When it rains, it pours, dicono gli inglesi. Dopo un inizio d’anno folgorante, Live Nation - nel giro di poco più di una settimana - si è trovata ad affrontare una delle fasi più delicate della sua storia aziendale: la causa intentata al gigante guidato da Michael Rapino dal Dipartimento di Giustizia americano per supposto abuso di posizione dominante e l’attacco informatico che ha colpito la sua divisione dedicata al ticketing, Ticketmaster, hanno messo la corazzata mondiale della musica dal vivo sotto il fuoco incrociato dei mercati. A far sentire la propria voce, anche se per via - ufficialmente - incidentale (una nota interna all’azienda rilanciata prima da Variety e poi delle principali testate di settore internazionali) è stata AEG Presents, che - nel Nord America - di Live Nation è il principale competitor. Jay Marciano, presidente e CEO della società, si è sostanzialmente schierato dalla parte del procuratore generale Merrick B. Garland, che - senza mezzi termini - ha auspicato la cessione forzata di Ticketmaster da parte di Live Nation: "Sosteniamo da tempo che Ticketmaster ha il monopolio nel mercato statunitense dei biglietti, e lo usa per favorire le operazioni di Live Nation, impedendo alla altre aziende di competere nel loro settore lasciando che i consumatori nel subiscano le conseguenze”. “Live Nation può affermare che i suoi margini sulla promozione sono bassi, ma è solo perché sfrutta i profitti eccessivi del suo monopolio sulla biglietteria per spendere più di quanto il mercato dei concerti può sostenere con profitto”, ha proseguito Marciano: “Lo fa con l’obiettivo di eliminare i concorrenti dal mercato e, a sua volta, utilizzare il suo controllo continuo sui contenuti per preservare una stretta mortale sulla biglietteria attraverso le esclusive”. “Anche se potrebbe volerci del tempo, crediamo fermamente che la causa del Dipartimento di Giustizia avrà successo, e alla fine porterà cambiamenti radicali con conseguente aumento della concorrenza, maggiore innovazione e scelta a vantaggio dei fan, degli artisti e del nostro intero settore”. Benché le argomentazioni di Marciano siano state liquidate - in un intervento sull’edizione americana di Billboard - dal responsabile per gli affari societari e normativi di Live Nation Dan Wall come “argomentazioni egoistiche comuni nei casi antitrust, che giustamente vengono ignorate”, più che le uscite dei competitor a poter risultare particolarmente insidiose per il gigante della musica dal vivo potrebbero essere le valutazioni del mondo finanziario. Il colosso del rating Standard & Poor's ha declassato l’outlook di Live Nation da stabile a negativo: secondo gli analisti l’azione legale intentata dal Dipartimento di Giustizia potrebbe colpire in maniera significativa le attività dell’azienda. “Sebbene l'impatto della causa sulla società e sul settore degli eventi dal vivo sia incerto, riteniamo che la performance operativa di Live Nation potrebbe essere danneggiata dal procedimento”, ha fatto sapere, in una nota, S&P Global Ratings: “Le prospettive negative riflettono la nostra opinione secondo cui l'accresciuto controllo normativo, i costi finanziari e la potenziale interruzione della posizione competitiva di Live Nation nel settore degli eventi dal vivo a causa della causa antitrust potrebbero compromettere l'affidabilità creditizia della società e quindi potenzialmente comportare un rating inferiore”. I titoli di Live Nation - quotata a Wall Street - hanno toccato il loro picco mensile lo scorso 21 maggio, quando venivano scambiati a 101,98 dollari: dopo l’annuncio del procedimento da parte del Dipartimento di Giustizia le obbligazioni si sono deprezzate fino a 93,4 dollari, per poi recuperare leggermente e chiudere, lo scorso venerdì, 31 maggio - prima che venisse ammesso ufficialmente il data breach ai danni di Ticketmaster - a quota 93,7 dollari.