(leggi qui la prima parte) Sono anni, questi, nei quali l’esponenziale accumulo di potere, risorse e influenza da parte delle cosiddette ‘big five’ della tecnologia continua a destare forti preoccupazioni, e non solo a livello di antitrust. Ma sono anche mesi, questi in particolare, in cui l’ascesa rampante dell’intelligenza artificiale generativa riesce quasi a mettere in ombra quella narrazione - e non fa che acuire il senso di pericolo e scetticismo di chi pare destinato a subirne la presenza. Osservando poi da vicino l’incrocio tra intelligenza artificiale generativa e industria musicale, diventa chiaro che quel conflitto molto acceso che si sta consumando ha una natura tanto economica quanto culturale. Spesso si rimarca quanto le startup che vogliono imporsi come “disruptors” dell’industria non abbiano cognizione della sua struttura, dei suoi valori, delle implicazioni che le loro innovazioni comportano per i modelli di business che alimentano gli affari delle aziende e le carriere degli autori e degli artisti del comparto. E ci si chiede quanto gli investitori finanziari comprendano veramente la portata di una guerra che potrebbero trovarsi a combattere con l'industria musicale, calpestando la passione che artisti e titolari dei diritti metteranno in una lotta per la loro stessa sopravvivenza. E nel caso di Suno…? Anche qui il sostegno è opera di “estranei”? Fino a un certo punto. Un mare di denaro. Chi partecipa e sostiene Suno. Se è accettabile sostenere che, in generale, gli investitori che hanno pompato tutto questo denaro nella startup bostoniana hanno relativamente poco a che fare con l'industria musicale e molto di più con l'industria tecnologica, conviene però dare un’occhiata a questa compagine composita che, almeno per gli addetti ai lavori, può riservare qualche sorpresa. Suno ha raccolto 125 milioni di dollari in un round di finanziamento di Serie B. Il che attribuisce alla startup un valore implicito di 500 milioni di dollari, nonostante sia nata solo un paio d’anni fa ed abbia ottenuto questo aumento di capitale con una forza lavoro di solo 12 elementi, inclusi i quattro co-fondatori. Ma chi c’è dietro ai 125 milioni di dollari? E su quali forze potrà contare, oltre che su una incredibile quantità di contanti? Potremmo cominciare col dire che all’inizio fu Microsoft: lo scorso dicembre, quella stessa big tech che ha pesantemente finanziato Open AI e Chat GPT diventandone la principale alleata, aveva integrato Suno nella sua app di AI Copilot. Sancendo la mossa con un comunicato stampa nel quale, tra l’altro, si leggeva: "Non è necessario saper cantare, suonare uno strumento o leggere la musica per dare vita alle proprie idee musicali". Ma dopo questo endorsement di fatto, sono entrati capitali e persone. Eccone una panoramica. A guidare il recente round di finanziamento di Serie B è stato Lightspeed Ventures, una società di VC di primissimo piano con sede a Menlo Park, in California, che vanta 25 miliardi di dollari in asset in gestione e che ha motivato il proprio investimento con la ferma convinzione che siamo alla vigilia della "democratizzazione" della musica grazie alla AI. Sul suo sito Web ha infatti dichiarato: "L'ultimo modello AI di Suno, versione 3, può generare canzoni complete degne di andare in onda in radio top 40 in pochi secondi. Tutti gli esseri umani sono intrinsecamente creativi. Gli smartphone e internet hanno reso molto più facile esprimere la creatività... Tuttavia, la creazione di musica, un mezzo che è consumato da quasi tutti sul pianeta, rimane inaccessibile alla maggior parte. Ma l'AI generativa cambia questa equazione. L'AI è un'altra straordinaria innovazione nell'evoluzione della creazione musicale, proprio come le workstation audio digitali, i sintetizzatori, i giradischi e le chitarre elettriche prima di essa". Nel proprio impressionante portafoglio di investimenti attuali e passati, Lightspeed Ventures vanta quelli in Epic Games, Snap (proprietaria di Snapchat), Giphy. Ma, dato l’argomento in questione, spiccano soprattutto quelli sostenuti in aziende focalizzate sulla AI come Stability AI e Mistral AI. La sua familiarità con l’industria musicale, infine, è riconducibile ai suoi investimenti in Everyrealm, azienda operante nel metaverso e supportata da Nas e Lil Baby; nella piattaforma di condivisione musicale Audius; nel mercato mobile di studi di registrazione e produttori RecordGram. C’è poi Matrix Partners, anch’essa con sede vicino alla Silicon Valley (a Palo Alto) e con oltre 4 miliardi di dollari investiti e più di 4 miliardi di dollari in asset in gestione. Il cursus honorum di Matrix è tutt’altro che irrilevante: decenni fa fu un investitore precoce in Apple, ma ha anche finanziato gli esordi di aziende come Motorola, Quora, FedEx, SanDisk e Zendesk. L’aspetto più interessante di Matrix, tuttavia, si concentra però nella persona di uno dei propri partner, Antonio Rodriguez, vero fautore del sostegno di Suno da parte del venture capital per cui lavora. E tanta convinzione non deve sorprendere, considerato che fu lui – sempre come partner di Matrix – a partecipare allo sviluppo di Echo Nest, la piattaforma di intelligenza e dati musicali sviluppatasi proprio in seno al MIT e poi acquisita da Spotify nel 2014 per raffinare il proprio algoritmo e sistema di raccomandazione. Il trio di venture capitalist si completa con Founder Collective, società invece con sede nell'area di Boston e di dimensioni decisamente ridotte rispetto alle due sopra citate, avendo raccolto circa 280 milioni di dollari in quattro fondi a partire dal 2020. Ma anch’essa con qualche medaglia significativa da esibire: l'app di pagamento Venmo, Uber, Buzzfeed, Chartbeat, SkipTheDishes (poi acquisita da Just Eat). Alle quali si aggiunge una connessione con l'industria musicale grazie all’investimento sostenuto nella piattaforma di ticketing SeatGeek. Tra i partecipanti al round di finanziamento di Suno si aggiunge poi una pattuglia di imprenditori tecnologici. Il primo è Andrej Karpathy, considerato un luminare del comparto in quanto una la sua è una delle figure più prominenti nello sviluppo dell'AI: co-fondatore di OpenAI, creatore di ChatGPT, dove ha lavorato dal 2015 al 2017 e di nuovo dal 2023 al 2024, e direttore dell'intelligenza artificiale presso Tesla di Elon Musk dal 2017 al 2022. Un altro finanziatore individuale di Suno piuttosto interessante è Aravind Srinivas. Come CEO di Perplexity AI – che sviluppa un motore di ricerca basato su chatbot che fornisce agli utenti risposte a domande senza che debbano cliccare sui siti web da cui sono state ottenute quelle risposte – si potrebbe affermare che il suo nome figura abbastanza in alto sulla lista nera di qualsiasi creatore di contenuti che viva di diritti e copyright. Per fare un esempio, in un’udienza con l'Ufficio del Copyright degli Stati Uniti su copyright e AI, la Directors Guild of America (DGA) ha incluso Perplexity AI in un elenco di aziende che hanno iniziato a utilizzare l'AI per "manipolare film, programmi televisivi e altri intrattenimenti per rigenerare nuove opere". Ci sono poi Aaron Levie, co-fondatore e CEO di Box Inc. (società che fornisce servizi cloud alle aziende) e Nat Friedman e Daniel Gross, spesso citati in coppia poiché investono insieme in startup (gestiscono anche un fondo da 250.000 dollari chiamato AI Grant che offre alle aziende AI l'accesso a server con chip Nvidia utilizzati per sviluppare modelli AI). Il primo è un ex CEO della piattaforma di sviluppo GitHub (oggi una sussidiaria di Microsoft) ed ex presidente della GNOME Foundation, che sta lavorando per creare una piattaforma informatica per il pubblico che utilizza solo software gratuito. Gross, considerato una delle persone più influenti nello sviluppo dell'AI, ha invece fondato Cue (precedentemente noto come Greplin), un'app di motore di ricerca personalizzata e automatizzata che è stata acquisita da Apple nel 2013. E’ anche un partner di Y-Combinator, celebre acceleratore di startup. Vale poi la pena prendere nota di un paio di artisti musicali che stanno lavorando come consulenti per l'azienda. Uno di questi è Jason Blau, alias 3LAU, musicista e produttore profondamente coinvolto nella tecnologia applicata alla musica, nonché co-fondatore di Royal, una piattaforma di investimento musicale basata su blockchain; investitore nel round iniziale della piattaforma di creazione musicale Web3 Arpeggi Labs; e creatore di 3LAU AI, un'AI generativa modellata sulla sua stessa musica. Gli si affianca Flosstradamus (all’anagrafe DJ Curt Cameruci), che è anche a capo della società Rubin che sta lavorando su una piattaforma che, a suo dire, sarà per l'attuale fase storica musicale l’equivalente di ciò che Spotify fu succedendo a Napster. 125 milioni di dollari per… L’industria musicale detesta la narrazione propagata dalla Silicon Valley in base alla quale il miglior viatico verso l'innovazione consista nel costruire prima e chiedere il permesso dopo (in alternativa: violare prima, e chiedere scusa dopo). E si è attrezzata per contrastarla ogniqualvolta l’innovazione – stavolta quella guidata dalla Gen AI – abbia luogo in casa propria. Ma resta centrale, in queste settimane, cercare di rispondere a una domanda: cosa significa il round di finanziamento da 125 milioni di dollari per Suno, per il crescente comparto musica & AI e per l'industria musicale nel suo complesso? Innanzitutto significa che Suno potrà investire molto denaro per accelerare la sua crescita: "Utilizzeremo questi fondi per accelerare lo sviluppo del prodotto e far crescere il nostro team di creatori di musica, amanti della musica e tecnologi", ha scritto Mikey Shulman. Si pensi che l’ascesa fulminea della startup è avvenuta con una forza lavoro di sole dodici persone. Inoltre, considerando che i titolari dei diritti musicali hanno iniziato a far sentire la loro voce riguardo all'addestramento dei modelli, ai permessi e alle licenze - Sony Music ha scritto di recente a più di 700 aziende di AI imponendo un "opt-out" per la sua musica dall'addestramento dei modelli ed ha richiesto informazioni su come queste aziende hanno utilizzato le sue registrazioni e/o il suo repertorio di canzoni – significa anche che 125 milioni di dollari sono fondi ingenti molto utili a Suno per pagare gli avvocati se e quando ne avrà bisogno. Infine, 125 milioni di dollari sono potenzialmente anche risorse preziose per concludere quegli accordi di licenza che i titolari dei diritti stanno cercando. Lo stesso Shulman ha affermato che Suno è "impegnata a lavorare a stretto contatto con artisti, etichette e editori per creare un ecosistema sostenibile ed equo per la musica generata dall'AI". Come e quando si addiverrà ad accordi tra le parti? Quando le aziende di musica & AI che dichiarano il loro desiderio di collaborare con le etichette e creare opportunità per i musicisti sosterranno queste intenzioni con i fatti. E quando i titolari dei diritti che dichiarano la loro disponibilità a concludere accordi di licenza proporranno termini praticabili e, veramente importante, si assicureranno che i musicisti che rappresentano siano pienamente coinvolti. E’ presto per dirlo, ma questo round di finanziamento potrebbe preludere a partnership anziché a battaglie legali. E a posteriori, allora, potremo veramente capire se Suno assomiglia più a Napster, Spotify, Instagram o solo a se stessa.