La causa intentata dal Dipartimento di Giustizia americano nei confronti di Live Nation, accusata dalle istituzioni USA di condotte anticoncorrenziali messe in atto tramite la propria divisione dedicata al ticketing, Ticketmaster, non è l’unica grana legale alla quale la società guidata da Michael Rapino dovrà far fronte nei prossimi mesi: presso il tribunale di New York è stata depositata una class action nei confronti del gigante del live promoting che chiede 5 miliardi a titolo di risarcimento. L’azione, promossa da un’associazione di consumatori in rappresentanza di “milioni di acquirenti di biglietti”, è finita sulla scrivania del giudice Arun Subramanian, nominato dal presidente Joe Biden nel 2023 e - in veste di legale - già chiamato a lavorare su cause riguardanti istanze antitrust. Come rilevato da diversi osservatori locali, l’eco della causa avviata dal dipartimento di giustizia potrebbe portare altre entità a cavalcare l’onda del presunto abuso di posizione dominante, provocando un proliferare di cause dai fondamenti più o meno solidi. Alle bellicose dichiarazioni del procuratore generale al quale il Dipartimento di Giustizia ha affidato la causa, Merrick B. Garland - “E’ ora di sciogliere Live Nation-Ticketmaster” - la società aveva risposto con altrettanto dure dichiarazione del proprio Executive Vice President Corporate and Regulatory Affairs Dan Wall: “Vengono incolpate Live Nation e Ticketmaster per gli elevati costi di servizio, senza sapere che Ticketmaster trattiene solo una modesta parte di tali costi”, aveva osservato Wall nella replica (immediata) alla citazione in giudizio, “In effetti, l’emissione di biglietti primari è una delle distribuzioni digitali meno costose nell’economia del settore”.