Lo scorso 7 maggio, a margine della presentazione della ristampa per il quarantennale dell’album “Cuore” al Ministero della Cultura di Roma, Antonello Venditti ha lanciato la proposta di inserire la musica popolare contemporanea nella Costituzione della Repubblica Italiana. “Nessun governo ha mai pensato di tutelarla. Né questo né altri”, ha spiegato il cantautore: “Non può essere affidata ai talent, alle multinazionali o ad altro. Abbiamo bisogno di essere riconosciuti, di dare dignità a tutti, da De André a Geolier. Se non ci fosse stata la musica popolare contemporanea questo Paese non sarebbe stato unito. Servono spazi adeguati, perché ogni cittadino, da sud a nord, ha diritto a vedere lo stesso concerto. Preferirei essere ricordato più per questa legge che per le mie canzoni”. Questa non è solo un’iniziativa meritoria: è anche, a suo modo, un piano strategico. Perché rendere la musica contemporanea sinonimo di cultura, oltre che è una priorità di lunga data, è un modo per accrescerne il valore. E proporne l’inserimento nella Costituzione Italiana non è un’utopia, è volare alto. Ecco perchè ne pubblichiamo volentieri, qui sotto, il testo integrale. Rockol La musica nella Costituzione italiana La musica non è espressamente menzionata nella Costituzione italiana La musica fa parte primordiale dell’essere umano, è connaturata ad esso. Il battito del cuore è musica, il primo vagito è una nota musicale. La musica nasce con la vita e contribuisce allo sviluppo intellettivo della persona, al suo formarsi nella collettività e nelle relazioni sociali. È inoltre il linguaggio umano universale, capace di suscitare emozioni. Lo stesso non può dirsi per le altre arti e discipline, pur considerate più nobili (come teatro, letteratura, cinema, balletto, arti figurative, architettura e fotografia), che non costituiscono espressione così diretta e consustanziale dell’essere umano, ma sono evoluzione e razionalizzazione delle sue capacità intellettuali. Nella riforma del titolo V della Costituzione, che disciplina l’articolazione delle funzioni legislative e regolamentari tra Stato e Regioni, l'articolo 117 – tra le materie di rilievo costituzionale – non elenca la musica, che rientra genericamente tra i beni culturali ed è sistemata nella materia della promozione e organizzazione di attività culturali. Negli atti legislativi relativi alla musica o allo spettacolo musicale vengono citati gli artt. 9, 21, 33 e 36 della Costituzione, ma nessuna di queste disposizioni si riferisce espressamente alla musica. Anche il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, all’art. 167, in materia di politica culturale non cita espressamente la musica. Infine, la Convenzione UNESCO del 17 ottobre 2003 sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale fa riferimento generico alle “arti dello spettacolo”. Con la legge 14 agosto 1967 n. 800 si faceva riferimento alla sola “attività lirica e concertistica” come avente rilevante interesse generale, ed in nessuna delle successive leggi (fra cui la legge 30 aprile 1985 n. 163) si fa riferimento espresso alla musica. Nessun riconoscimento riceve la musica popolare contemporanea (c.d. “musica leggera”). Solo con la legge 22 novembre 2017 n. 175 (poi modificata nel 2022) si riconoscono espressamente le attività musicali popolari contemporanee (art. 2, comma 4, lett. f, n. 2) ai fini della promozione dello spettacolo, quale “fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale, strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiane in Europa e nel mondo, nonché quale componente dell'imprenditoria culturale e creativa e dell'offerta turistica nazionale”. Il DM 377/2021, poi, prevede contributi per alcuni progetti speciali di spettacolo musicale dal musicale dal vivo. La musica leggera (o POP) in Italia Da molto tempo la musica popolare (POP) è cultura in tutto il mondo. Blues, jazz, rock e pop sono ormai considerati espressioni culturali e, con il riconoscimento del premio Nobel alla letteratura assegnato a Bob Dylan nel 2016, la canzone è stata “ufficialmente” riconosciuta come una forma artistica e culturale rilevante del nostro tempo. Negli Stati Uniti la National Medal of Art è stata attribuita ai più grandi musicisti del Novecento, come Bob Dylan, Johnny Cash, Ray Charles, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, Quincy Jones, Barbra Streisand, James Taylor, così come anche i Kennedy Center Honors sono stati attribuiti, tra gli altri, a Paul McCartney, Bono (U2), Billy Joel, Bruce Springsteen, Led Zeppelin. In Italia la musica pop è stata, e continua ad essere, la colonna sonora di milioni di vite, ma è ancora oggi vittima di un pregiudizio che la vuole arte di serie minore, confinata al rango di “canzonetta”. Pregiudizio immotivato e inaccettabile, che penalizza gli artisti e l’intera filiera dell’industria musicale. È arte popolare: arte che nasce dal popolo ed arte che, per la sua vasta diffusione, riesce ad interessare e rappresentare tutte le categorie e le fasce sociali e culturali. È uno strumento di coesione della Nazione, forse il più forte. Tuttavia, ad oggi gli spettacoli musicali più complessi dal punto di vista artistico – nonostante gli introiti da biglietteria – non riescono ad essere rappresentati in tutta Italia per assenza di location idonee a conseguire almeno il punto di pareggio ricavi-costi. Cosicché la musica POP non è rappresentata su tutto il territorio italiano, a meno che gli artisti non rinuncino al loro progetto artistico originario, per acconsentire ad una riduzione, con inevitabile perdita di identità artistica dello stesso. Vantaggi della musica in Costituzione Il riconoscimento della musica (e, con essa, della musica leggera italiana) come cultura avente rilevante interesse generale nella Costituzione italiana consente di posizionarla come forma d’arte unica, espressione diretta e testimonianza della vita e dei valori sociali di un intero popolo, motore della crescita culturale ed economica della Nazione, anche nel contesto internazionale. Attraverso la musica (anche leggera e popolare), quale bene comune ed asset strategico di un Paese si intende: valorizzare la bellezza dell’Italia quale Paese di storia, cultura, arte, tradizione e paesaggio; rendere ulteriormente fruibile il patrimonio artistico, culturale e naturale italiano, rafforzandone la capacità di attrazione dei flussi turistici; contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali, economiche, sociali e di genere e concorrere all’accrescimento della cultura italiana, consentendo l’accesso alla musica ad ogni area geografica e sociale del Paese come strumento di coesione sociale; stimolare soluzioni di modernizzazione e di innovazione tecnologica per promuovere e diffondere la musica leggera e popolare italiana nel mondo; diffondere la musica leggera e popolare ed i suoi valori alle nuove generazioni, accompagnare il passaggio generazionale artistico italiano, promuovere l’educazione musicale e la formazione sociale e culturale dei giovani.