Oltre Spotify in data 23 luglio, anche Alphabet ha condiviso i suoi ultimi risultati finanziari trimestrali. Quanto alla musica, all’interno dei numeri della big tech californiana sono i dati pubblicitari riguardanti YouTube a rilevare. Ebbene, in armonia con la tendenza recente, i ricavi da advertising di YouTube hanno generato 8,66 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2024, con un aumento del 13% anno su anno. YouTube ha così raggiunto i 100 milioni di abbonati premium (inclusi i periodi di prova) a febbraio di quest'anno. The Hollywood Reporter ha però sottolineato che gli 8,66 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari di YouTube sono in realtà inferiori alle aspettative di Wall Street – che erano di 8,93 miliardi di dollari – ma che appaiono in qualche modo edulcorati dal confronto della crescita di YouTube con "i numeri pubblicitari in calo delle aziende di media tradizionali e un mercato apparentemente stagnante da parte di servizi come Netflix e Amazon Prime Video". Secondo The Information, invece, la crescita rallentata della pubblicità su YouTube contrasta con altri aspetti positivi emersi dalla trimestrale della casa madre di Google (come l'intelligenza artificiale, che sembra aver dato un po' di impulso a Google Cloud, o la ricerca, protagonista dell’ennesimo trimestre decoroso). La testata di San Francisco solleva il dubbio che l'espansione di Amazon nella pubblicità televisiva su Prime Video potrebbe avere limitato lo slancio di YouTube, il cui +13% nei ricavi pubblicitari del secondo trimestre è ben inferiore al +21% del primo. Anche se i dati Nielsen suggeriscono che la quota di YouTube del tempo di visione TV è tre volte quella di Amazon Prime Video, Amazon ha il vantaggio che la programmazione di Prime Video - programmi TV, film e sport dal vivo - è più vicina a ciò a cui gli inserzionisti sono abituati dalla TV tradizionale, mentre i contenuti di YouTube sono più fortemente orientati verso clip e contenuti creati da creatori e altri.