"God is a DJ", ha titolato qualche mese fa il Guardian, citando l'iconica canzone dei Faithless: la storia di Inner Spaces, festival milanese di musica elettronica con una storia decennale, ha fatto il giro del mondo. Perché il direttore artistico della rassegna è un prete: Padre Antonio Pileggi, musicista, compositore. Uno che ascolta tanto Aphex Twin quanto musica sacra e compositori contemporanei. Tutto questo trova spazio nel cartellone della rassegna, che si svolge al Centro San Fedele, che ha un auditorium con un acusmonium da 50 altoparlanti, con una resa sonora incredibile. Solo nell'ultima stagione sono arrivati nomi internazionali di primissimo piano dell'elettronica come Tim Hecker e James Holden (che ora è in tour con gli Smile di Thom Yorke) e italiani di fama internazionale come Marta Salogni e Alessandro Cortini. Nei giorni scorsi si è svolta una doppia performance nella chiesa di San Fedele con Nicolas Jaar: il producer cileno ha partecipato ad una produzione originale che univa musica sacra ed elettronica, assieme agli Ars Discantica (Massimo Colombo con lo stesso Padre Antonio) e all'ensemble La Divina Armonia, composto dai soprani Beatrice Palumbo e Cristina Fanelli, Noelia Reverte Reche alla viola e Lorenzo Ghelmi all'organo. Abbiamo intervistato Padre Antonio Pileggi e Gaetano Scippa, responsabile della comunicazione della rassegna. "Essendo pianista e compositore", ci ha raccontato Padre Antonio, "ho scoperto il repertori della musica elettronica, prima quella più accademica e ultimamente anche quella più ascoltata da un pubblico giovane. Consigliato da alcuni amici e ho scoperto che ci sono compositori e anche filoni musicali di grande qualità, di grande interesse e allora piano piano mi sono messo a studiare, a ascoltare e a fare anche delle proposte artistiche. Inner spaces nasce dal desiderio, una decina di anni fa. di creare uno spazio di ascolto della musica elettronica. Spesso la si ascolta in ambienti un po' dispersivi, all'aperto, parlando gli uni gli altri_ volevamo proprio curare questa dimensione dell'interiorità e con alcuni generi musicali che hanno dei percorsi lunghi di grande sviluppo e che aiutano anche la meditazione ad entrare in se stessi".