Mentre l’industria discografica sembra pronta a seppellire il Cd tuffandosi a peso morto sul wireless e sull’on-line, c’è chi crede ancora nelle virtù e nel potenziale commerciale del dischetto digitale: quanto meno se inteso come gadget o se usato in abbinamento (“bundle”, dicono gli americani) ad altri prodotti commerciali sfruttando canali di distribuzione ancora poco frequentati. Su questa idea di business si fonda Cdyourself, impresa ed etichetta discografica sui generis che nei giorni scorsi si è presentata al pubblico approfittando della vetrina dell’ExpoTrade-Fiera di Milano, salone dedicato al franchising e al commercio. Scelta niente affatto casuale: la società del Gruppo Finagoros (marketing door-to-door e altro), nata da un’idea di Marco Melega che nell’iniziativa ha coinvolto operatori del settore come Gianni Bragante e Riccardo Sada, guarda agli esercizi commerciali di qualunque settore – negozi al dettaglio, ipermercati, alberghi, ristoranti, discoteche e locali pubblici in genere – come a potenziali partner per la distribuzione della musica. Gratuita, in questo caso, e destinata alla specifica clientela dei punti vendita convenzionati; tramite “Cdcard” collezionabili sulla base di certi volumi di spesa (da 10 euro in su) e spendibili in tutti i negozi contraddistinti dall’insegna “CdPoint”, i consumatori maturano il diritto a ricevere in omaggio, appunto, Cd e compilation dei più richiesti generi musicali. Della catena di valore, sostengono Melega e i suoi collaboratori, finiscono per avvantaggiarsi tutti: i consumatori stessi, le aziende commerciali che incentivano gli acquisti proponendo prodotti musicali consoni alla propria immagine e gamma di offerta, e infine etichette ed artisti, soprattutto emergenti, che trovano nuovi sbocchi e opportunità di diffusione della propria musica.