Questo influisce anche sulla sfera di come stare sul mercato. Infine l’innovazione è più facile rispetto al “fisico”. Infine con il digitale cresce la facilità di sperimentazione che può essere fatta sia dalle label che dagli artisti stessi oltre che dalle medesime piattaforme.” 

Il terzo intervento è di Federico Bagnoli Rossi, il quale si occupa di pirateria audio e video che fa notare che questo problema, presente anni fa, ora nella musica è quasi assente, mentre affligge maggiormente l’audio video e il mondo delle Tv. “Abbiamo però creato uno spot che andrà prossimamente in visione, in cui uniamo in un unico promo un invito a lottare contro il fenomeno.” 

Chiude il panel l’intervento di Valeria Negri – Direttrice Settore Centro Studi di Assolombarda - colei che lo studio l’ha elaborato. La direttrice fornisce una confortante analisi riguardo agli introiti dell’industria musicale entrando in dettagli specifici molto economici. “I numeri non dicono tutto ma molto - afferma - Lo studio non deve solo contare ma misurare e quantificare per dare un valore ai numeri stessi.” Ecco allora che dall’analisi emerge che la quota PIL dell’industria musicale è notevolmente incrementata grazie a tutta la filiera a monte ed è ancor di più corposa se si aggiunge l’indotto a valle. Il tutto viene quantificato in più di 260 milioni di euro sul PIL. 

Dallo studio spiega Valeria Negri emergono le tre “V” del settore: “vitalità” (perché al netto del successo del periodo Covid è un settore in forte crescita rispetto al pre covid), “varietà” (imprese diverse con business model diversi, di dimensioni diverse, realtà nuove o storiche) e “vicinanza” (con una grande diffusione sul territorio delle imprese del mondo musicale). 

In chiusura Sergio Cerruti, dopo avere mostrato l’anteprima cartacea dello studio annuncia che, una volta sistemati piccoli o grandi refusi, l’elaborato sarà, “non prima del 1 dicembre” disponibile per la consultazione direttamente on line.

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MMW2024: lo studio di settore sul valore della musica. I dati

La lettura dei numeri per dare un peso alla musica intesa come mercato e bene economico 

Il secondo segmento del Music Publishing Day (tenutosi oggi - giovedì 21 novembre - presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco), evento dedicato all’editoria musicale in seno all’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a>, ha avuto come focus il tema più discusso dall’industria musicale (e non solo) nell’ultimo anno: l’intelligenza artificiale generativa.

Nella premessa alla discussione Pietro Villani, Communication Officer di ICMP, ha chiarito quale sia il razionale dell’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/ai-act-495842">AI Act europeo</a>, ovvero “prima pensare alla protezione delle opere, poi al profitto che possono generare venendo sfruttate, per fare in modo che musica e intelligenza artificiale possano coesistere". “Non siamo contro l'AI, ma per un'innovazione tecnologica e legale, ovvero che preveda la stipula di licenza”, aggiunge: “In presenza di tanti esempi di violazione, come quelle&nbsp;di OpenAI, che usa materiale protetto da copyright per il training senza le licenze necessarie considerando l’utilizzo del contenuto pubblico sul Web come fair use, l’AI Act&nbsp;è la prima legge a livello globale che si propone di regolare questo settore”. Entrata in vigore il primo agosto 2024, la norma - per ragioni tecniche - si applicherà con un certo ritardo: dal 2 agosto 2025 per i modelli generativi ancora non sul mercato, e dal 2 agosto 2026 per quelli già operativi, con sanzioni che andranno da 8 milioni di euro (o dell’1,5% del fatturato globale dell’azienda responsabile dell’infrazione) a 36 milioni (o del 7% del fatturato globale)”.

“Abbiamo scritto a più di 3000 società di sviluppo di modelli di AI generativa dicendo che non c'era l'autorizzazione per utilizzare i repertori che gestiamo per il training”, spiega Nicola Migliardi, COO di SIAE: “E’ un compito difficile, perché non sappiamo quale sarà la piattaforma leader del futuro”. “Nessuna ci ha risposto”, aggiunge, spiegando come il testo approvato dimostri, almeno fino a ora, scarse capacità di deterrenza: “Come Società Italiana degli Autori ed Editori siamo coinvolti nei lavori del disegno di legge italiano sull'AI, chiedendo trasparenza, ovvero l’obbligo reporting e rendicontazione da parte delle aziende, e un’inversione del processo che ribaldi la logica dell’opt-out. <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748084/collecting-e-intelligenza-artificiale-gema-fa-causa-a-openai">La GEMA, facendo causa a OpenAI</a>, ha dimostrato che anche le collecting si stanno muovendo, in questo senso”.

“Quello che oggi si può fare con l'AI rende, oggi, il ruolo dei compositori per il cinema irrilevante: ci possono mettere in un angolo”, avverte Pivio, autore di tante fortunate partiture per il grande schermo: “L'unica cosa che l’AI non è capace di fare è sbagliare: l'errore, ormai, è l'unica cosa che ancora caratterizza il lato artistico umano. Con 30 euro - il costo dell’abbonamento a uno di questi modelli - si può ottenere un risultato qualitativamente molto alto, e associarlo a immagini, sempre con un'altra applicazione basata sull’intelligenza artificiale. Sono molto preoccupato per quello che succederà da oggi in poi, a meno che non si trovi il modo di permettere un utilizzo intelligente della tecnologia. E' importante mettere in gioco un atteggiamento etico, anche a livello istituzionale: bisogna puntare su un ragionamento collettivo che faccia capire, in prospettiva, cosa significhi utilizzare l'AI. Ma in quanti sono disposti a non aggirare questo ostacolo?”.

“Prima mi faceva paura, l'AI: oggi, un po’ meno”, ammette il Managing Director di BMG Italy Dino Stewart: “Dopotutto la paura è il primo modo che l’uomo ha a disposizione per elaborare un piano di difesa. Nell'industria musicale, tuttavia, la paura ha sempre fatto dei danni. Tutto, dai sintetizzatori ai campioni, faceva paura: poi i publisher hanno aperto uffici apposta per licenziare campioni. Sapere che oggi che una cornice legislativa volta a tutelarci mi rende meno pauroso. Però c'è il discorso etico: oggi siamo in una fase di estrema curiosità, e l'approccio di oggi è che tutto quello che è legato all'AI è cool e fuori dal normale, e questo è il vero pericolo, che forse cambierà quando l'AI diventerà una routine”.

“Stiamo parlando della relazione con big tech molto più grandi di noi: ci vorrà molta determinazione per riuscire a farci sentire”, aggiunge Francesca Trainini, AD di Peermusic e Peer Southern Productions e presidente di IMPALA: “L'AI Act è uno strumento validissimo, che ci viene invidiato e copiato, e ci deve rendere orgogliosi. Ma questa normativa deve essere messa in pratica. Le big tech guardano alla musica come servizio, un approccio molto diverso da quello che caratterizza il nostro modello di business: c'è da riconciliare queste due visioni, e non sarà semplice. Enzo Mazza (CEO di FIMI, ndr) dice che con le big tech è sempre opportuno negoziare, ma con la pistola sul tavolo”.

Parlando delle applicazioni positive dell’AI in ambito editoriale, il CEO di Machiavelli Music Pietro Giola trova che ci siano “soluzioni non generative molto utili per scegliere tra i cataloghi, velocizzando la creatività" nei processi di sincronizzazione. Nel caso, tuttavia, l’AI inizi a porsi come "sostitutivo della creatività, allora diventa un problema. Le big tech non hanno persone come investitori con sensibilità sulla creatività: le big tech vedono le licenze come un rallentamento, credendo di poter imporre le proprie scelte in virtù della ricchezza”.

ICMP, spiega Villani, ha un progetto “destinato a proteggere tutte le società musicali dal text e data mining, il Rights Reservation in Music. A tutti i nostri associati consigliamo di riservare i loro diritti, impedendo lo scraping. La piattaforma RightsandAI.com si basa non solo sulle leggi europee, ed è operativa a livello internazionale: dice che non può esserci uso senza licenza, compenso e consenso per gli aventi diritto. Tutto ciò, in ogni caso, non preclude alle società che diano la propria adesione in futuro di stipulare contratti con società di AI”.

"Abbiamo bisogno di qualità, non di quantità”, conclude Migliardi: “Oggi non abbiamo bisogno di produttività, non ci servono milioni di canzoni in più, quindi in futuro ci sarà più bisogno di intelligenza emotiva che di intelligenza artificiale”.

MMW24, publishing: AI generativa o creatività originale?

Il dibattito sull'intelligenza artificiale anima il Music Publishing Day al Castello Sforzesco

Si è tenuta oggi, giovedì 21 novembre, presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco e all’interno del Music Publishing Day organizzato in seno all’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a>, la presentazione dei dati relativi al mercato editoriale italiano riferiti dal primo Music Publishing Survey dell’International Confederation of Music Publishers, entità che accorpa a livello internazionale editori musicali major e indipendenti.

I risultati completi dell’indagine, condotta sui 15 maggiori mercati a livello globale, saranno resi noti tra la fine del 2024 e l’inizio del prossimo anno. Per quanto invece riguarda il nostro Paese, il valore complessivo dell’editoria musicale italiana (basato sui dati forniti a ICMP da SIAE e dalle tre principali associazioni di categoria del settore, FEM, ANEM ed Emusa) è stato stimato 275 milioni di euro. Di questi, 189 sono ascrivibili agli incassi indiretti, ovvero intermediati da SIAE, e 85 da incassi diretti, ovvero frutto di accordi stipulati direttamente dagli editori con gli utilizzatori (come, per esempio, nel caso delle sincronizzazioni).

Riguardo le linee di ricavo del settore editoriale italiano, il 20% degli incassi totali è stato generato dal consumo digitale di opere, il 28% dalle sincronizzazioni, il 5% dalla copia privata, il 5% dalla riproduzione meccanica e il 44% dalla pubblica esecuzione: l’85% del totale è stato generato in Italia, e il 15% all’estero. Pietro Villani, Communication Officer di ICMP, ha osservato come l’Italia abbia ancora ampi margini di crescita in questo comparto, perché decisamente più performante rispetto al passato.

Toni Verona, presidente di ANEM, concorda con Villani: “La nostra attività prima ci consentiva di operare a livello nazionale: oggi, con la digitalizzazione, il nostro mercato è il mondo, cosa che mi rendo molto ottimista per il futuro”. Senza contare, osserva Paolo Franchini, presidente di FEM, che “parte degli incassi SIAE sono stati raccolti nel 2022, anno ancora intaccato dalla ‘coda’ del Covid. Sarà interessante paragonare i risultati di anno in anno per vedere se saremo stati capaci di correggere la rotta dove ci siamo rivelati meno performanti”. Di dati “ottimi, rispetto al valore del mercato di qualche anno fa” parla Carlo Solaro, presidente di Emusa, che si aspetta - per il prossimo anno - un aumento dai segmenti di digitale e pubblica esecuzione.

“Quello dell’Italia è un buon risultato”, spiega Villani: “Pur dietro a giganti del settore come USA e UK, l'Italia è nei primi sei mercati a livello internazionale come incassi - secondo i dati forniti da CISAC, e al primo posto nel mondo per tasso di crescita su base annua tra il 2022 e il 2023 come raccolta di diritti di pubblica esecuzione”.

Ci si attende una crescita soprattutto all’estero, dove - dice Solaro - “la musica italiana è molto apprezzata, e - quindi - ancora più meritevole di essere tutelata”. “La dance made in Italy è stato il primo esempio di esportazione vincente, grazie alla visione di alcuni imprenditori con una visione illuminata”, rilancia Verona: “Perché non fare la stessa cosa oggi? Si potrebbe trattare la musica come un brand, come oggi già vengono trattati moda e cibo. E' una forza di tipo culturale, ma il settore dovrebbe essere più coeso per portare avanti discorsi di questo tipo”.

Allineato alla linea “fare sistema” è anche Solaro, per il quale, “sotto l'ombrello di ICMP”, occorre “essere presenti nel mercato e cercare di tutelare i diritti guardando avanti, a nuove tecnologie e nuovi paesi, senza mai accomodarci sugli allori”.

La missione, conclude Franchini, resta quella di “difendere l'identità culturale dei nostri repertori, che nonostante l'invasione della musica anglo-americana sono stati capaci di occupare completamente le top ten delle nostre classifiche di vendita”. Considerando, inoltre, che “i repertori italiani all'estero sono tra i più amati: abbiamo delle opportunità di crescita su quel fronte, quindi autori e aziende è bene che si tolgano di dosso qualsiasi complesso di inferiorità. Abbiamo una società degli autori competitiva e efficiente a livello globale, in grado di darci tutti gli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi”.

MMW24, il Music Publishing Survey di ICMP

I numeri del mercato editoriale italiano, e le sue prospettive future

L’<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/milano-music-week-2024-497441">ottava edizione della Milano Music Week</a> &nbsp;si terrà dal 18 al 24 novembre a Milano; l’evento dedicato all'industria musicale&nbsp;è promosso dal Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Assoconcerti, Assomusica, Fimi, Nuovo Imaie e Siae. Main sponsor:&nbsp;UniCredit, UniCredit Allianz Vita&nbsp;e&nbsp;TicketOne.

Ecco gli eventi di venerdì 22 novembre, quinta giornata:

12.00: Turismo e spettacoli dal vivo: connubio per un nuovo turismo in Italia. (Castello Sforzesco, Sala Viscontea)

14.00: Dynamic pricing, sta arrivando la tempesta? (Castello Sforzesco, Sala Viscontea)&nbsp;

Con: Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura Comune di Milano; Fulvio De Rosa, Assomusica; Matteo Fedeli, SIAE; Andrea Grancini, Ticketone; Ferdinando Salzano, Assoconcerti;&nbsp;Giampiero Di Carlo (Editor In Chief Rockol)

Modera:&nbsp;Davide Poliani, Rockol

14.30: FIMI - The Year of Superfans: Evolution of a Musical Phenomenon. (Dazio di Ponente)

Con: Eleonora Bianchi (Digital Service &amp; Consumption Director Universal Music Italia), Paola Catò (Director of Streaming &amp; Partner Development Sony Music Entertainment Italy), Ester Gazzano, (Head of Consumer Marketing, Europe, Spotify) e Jordan Gremli (Head of Product, Songkick Warner Music Group). 

Modera: Clémentin Diard (CEO Your Music Marketing Y2M).

15.00: Legge sul Made in ITALY e norme per il riconoscimento e la valorizzazione della musica live: arriveranno le risorse? (Castello Sforzesco, Sala Viscontea)

15.30: Come far fruttare il master di un brano con i diritti connessi. (Dazio di Ponente)

Con: Luca Barone (Vicepresidente Evolution Collecting), Luca Cecchi (Label Director Nar International), Anna Maria Genzano (Responsabile Relazioni Esterne, Interne e Affari Istituzionali RTL 102,500 HIT RADIO S.r.l.) e Cristina Ranieri (Managing Director Sintonia - Copyright Solution). 

Modera: Giampiero Di Carlo (Editor In Chief Rockol).

16.00: Il valore artistico delle colonne sonore. (Castello Sforzesco, Sala Viscontea)

Relatori: Elisabetta Biganzoli (Executive Director Sugarmusic Group), Paolo Buonvino (compositore), Pivio (compositore, Consigliere di Gestione SIAE). 

Modera: Claudio Cabona (Rockol).

16.30: A cosa servono le etichette indipendenti nel 2024? (Dazio di Ponente)

17.00:&nbsp; Il segreto del successo: tutto quel che un manager deve sapere nel 2024&nbsp;(Castello Sforzesco, Sala Viscontea)

Relatori: Marta Donà (Ceo Latarma), Paola Zukar (Ceo Big Picture Management), Ciro Buccolieri (Ceo &amp; Cofounder Thaurus Music), Nicola Migliardi (Coo SIAE). 

Modera: Giampiero Di Carlo (Rockol).

MMW24, gli appuntamenti professionali di venerdì 22 novembre

In un panel organizzato all’interno della Milano Music Week 2024 si è parlato delle nuove modalità di comunicazione della musica live e non solo. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni 2000, anche l’industria degli eventi, come in tanti altri settori, si è convertita alla digitalizzazione delle varie fasi produttive, compresa la comunicazione.&nbsp; 

Da un approccio prevalentemente ‘manuale’ e ‘cartaceo’, caratterizzato da inviti, manifesti e locandine con un grande uso della carta in tutti i processi, si è passati a un ecosistema digitale che gravita attorno alle piattaforme di social media. Non più una semplice promozione, ma un dialogo interattivo in grado di trasformare l’evento in esperienza, prima ancora di viverlo. 

Questi temi sono stati approfonditi da Luca Porchetta – Live Nation Italia; Francesco Negroni – IDAYS; Martina Pirli – Vivo Concerti. Il talk è stato moderato dalla giornalista e addetta stampa Letizia D'Amato.

Martina Pirli e Francesco Negroni hanno rammentato il loro percorso professionale che, partito dai primi anni ’00 con i suoi strumenti (già tecnologicamente più vicini al presente) si è evoluto coinvolgendo attori e modalità differenti. Il più giovane Luca Porchetta ha spiegato che il suo ingresso in questo ambito professionale è avvenuto in condizioni differenti riespetto ai suoi colleghi.

“È stato un cambio graduale ma radicale avvenuto con l’avvento dei social - ha detto Francesco Negroni di Indipendente Concerti, organizzatore degli Idays Milano - La promozione si è spostata dai canali istituzionali della stampa e dei manifesti a un contatto diretto tra fan e artisti, non più mediato da media diversi, quando c’era un importante ruolo delle testate che istradavano e consigliavano il pubblico.”&nbsp; 

Ma non sempre l’artista deve e può comunicare direttamente con i fan ed è così nata la figura dell’agenzia che riporta attraverso specifici contenuti e contributi l’immagine e il pensiero dell’artista sui social media. 

Ma i social hanno anche un rovescio della medaglia che va gestito “Attraverso questa forma di comunicazione molto empatica - fa notare sempre Negroni - arrivano tante informazioni immediatamente riprese che portano un effetto contrario, snervante che satura la presenza dell’artista. Ecco allora che l’agenzia, instrada, media e pianifica la promozione e la visibilità dell’artista attraverso creazione di storie ad hoc e di giusti contenuti. Paradossalmente - afferma sempre Negroni - è più difficile comunicare oggi. La mia prima esperienza lavorativa fu il concerto di Springsteen al Forum di Milano. Il focus della comunicazione era una pagina sul Corriere della Sera con l’elenco delle prevendite fisiche dove comprare i biglietti. Era 20 anni fa.” 

In questo scenario occorre allora indirizzare la comunicazione nei modi più corretti “L’attuale quantità di offerta musicale [e vale anche per i concerti] - dice Martina Pirli - si traduce in smodata velocità. Le agenzia di comunicazioni digitali devono colpire il target con un post, uno storytelling unico. Non hai più interviste da fare su diversi media. Hai un unico colpo, magari replicato su dieci piattaforme.” 

Sulla carta sono canali globali con cui è facile raggiungere e colpire tutti, ma non sempre è positivo e finalizzato. “C’è una platea globale per tutti - dice Luca Porchetta di Live Nation - che porta anche ad una concorrenza globale, devi quindi trovare un target giusto a cui rivolgerti. Inoltre - aggiunge il responsabile della comunicazione digital della multinazionale dello spettacolo - gli utenti stessi fanno girare il messaggio, sono loro in prima linea nella comunicazione con la condivisione e distribuzione dei contenuti. Un’agenzia digital - conclude Luca Porchetta - non può avere una unica strategia ma deve differenziare caso per caso su ogni artista per fornire una giusta penetrazione territoriale, capire su quali canali funziona meglio. Per questo è più complesso di una volta.” 

Se sono cambiati i mezzi di comunicazione altrettanto lo sono i modelli comunicativi, ovvero il cosa e come comunicare. “La grafica è fondamentale - dice Martina Pirli - è la prima cosa che colpisce e sulla quale si lavora con il team dell’artista. Poi c’è la parte video e per questo il vecchio materiale è prezioso, così come è fondamentale l’artista che parla in video. Insomma - conclude giustamente - L’immagine supera la parola.” 

“Il concerto vive sul fatto che sia un’esperienza unica, irripetibile - osserva Negroni - e allora tu devi comunicare questo, tutto diventa un coinvolgimento esperienziale. La comunicazione diventa spiegazione e attesa dell’esperienza, descrizione del far capire l’emozione che si vive in quel concerto.” 

E infine c’è la velocità di comunicazione. E per questo anche le agenzie (interne o esterne ai vari promoter) si sono attrezzate come spiega Luca Porchetta. “Dobbiamo essere in grado di fornire ai media tutti dei contenuti al massimo nelle prime ore della mattina dopo il concerto - Quindi di notte si elaborano le foto e materiale video a disposizione per raccontare il concerto. Una volta bastavano i fotografi per distribuire le foto alle testate cartacee oggi tutto deve essere più ricco.” 

A tal proposito Negroni porta ad esempio un video, elaborato grazie all’Intelligenza Artificale prodotto pochi minuti dopo il concerto di Travis Scott all’Ippodromo La Maura di Milano. “Abbiamo ripreso delle immagini anche con i droni e le abbiamo date all’intelligenza artificiale, quindi sono immagini reali ma elaborate ad una grande velocità. Pochi minuti dopo la fine del concerto erano già disponibili, riprese anche dalla BBC e in tutto il mondo.” 

I tempi del fax e dei recall ai giornalisti, che ricorda la relatrice Letizia D'Amato, una storica addetta stampa, sono decisamente lontani, archiviati come parte iniziale della sua esperienza lavorativa.

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MMW 24, panel: i nuovi metodi comunicativi per la musica live

“Comunicare il concerto nell’era dell’intelligenza artificiale”. Gli addetti e la mutazione in corso

La tradizione di ospitare il conduttore e direttore artistico di Sanremo in un apposito panel della Milano Music Week, inaugurata ai tempi di Amadeus, prosegue anche con il nuovo corso di Carlo Conti, che insieme al vicedirettore Direzione Intrattenimento Prime Time Rai, Claudio Fasulo&nbsp;ha oggi preso parte al panel “Il Sanremo che verrà” in dialogo con Marta Cagnola di Radio24. Entrambi si sono detti emozionati ed elettrizzati all’idea di un ritorno al Festival: “Per me è il quattordicesimo, dopo essere stato due anni in panchina. È bello trovarsi qui di nuovo” dichiara Fasulo. Quanto a Conti, spiega così le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare il ruolo: “Innanzitutto perché è il mio lavoro, e poi perché ho sentito l’affetto dei discografici. Erano tutti d’accordo sul mio nome, sia nell’industria musicale che alla Rai, quindi mi sono detto che se l’orecchio è ancora fresco e funziona sempre, tanto valeva provare”. Con qualche momento di relativo pentimento: “In questi giorni anche io mi sono chiesto chi me l’ha fatto fare, lo ammetto. Ascoltare tutti i big è difficilissimo: definire il cast è la scelta più complicata. Lo sento come una grande responsabilità, perché il resto è il fumo, l’arrosto vero sono le canzoni. Prendo in mano un Festival in salute strepitosa grazie a tutto ciò che ha fatto Amadeus”. Lo share, sostiene, non gli interessa, perché i due Festival 2024 e 2025 non saranno paragonabili. “Andremo contro le partite, ci sarà il Dopofestival… E non si potranno neanche fare paragoni con dischi d’oro e di platino dell’anno precedente, perché da gennaio 2025 i criteri cambieranno”.

Il contratto è stato firmato per due anni, ma Conti non dà già per scontata la sua presenza nel 2026: “Vedremo se Dio mi darà la salute, se avrò ancora l’orecchio e la forza di farlo. Intanto pensiamo a questo. È chiaro che ci vuole un progetto, e già lo abbiamo: ci sono tantissime canzoni meravigliose che quest’anno non rientreranno nella rosa delle prescelte, e magari si possono sviluppare per l’anno successivo”. Per il momento, però, è particolarmente soddisfatto dal nuovo Sanremo Giovani, un’idea a cui teneva molto. Volevo fare un discorso a parte per i giovani perché è un modo per dare ancora più spazio alle indipendenti, dove c’è ancora più fermento sugli emergenti” spiega. “E poi è giusto che i ragazzi avessero il loro percorso, la loro strada, il loro spazio, la loro vittoria. In uno dei miei Sanremo precedenti tra i giovani c’erano Mahmood, Irama, Ermal Meta e Gabbani. L’anno dopo, tra i big, Gabbani arrivò primo ed Ermal Meta terzo”. Non ritiene che la musica dei giovani di oggi sia diversa: “Ci sono quelli che sperimentano e quelli che vanno dietro a una moda e a una sonorità. Quello musicale è un panorama cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, sia tra gli artisti che tra tutto ciò che ci gira intorno. La musica è diventata un’industria importante, che viene valorizzata a Sanremo”. Fasulo, dal canto suo, sottolinea la progettualità: “La serialità di Sanremo Giovani è una cosa a cui pensiamo da anni” afferma. “Come servizio pubblico è importante dare la maggiore varietà possibile per quanto riguarda i giovani artisti. Spero che in prospettiva questo contest diventi un punto di riferimento per le produzioni italiane emergenti, visto che il marchio Sanremo è indiscutibilmente il brand più forte della musica italiana”.

Le novità annunciate nell’ambito del panel sono sostanzialmente tre. La prima è il numero delle canzoni in gara: “Ne avevamo previste 24 ma le aumenteremo, anche se non so ancora di quante. Ovviamente non potrò metterne 40 perché deve iniziare il Dopofestival, potrò tirare fino all’1.15 al massimo” scherza Conti. L’annuncio del cast, dopo le pressioni dei giornalisti, arriverà non più al Tg1 delle 20.00 del 2 dicembre, ma a quello delle 13.30 dell’1 dicembre. La seconda riguarda la serata delle cover: “Non mi sembrava giusto che il risultato di quella serata influisse sulla classifica delle canzoni in gara, quindi ci sarà un premio a parte” svela. “Sarà una serata a sé di puro divertimento, che i cantanti potranno vivere con più leggerezza e libertà totale. E visto che è mia intenzione aumentare il numero dei partecipanti, i cantanti potranno fare duetti tra di loro, considerando anche che non andrà a influenzare il risultato”. Altra piccola modifica nel regolamento è rispetto ai voti, che si sommeranno sempre anziché azzerarsi: “Quando rilancerò il televoto per la top 5, i voti ricevuti andranno ad aumentare i punteggi già ottenuti in precedenza da quegli stessi artisti”.

Rispetto al cast, Conti dichiara che al momento non ha ancora chiara neanche lui la sua composizione esatta: “Ho ristretto i nomi certi a una ventina, gli altri sono in bilico. La scelta definitiva dipenderà dai tasselli che devo andare a coprire, perché da una parte è giusto seguire il mercato, dall’altra è importante mettere contenuti, spessore artistico, brani con un significato”. Fasulo mette l’accento sulle trasformazioni del Festival e della società: “Per anni Sanremo è stato un grande contenitore all’italiana che rappresentava lo specchio del paese, ma nel frattempo c’è stata una progressiva trasformazione nella parte musicale” riflette. “Non c’è più la tipica canzone sanremese, la musica presentata al festival va a sovrapporsi a quella realmente suonata nel paese. Il grande lavoro fatto dai direttori artistici di questi anni è stato proprio questo”. E sui nuovi generi in voga oggi: “Se alcuni di questi brani fossero stati proposti alla Rai dieci anni fa, probabilmente saremmo svenuti” ride. “Ma c’è stata un’accettazione anche da parte del pubblico, che ora vuole proprio questo, e tutta la Rai ha fatto un grande lavoro, con una grande attenzione al target giovane”.

Anche i social e Fantasanremo hanno contribuito a creare tantissimo le aspettative sull’evento, nell’opinione di Conti e Fasulo. “Nei miei primi anni da direttore artistico, il fermento discografico italiano stava iniziando a manifestarsi: l’uso dei social e la nascita del Fantasanremo sono stati una conseguenza diretta di ciò. Fa parte del gioco di cercare di allargare il più possibile la platea, che è una cosa che cerco sempre di fare nei miei programmi. Un po’ come faceva anche Pippo Baudo, un mio grande maestro, che creava un mosaico di diverse influenze per coinvolgere persone profondamente diverse”. Anche con Amadeus e Fiorello non c’è competizione, ma una grande amicizia: “Ci sentiamo spesso, siamo cresciuti tutti in radio a pane e musica. Abbiamo avuto le nostre soddisfazioni e le nostre porte in faccia, e siamo ancora qua. Credo molto nel gioco di squadra e nel rapporto personale, c’è spazio per tutti: non è che il successo di uno toglie successo all’altro”.

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MMW24, il Sanremo che verrà: un dialogo con Conti e Fasulo

Parlano il direttore artistico del Festival e il vicedirettore dell'intrattenimento prime time Rai

Il panel “Strategie di leadership delle etichette discografiche tra innovazione tecnologica e mercato globale” era senz’altro tra i più attesi dagli addetti ai lavori, in quanto radunava i livelli apicali delle tre major italiane e di altri due grandi gruppi, Believe e BMG. Nello specifico, erano presenti Alessandro Massara (Presidente di Universal Music Italia), Andrea Rosi (Presidente &amp; CEO di Sony Music Italy), Pico Cibelli (Presidente di Warner Music Italy), Dino Stewart (Managing Director di BMG) e Luca Daher (Managing Director di Believe Italy). A moderare Francesco Prisco de Il Sole 24 Ore. Il dialogo si è sviluppato attraverso tutti gli argomenti chiave che riguardano la discografia di oggi, a partire dalle nuove tendenze, come il dilagare della musica urban e l’impatto che ha avuto sulle classifiche, oltre alle novità derivanti dall’export.

Massara, la cui azienda è stata tra le prime a investire nel rap, sottolinea la lungimiranza di alcune scelte artistiche: “Sono in Universal da 17 anni e il primo artista che ho firmato era Marracash. Oltre a lui nel roster c’era solo Fabri Fibra, e non tutti erano contentissimi che firmassimo un secondo rapper. Evidentemente, però, la storia ci ha dato ragione” racconta. “Impossibile dire quale sarà il futuro dell’urban, ma abbiamo costruito un repertorio che è entrato nel dna degli italiani. Probabilmente cambierà pelle, ma non andrà più via, come il blues, che ancora esiste. Semplicemente, ci saranno contaminazioni con altre forme di musica”. Dal canto suo, Rosi e la sua azienda sono responsabili dei migliori risultati ottenuti finora dall’export della musica italiana, grazie ai Maneskin: “È un’avventura incredibile, i numeri sono molto più ampi di quelli che la gente si immagina” rivela. “L’Italia rappresenta una piccolissima porzione del business della band, che si è presa un anno di pausa dopo tre anni di seguito in tour per perseguire i progetti solisti. Le tecnologie di oggi ci permettono di operare dai nostri uffici con team dedicati che poi raggiungono tutto il mondo”. Quanto a Cibelli, è particolarmente orgoglioso degli ottimi risultati di Warner sul mercato nazionale, ottenuti nei due anni della sua dirigenza: “Sono stati 24 mesi molto intensi, di grande lavoro e cambiamento, e di grandi interventi sul nostro staff e sul nostro roster. L’ultimo Sanremo per Warner è stato magico, avendo portato a casa tutte le prime 5 posizioni; mi piace dire che siamo un’indie major per come impostiamo quotidianamente il nostro lavoro, e siamo solo all’inizio”. La speranza è quella di bissare i successi al Festival nel 2025: “Sanremo è&nbsp;tornato ad essere un momento importante per la discografia grazie al lavoro fatto da Amadeus negli ultimi cinque anni, ma anche grazie a tutti noi. Indiscutibilmente i numeri sono incredibili, mi aspetto da Carlo Conti che continuiamo il lavoro che abbiamo intrapreso”.

Tra i risultati che più rappresentano il lavoro di Daher in Believe c’è M.A.S.T., evoluzione della divisione locale di artist services, che non si limita a proporre una distribuzione ma offre servizi simili a quelli disponibili per gli artisti in cast. “L’idea era quella di aiutare il panorama artistico locale a svilupparsi” spiega. “Abbiamo provato a darci un obbiettivo in controtendenza: M.A.S.T. è una realtà slegata dagli obbiettivi numerici dell’azienda. Abbiamo deciso di darci dei limiti su quanti artisti avremmo gestito, tant’è che abbiamo fatto offerte solo a una quindicina di artisti, declinando oltre 50 offerte. Sposiamo cause e progetti che riflettono una direzione artistica che volevamo avere, e per il momento questo sta funzionando. In un anno non si traggono conclusioni, ma abbiamo dato uno sbocco ulteriore per progetti che volevano crescere”. Ed è in crescita anche BMG in Italia, la cui divisione locale è stata aperta 15 anni fa: “All’inizio discograficamente ci consideravano ancora legati a Sony, editorialmente avevamo acquisito il catalogo Ricordi e quindi ci associavano a loro. Era difficile far capire chi era la nuova BMG” ricorda Stewart. “Di fatto abbiamo iniziato facendo gli editori, anche perché l’investimento economico, emotivo e pratico del publishing è meno impattante di quello discografico. La discografia è arrivata con i primi nomi che si sono affidati a noi, come i Marta Sui Tubi e Francesco Gabbani, che inizialmente avevamo firmato come autore. È poi arrivata un’acquisizione importante, quella di Guccini”.

Il pubblico italiano si è molto fidelizzato negli ultimi anni, dice Massara, che pure non ama la parola superfan. “Per me il superfan è sempre esistito: è un grande appassionato di musica, che spende molto&nbsp;per acquistare prodotti dei suoi beniamini. Ci sono persone che hanno la possibilità e la voglia di investire più soldi sulla musica, e ci hanno indicato una strada per monetizzare ulteriormente al di là dei semplici abbonamenti in streaming. Ora li raggiungiamo con prodotti fisici, ma spero che in futuro riusciremo a coinvolgerli anche con prodotti premium digitali” auspica. E a proposito di digitale, sulle grandi sfide dell’AI Rosi si dichiara ottimista: “Spero che l’industria musicale faccia tesoro dell’esperienza passata” dice. “Ho avuto occasione di assistere alla transizione dal fisico al digitale e all’inizio c’era una barriera enorme, poi si sono trovate le regole e siamo arrivati al punto che il 90% del nostro business è digitale. Con l’intelligenza artificiale vale lo stesso: è fondamentale non stoppare le evoluzioni, ma trovare delle regole comuni. Se ci riusciremo, per quanto mi riguarda sarà un’enorme opportunità per l’industria”.

E a proposito di opportunità, l’attuale panorama ha generato un ulteriore elemento di novità: gli artisti non firmati, che rappresentano un’area di attenzione enorme, dice Daher. “Grazie allo streaming, siamo nel bel mezzo di un processo di abbattimento delle barriere all’ingresso della nostra industria” osserva. “Sul medio-lungo termine, però, questo fenomeno ha generato delle questioni particolari da considerare. Nel 2023, ad esempio, c’erano tra 10 e 20 milioni di artisti sulle piattaforme di streaming in tutto il mondo, ma solo 200.000 di loro avevano almeno 10 brani, almeno 10.000 stream al mese e almeno un concerto all’anno per cui erano stati messi in vendita dei biglietti. Insomma, bisogna essere più sinceri sulla definizione di artista professionista e di dove può arrivare”. Si stava meglio quando si stava peggio? Così potrebbe sembrare dal ritorno in auge di vecchi formati come il CD, che però ha i suoi pro, riflette Stewart: “È sicuramente&nbsp;molto pratico, economico da produrre e si ascolta molto bene. È dato per agonizzante da qualche anno, forse un colpo di grazia gliel’ha data l’industria automobilistica che ha preferito eliminarlo dai nuovi modelli, però è ancora lì. Sicuramente per i superfan è una sorta di entry level della musica fisica”.

All’invito a formulare un auspicio per il 2025, ognuno dei dirigenti risponde a suo modo. Per Stewart l’orizzonte è assolutamente positivo: “BMG ha in cantiere il più alto numero di dischi da quando siamo aperti, grazie anche all’accordo di distribuzione con Universal” dice. “Auspico un po’ un anno di normalizzazione: tutti siamo cambiati molto per adeguarci alle trasformazioni degli artisti e secondo me, se riusciamo a concentrarci più sul lavoro e meno sulla competizione (che in Italia è comunque molto sana), faremo crescere ulteriormente l’industria” aggiunge Daher. Massara si augura “che il numero di abbonamenti premium cresca in maniera importante, soprattutto al sud Italia, dove la percezione della legalità non è così radicata ma c’è una produzione culturale importante”. Rosi concorda, mettendo però l’accento sul catalogo e su un approccio più costruttivo alla musica: “Vedo grandi cantautori italiani che ultimamente stanno ottenendo numeri importanti su Spotify e questo non può che fare bene a tutti”. Cibelli, più genericamente, spera in “un anno di grandi conferme per Warner”.