In Germania un brano interamente composto, arrangiato e prodotto dall’intelligenza artificiale è entrato nelle classifiche di vendita ufficiali del paese. La canzone, intitolata “Verknallt in einen Talahon” (“Innamorata di un talahon”) e “commissionata” a un modello di AI generativa - Udio, per la precisione - dal produttore Butterbro, lo scorso 12 agosto era segnalata nelle chart locali in quarantottesima posizione. L’ingresso del brano in classifica ha suscitato polemiche, non solo riguardo la particolare genesi dello stesso. “Talahon”, in tedesco, è un termine per certi versi assimilabile al nostro “maranza”, ma con connotazioni ancora più negative: come cita Diffus, la parola indica generalmente “adolescenti e giovani con un background migratorio, il cui abbigliamento consiste in marsupi ed un eccesso di abiti firmati e che attirano l’attenzione con comportamenti negativi come la volontà di usare la violenza e il degrado della donne”. Originariamente nato come “autodescrizione”, “talahon” è successivamente stato adottato da gruppi di estrema destra tedeschi per alimentare sentimenti di islamofobia e xenofobia nei confronti delle comunità straniere residenti nel paese. Butterbro - all’anagrafe Josua Waghubinger - è rimasto sorpreso dal successo della sua creazione, nata non per creare un caso ma come semplice scherzo destinato a una ristretta cerchia di amici. Eppure il caso - al di là delle implicazioni socio-culturali connesse all’utilizzo del termine “talahon” e alle eventuali strumentalizzazioni connesse - c’è, ed è grosso. L’exploit della canzone arriva a meno di due mesi dall’avvio del procedimento legale che potrebbe ridefinire gli equilibri tra industria creativa e sviluppatori di AI generativa, ovvero quello intentato dalle major nei confronti di due aziende tecnologiche impegnate nella creazione di modelli di intelligenza artificiale musicale, ovvero Suno e Udio, quest’ultima la stessa piattaforma utilizzata da Butterbro per creare “Verknallt in einen Talahon”.