Ogni giorno vengono pubblicate sulle piattaforme più di centomila canzoni: sulle piattaforme ci sono cento milioni di brani, accessibili in streaming. Non solo su Spotify o YouTube, le canzoni sono ovunque: su Instagram o su TikTok, nella sigla o nella scena di una serie, alla tv o alla radio. È quasi impossibile passare un giorno senza ascoltarne una, e per questo si tende a darle per scontate. È in libreria “L’industria della canzone” di Gianni Sibilla, caporedattore di Rockol e direttore del Master in Comunicazione Musicale della Cattolica: è un volume che racconta come la canzone è diventata uno degli oggetti più complessi della cultura contemporanea e come, contemporaneamente, è cambiato e cresciuto il sistema di industria e media che la circonda. Dalla discografia ai live, dai media tradizionali a quelli digitali alle piattaforme: il volume passa in rassegna l’evoluzione della canzone, da quella italiana classica al rap e alla trap, da Elvis Presley a Taylor Swift, dai concerti e dai videoclip al Festival di Sanremo. Uno dei capitoli centrali è dedicato all’importanza e all' attualità dei media “tradizionali” per la canzone: la tv, il cinema, l’editoria, la radio. Come si racconta nel libro, quello tra radio e pop è un rapporto talmente radicato nell’immaginario da essere stato raccontato in centinaia di canzoni: amore ed odio, collaborazione e conflitto. Se alla fine degli anni Novanta, i Pearl Jam includevano nella loro "Wishlist" l’essere come una canzone alla radio (“I wish I was a radio song, the one that you turned up”, "Wishlist", 1998), più recentemente uno dei dischi di maggior successo degli ultimi anni, "Dawn FM" di The Weeknd, si presenta come la storia di un personaggio che viene salvato dall’ascolto di una stazione radiofonica che trasmette dal purgatorio. All’opposto, molti artisti criticano il ruolo della radio nell’omologazione dei gusti, perché le canzoni trasmesse sono sempre le stesse: già negli anni Ottanta gli Smiths, in "Panic", chiedevano “di impiccare il DJ perché la musica che mette non mi dice nulla sulla mia vita”. Pochi anni dopo i R.E.M., in “Radio song”, cantavano “It's that same sing-song and the DJ sucks, It makes me sad/I tried to turn it off/To say goodbye, my love/That radio song”. Anche le canzoni Italiane raccontano questo rapporto, dalla “radio libera, ma libera veramente” di Eugenio Finardi alla "Radio Baccano” di Giorgia Nannini e Jovanotti, per fare due esempi. Il volume è completato da diverse playlist con oltre 200 canzoni: qua sotto potete trovare una playlist creata appositamente per Rockol con le canzoni dedicate alla radio citate nel libro, con Pearl Jam, R.E.M., The Weeknd, Gianna Nannini, Laura Pausini, Tom Petty e molti altri.