La Commissione Europea ha annunciato nella mattina di oggi, lunedì 25 marzo, l’avvio di “indagini per non conformità ai sensi del Digital Markets Act” nei confronti di Apple, Alphabet (la società madre di Google) e Meta. Nel mirino delle autorità di Bruxelles sono finite le policy applicate da Apple e Google ai propri store, che secondo i commissari “potrebbero non essere pienamente conformi [alle norme stabilite dal DMA] poiché impongono varie restrizioni” che limitano gli sviluppatori nel “comunicare e promuovere liberamente offerte e di concludere direttamente contratti, anche imponendo vari oneri”. Alphabet è sotto indagine anche per “determinare se la visualizzazione da parte di Alphabet dei risultati di ricerca di Google possa portare ad auto-preferenze in relazione ai servizi di ricerca verticale di Google (come, per esempio, Google Shopping, Google Voli e Google Hotels) rispetto a servizi concorrenti simili”, così come ad Apple sono stati chiesti chiarimenti in merito alle “alle misure adottate per conformarsi agli obblighi di consentire agli utenti finali di disinstallare facilmente qualsiasi applicazione software su iOS, modificare facilmente le impostazioni predefinite su iOS e fornire agli utenti schermate di scelta che devono consentire loro in modo efficace e semplice di selezionare un servizio predefinito alternativo, come un browser o un motore di ricerca sui propri iPhone”. Per quanto invece riguarda Meta, alla società di Mark Zuckerberg viene contestato il modello “paga e acconsenti”, “che impone ai gatekeeper di ottenere il consenso degli utenti quando intendono combinare o utilizzare in modo incrociato i propri dati personali tra diversi servizi principali della piattaforma: “la Commissione - prosegue la nota UE - teme che la scelta binaria imposta dal modello di Meta possa non fornire una vera alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano, non raggiungendo così l'obiettivo di impedire l'accumulo di dati personali da parte dei gatekeeper”. “La Commissione intende concludere il procedimento avviato oggi entro 12 mesi”, si legge nel comunicato ufficiale per mezzo del quale è stato ufficializzato l’avvio delle indagini: “Se giustificato, a seguito dell'indagine, la Commissione informerà i gatekeeper interessati delle sue risultanze preliminari e spiegherà le misure che intende adottare o che i gatekeeper stessi dovrebbero adottare per rispondere in modo efficace alle preoccupazioni della Commissione. In caso di violazione, la Commissione può imporre sanzioni fino al 10% del fatturato mondiale totale dell'azienda. Tali sanzioni possono arrivare fino al 20% in caso di recidiva. Inoltre, in caso di violazioni sistematiche, la Commissione può anche adottare rimedi aggiuntivi come obbligare un gatekeeper a vendere un’impresa o parti di essa, o vietare al gatekeeper di acquisire servizi aggiuntivi legati alla non conformità sistemica”. “Oggi la Commissione ha aperto cinque indagini per non conformità ai sensi del Digital Markets Act”, ha fatto sapere Margrethe Vestager, a vicepresidente esecutivo in materia di antitrust: “Riguardano le regole di Alphabet sulla gestione di Google Play e l'auto-preferenza nella ricerche su Google, le regole di Apple sulla gestione nell'App Store e sulla scelta dei browser e sulla modifica delle impostazioni predefinite, e il ‘modello di pagamento o consenso’ di Meta. Sospettiamo che le soluzioni suggerite dalle tre società non siano pienamente conformi alla DMA. Ora esamineremo la conformità delle aziende al DMA, per garantire mercati digitali aperti e accessibili in Europa”. “Sono mesi che discutiamo con i gatekeeper su come aiutarli ad adattarsi al DMA, e possiamo già vedere i cambiamenti in atto sul mercato”, ha aggiunto Thierry Breton, commissario per il mercato interno: “Non siamo convinti, tuttavia, che le soluzioni di Alphabet, Apple e Meta rispettino i loro obblighi per uno spazio digitale più giusto e aperto per i cittadini e le imprese europee. Se la nostra indagine dovesse concludere che vi è una mancanza di piena conformità con la normativa, i gatekeeper potrebbero incorrere in pesanti sanzioni”.