La testata americana Paste ha scelto di pubblicare una recensione di “The Tortured Poets Department”, il nuovo album da studio di Taylor Swift uscito lo scorso venerdì, 19 aprile, senza indicare il nome del recensore: a spiegare le ragioni della mancata presenza della firma è stato le stesso mensile per mezzo di una nota diffusa sui propri canali social ufficiali. “Non c’è la firma su questa recensione perché nel 2019, quando Paste ha recensito ‘Lover’ [il settimo album di Swift, ndr], al giornalista sono state fatte pervenire minacce di azioni violente da lettori in disaccordo con il contenuto dell’articolo”, ha fatto sapere la redazione: “Ci interessa di più la sicurezza del nostro staff che un nome in calce a un pezzo”. La recensione del nuovo disco, firmata genericamente dalla redazione, non è positiva, ma nemmeno del tutto negativa: a Swift viene rimproverato di “infantilizzare le persone che credono nella sua musica e trainano i suoi successi”, senza risparmiare stoccate a vicende extra-musicali che l’hanno vista coinvolta (“Non c’è niente di poetico in una miliardaria che minaccia un’azione legale contro un account Twitter per aver tracciato i percorsi inquinanti del suo jet privato e che dice ogni sera di migliaia di persone chiuse negli stadi che li vede e li adora”). Tuttavia, vengono menzionate due canzoni particolarmente meritevoli, "But Daddy I Love Him" e "loml". Seppure con diverse proporzioni, casi di minacce a giornalisti e critici presi di mira dalle fan base degli artisti per i loro lavoro si sono verificati anche in Italia: di uno, che ebbe protagonisti Elisa e (suo malgrado) il collega Paolo Madeddu, riferimmo nel 2016.