Facciano base nella City londinese oppure a Wall Street, analisti e consulenti finanziari non sembrano riporre molte speranze in una ripresa del mercato discografico, a dispetto delle innovazioni che si susseguono freneticamente sul suo fronte più avanzato, quello digitale. Il Citigroup di Londra, per esempio, ritiene che le radio satellitari americane ed altri prodotti o servizi per il tempo libero di prossima introduzione sul mercato intaccheranno i margini di crescita della discografia sottraendo fette crescenti di reddito disponibile ai consumatori. “Continuiamo ad aspettarci che la crescita del mercato digitale tiri la volata alla produzione di margini e di liquidità”, scrivono i suoi analisti nell’ultimo rapporto sul settore, “ma siamo meno convinti di prima che la musica sia un’industria in crescita”. <br> La newyorkese Fulcrum Global Partners, invece, mette in dubbio la possibilità di compensare il declino dei Cd con le vendite di download digitali, a causa non soltanto delle reti pirata p2p ma anche della facoltà di copiare da un iPod all’altro migliaia di canzoni o di condividerne a centinaia attraverso una sola e-mail. E prende di mira anche il nuovo iPod Video (vedi News), sostenendo che il suo impatto sarà alla lunga negativo per le case discografiche. “Non pensate a quello che è oggi, piuttosto a quello che potrà diventare in 12 mesi, meglio ancora tra due o tre anni. L’iPod Video sembra destinato a evolversi in un registratore digitale tascabile capace di copiare interi programmi televisivi e di scaricare film da Internet. E ricordate, ad Apple sta a cuore la vendita degli iPod, non la salute dell’industria musicale”.