In un’analisi resa disponibile sul canale di comunicazione aziendale For The Record Spotify ha rivelato un boom sulla propria piattaforma della musica Anime, genere musicale legato alle opere di animazioni giapponesi. “Il mondo degli anime si sta espandendo rapidamente, trovando fan ovunque”, fanno notare gli analisti del DSP: “Su Spotify, gli streaming globali di musica anime sono aumentati del 395% dal 2021, con 6,7 milioni di playlist anime generate dagli utenti, a dimostrazione del fatto che gli ascoltatori amano immergersi completamente nell'audio delle loro serie e film preferiti”.

La società guidata da Daniel Ek ha siglato un accordo con il marchio anime Crunchyroll per potenziare il proprio hub Anime, che offrirà agli utenti playlist personalizzate e contenuti esclusivi come il podcast “Crunchyroll Presents: The Anime Effect”, alla realizzazione del quale hanno preso parte in veste di ospiti il rapper Denzel Curry e la star J-Pop LiSA .

"Siamo entusiasti di collaborare con Crunchyroll per offrire agli ascoltatori una nuova selezione di musica anime da esplorare", ha dichiarato Kyota Onishi, Head of Music in Japan di Spotify: "Su Spotify, gli streaming globali di anime sono aumentati negli ultimi anni e speriamo che l'hub Anime diventi una parte indispensabile della cultura anime".

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Spotify, boom della musica Anime

Industria

Crescita del +395% in tre anni per il genere legato all’animazione giapponese

La maggior parte del pubblico è ben contenta della scelta di Kendrick Lamar per l'halftime show del Super Bowl: si tratta infatti di uno dei rapper universalmente più ammirati e rispettati, tanto che è addirittura l'unico nel suo genere a essere stato insignito di un Premio Pulitzer per la musica. Eppure, all'interno della scena rap c'è chi critica questa decisione, e navigando i vari social, specie su <a href="https://x.com/search?q=kendrick%20lamar%20lil%20wayne&amp;src=typed_query" target="_blank">X</a>,&nbsp;non è raro imbattersi in proteste e polemiche, in questi giorni. Si tratta di sostenitori di Lil Wayne, un leggendario (ma molto meno conosciuto nel mainstream) rapper di New Orleans, la città dove si svolgerà la finale del campionato di football NFL, che vorrebbero fosse proprio lui a esibirsi al suo posto.

Il campanilismo, però, non è l'unica ragione che si nasconde dietro questa ondata di indignazione social. Il retroscena, noto soprattutto agli appassionati di rap,&nbsp;è che quest'anno l'halftime show del Super Bowl è prodotto in collaborazione con Roc Nation, la società di Jay-Z,&nbsp;che si occupa dell'intrattenimento che ruota attorno alla NFL. Jay-Z avrebbe in antipatia Drake, che a sua volta ha mosso i suoi primi passi nella stessa etichetta di Lil Wayne, la Cash Money Records. Di conseguenza, secondo alcuni avrebbe boicottato volutamente la scelta di Lil Wayne per lo spettacolo dell'intervallo; non è un caso se la prima a dar voce a queste proteste è stata la rapper Nicki Minaj, anche lei ex esponente di spicco della Cash Money. Nonostante la mole di tweet a riguardo, insomma, si tratta di una piccola questione interna che probabilmente si risolverà spontaneamente nei prossimi giorni.

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Super Bowl: c'è chi protesta per la scelta di Kendrick Lamar

E curiosamente si tratta di voci interne alla scena rap: c'entrano il campanilismo e vecchi attriti

La globalizzazione della musica è ormai talmente capillare che ogni artista, dall'emergente europeo all'idol asiatico passando per il re delle classifiche africane, ha le potenzialità per sfondare in tutto il mondo senza neppure muoversi da casa. Ma come si traduce tutto ciò&nbsp;nel concreto? E' possibile che il successo non sia ancora così virtuale ed etereo come pensiamo e&nbsp;passi ancora attraverso snodi geografici ben definiti, in particolare le grandi metropoli. Lo rivela una <a href="https://reports.chartmetric.com/trigger-cities/2024" target="_blank">nuova ricerca di Chartmetric</a>, che si focalizza sulle cosiddette "trigger cities", ovvero le città che, se conquistate da un artista, riescono a fare da volano per generare attorno a lui un clamore e un'attenzione particolari.

Chartmetric identifica le caratteristiche generali di queste città: si tratta spesso di megalopoli con alta densità abitativa e una popolazione giovane e particolarmente attiva sui social, in grado di generare parecchie interazioni. Se sono al centro di fenomeni di immigrazione / emigrazione, tanto meglio, perché il seme della musica ascoltata lì verrà disperso anche altrove. Inoltre, è importante che ci sia una forte presenza di ascoltatori di musica in streaming, in grado di intercettare e veicolare i nuovi trend. Per tutti questi motivi, la maggior parte delle trigger cities si trovano in America Latina e in Asia: Città del Messico, ad esempio, risulta essere la città con il più alto numero mensile di ascoltatori di Spotify al mondo, mentre la piccola Singapore trae vantaggio da una popolazione residente che proviene da tutto il mondo, è tendenzialmente anglofona e soprattutto fa un uso continuo dei social network. Al di fuori di questi due continenti, anche il nord America (con New York) e l'Australia (con Melbourne) hanno totalizzato ottime performance, mentre l'Africa risulta ancora penalizzata, come in molti altri ambiti d'altronde.&nbsp;Per il momento l'Europa non sembra brillare: l'unica città davvero molto influente sembra essere Londra, mentre altre metropoli come Barcellona, Amsterdam, Madrid e Parigi potrebbero essere sulla buona strada per diventarlo.&nbsp;Chartmetric, tuttavia, rileva che gli ascoltatori europei sembrano avere un atteggiamento da cosiddetti gatekeeper:&nbsp;sono cioè molto gelosi dei propri gusti musicali e tendono a non condividerli massicciamente con altri, né sui social né altrove.

Sull'Italia, che in questa mappa delle trigger cities risulta proprio non pervenuta,&nbsp;c'è da fare una riflessione ulteriore, sempre relativa ai comportamenti dei nostri utenti.&nbsp;La tendenza, infatti, è quella di ascoltare il nuovo&nbsp;prodotto&nbsp;dell'artista di turno&nbsp;in modo massiccio e ossessivo, facendogli&nbsp;totalizzare una mole di streaming enorme (tant'è che molti album italiani risultano poi essere i migliori debutti della settimana o del mese in tutto il mondo), ma è difficile uscire dalla dimensione locale, perché gli stessi fan italiani sono più orientati a guardare alla proposta discografica&nbsp;interna, piuttosto che al mercato estero. Tant'è che anche le superstar di oltreoceano&nbsp;come Taylor Swift o Drake ci hanno messo molto più tempo ad affermarsi, dalle nostre parti. E' possibile che qualcosa possa cambiare a breve, però: la speranza ce la danno casi eclatanti, anche se ancora isolati e più IRL che social,&nbsp;come i concerti di Travis Scott sul nostro territorio (fino a un anno fa, chi mai avrebbe immaginato&nbsp;che un nome del genere&nbsp;arrivasse&nbsp;a vendere 230.000 biglietti in meno di 12 mesi?).

Nell'attesa che qualche italiana entri&nbsp;nel novero delle trigger cities, ci accontentiamo di prendere nota delle altre. Una volta identificate quelle&nbsp;che generano più tam tam, però,&nbsp;resta il nodo di come sfruttare questa informazione.&nbsp;Il suggerimento di Chartmetric è di collaborare con artisti del posto, prendere contatti con brand locali o addirittura omaggiare le metropoli in questione&nbsp;con remix e iniziative ad hoc. Basterà? Tentar non nuoce.

Le città che catalizzano la musica (e come sfruttarle)

Le evidenzia una ricerca di Chartmetric: sono soprattutto in Asia e in Sud America. E l'Italia?

Concord Label Group, la realtà indipendente che raccoglie svariate etichette storiche tra cui Stax, Pulse, Kidz Bop e Loma Vista, ha appena annunciato una fusione interna di due delle sue label più amate, Concord Records (da cui appunto prende il nome l'intero gruppo) e Fantasy Records. I due roster si fonderanno in un'unica nuova etichetta, battezzata semplicemente Concord.

La particolarità di questo cambio di passo sta anche nei vertici prescelti per guidarla: a co-dirigerla, infatti, saranno&nbsp;Margi Cheske (che ha lavorato a lungo nel marketing di Virgin Records prima arrivare nel&nbsp;Concord Label Group)&nbsp;e&nbsp;Mark Williams (dopo una lunga esperienza in Interscope e poi in Columbia Records, è già stato presidente ad interim di Concord Records in passato). I due ricopriranno il ruolo di co-presidenti di Concord, mentre Tom Becci sarà a capo dell'intero gruppo nel ruolo di Chief Executive.

Una fusione in casa Concord Label Group

Le etichette Concord Records e Fantasy Records si uniscono sotto l'egida unitaria di Concord

La piattaforma di streaming musicale basata sulla tecnologia blockchain Audius ha siglato un accordo di licenza a livello globale con Kobalt: l’intesa garantisce agli autori rappresentati dalla società di edizioni fondata da Willard Ahdritz l’accesso al marketplace decentralizzato di Audius.

“Audius ha compiuto passi da gigante nella propria attività, maturando il potenziale per aumentare i ricavi complessivi a disposizione degli autori di canzoni, aiutandoli a entrare in contatto in modo significativo e diretto con i loro fan più appassionati”, ha dichiarato Derek Cournoyer, Vice President, Global Digital Business &amp; Emerging Media di Kobalt: “Siamo entusiasti che i nostri cantautori interagiscano con milioni di utenti sulla piattaforma Audius”.

"Mentre continuiamo ad ampliare le opportunità per autori ed editori musicali di accedere a nuovi flussi di ricavo, questo accordo con Kobalt rappresenta un traguardo importante per tutti noi di Audius", ha aggiunto Shamal Ranasinghe, Chief Business Officer di Audius: "Kobalt è sempre stata un'azienda molto progressista e tecnologicamente avanzata, e non vediamo l'ora di iniziare a lavorare con loro e con il loro incredibile gruppo di autori".

Audius sigla un accordo di licenza con Kobalt

Per 'aumentare i flussi di ricavo a beneficio degli autori'

Intervenuto alla Communacopia &amp; Technology Conference di Goldman Sachs, il presidente e ceo di Live Nation Michael Rapino ha condiviso una proiezione di quello che sarà l’andamento del mercato della musica dal vivo nei prossimi anni.

“Non credo che ci sia un altro settore che abbia avuto una crescita composta dell'8-9% negli ultimi 20 / 25 anni, pur attraversando recessioni e tutto il resto”, ha spiegato Rapino: “Credo quindi che, per i prossimi dieci anni, quell'8-9% continuerà a essere il faro. Questo sarà un settore a cui dovremmo guardare [come investitori, ndr] per avere una crescita globale continua su base annua. Abbiamo raddoppiato la nostra attività in due anni, tra il 2022 e il 2023. Abbiamo avuto un'incredibile domanda repressa e, quest'anno, è il primo anno in cui probabilmente stiamo sentendo un po' i postumi di quell'enorme attività negli stadi per due anni. Quindi sapevamo che quest'anno, per gli stadi, sarebbe stato un po' scarso, ma che avremmo fatto del nostro meglio per monetizzare le altre nostre venue, come le arene, dove l'attività rientra in strutture di nostra proprietà e possiamo gestirla. Il fatto che siamo cresciuti di quasi l'80% per due anni consecutivi, e quest'anno continueremo a crescere, ma in modo piatto. E’ comunque eccezionale”.

Secondo Rapino il 2025 ha tutte le carte in regola per rivelarsi un’annata record per il mercato a livello globale. "È ancora presto per dirlo, perché ci sono sempre cose che cambiano”, ha premesso il numero uno di Live Nation: “Ma il nostro business negli stadi nel 2025, al momento, promette di superare quello registrato nel 2023. Stiamo parlando di grandi cifre. Il nostro business nelle arene per il 2024 sembra più grande di quanto previsto. Questo ci porta a pensare che, probabilmente, l’anno prossimo sarà il migliore di tutti, una forte crescita nelle grandi venue e una crescita costante nelle arene. Sappiamo che il prossimo anno sarà mostruoso, per gli stadi".

“Continueremo a dimostrare che il nostro è un settore resiliente”, ha concluso Rapino, senza rinunciare a una stoccata all’indirizzo del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-746271/usa-vs-live-nation-dieci-stati-si-uniscono-alla-causa">Dipartimento di Giustizia americano, che ha portato in tribunale l'azienda accusandola di abuso di posizione dominante</a>: “E lo è, indipendentemente dalle sfide economiche in corso. Il nostro compito sarà assicurarci che il rumore sul lato della regolamentazione non influenzi il nostro business. È business as usual, pedaliamo a tavoletta e faremo crescere questo business in modo aggressivo, come abbiamo fatto. E pensiamo che continueremo a passare per quelli che superano le aspettative”.

Live Nation, le previsioni: ‘Il settore continuerà a crescere’

Per il ceo Michael Rapino il 2025 potrebbe essere ‘il miglior anno di sempre’

Stasera <a href="http://www.rockol.it/news-746611/x-factor-2024-quando-inizia-cast-giudici-interesse">riparte&nbsp;X Factor,</a> per la sua 18° edizione, con alcune novità e alcune costanti. Come negli ultimi anni, va&nbsp;in onda&nbsp;su Sky e sulle sue piattaforme (SkyGo e NowTv): si inizia con i casting; girati prima dell'estate, mentre le puntate dal vivo arriveranno dal 24 di ottobre in poi. 
Il funzionamento è il solito: i "talenti" si mostrano ai quattro giudici, cercando di ottenere almeno 3 sì su 4&nbsp;- con una piccola novità, un "X pass" che permette ad ognuno, per una volta sola, di scegliere un/una artista e portarlo direttamente alla fase dei bootcamp. Il format è quello delle origini, in Italia (con qualche&nbsp;variazione) ormai dal 2008 in Italia. Ma&nbsp;le novità più evidenti del 2024 sono nel cast, con il tentativo di rinnovare un programma che viene definito da Sky come "pilastro della rete", ma che ha faticato nei risultati di ascolto, mostrando inevitabilmente un po' di stanchezza. Così arriva Giorgia, al suo debutto come conduttrice (dopo un'esperienza come spalla di Amadeus per una serata dell'ultimo Sanremo) e&nbsp;una giuria resettata, con Achille Lauro, Jake La Furia, Paola Iezzi e il ritorno di Manuel Agnelli. La finale arriva in Piazza Plebiscito a Napoli, grazie ad un accordo con l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Gaetano Manfredi.

<h2>X Factor e il mercato musicale</h2>

Dietro le quinte X Factor rimane una macchina imponente: il partner discografico, dal 2023 è Warner Music Italia, che ha una prelazione sugli artisti in gara. La produzione televisiva è di Fremantle, che mette al lavoro 400 persone: la società di produzione detiene i diritti del format con un contratto con Sky&nbsp;in scadenza.&nbsp;L'emittente, alla conferenza stampa, ha mostrato l'intenzione di rinnovarlo, smentendo le voci &nbsp;di un interesse di Discovery che ha appena arruolato Amadeus. L'ex presentatore di Sanremo,&nbsp;intanto la prossima settimana debuttta con un nuovo format, Suzuki Music Party, con artisti/e che presentano canzoni inedite: girato a Milano il 17 andrà in onda il 22.&nbsp;

Al di là di questi movimenti televisivi, c'è la questione del rapporto di X Factor&nbsp;con uno scenario musicale, con una minore capacità del programma di incidere su un&nbsp;mercato in cui il&nbsp;ruolo di scouting e traino dei successi è affidato soprattutto ai social media.

“Secondo me a X Factor c'è più libertà a livello di comunicazione estetica, rispetto ai social”, spiega a Rockol Agnelli. “Per estetica intendo proprio il vocale, il linguaggio, con cui comunichi la musica. TikTok e i social hanno&nbsp;delle regole che devi rispettare e questo restringe moltissimo il campo creativo. A X Factor ci sono delle regole, anche tante, anche troppe, però il campo è molto più grande”. &nbsp;Proprio Agnelli in conferenza stampa aveva sintetizzato così il suo pensiero sul ruolo del programma rispetto al mercato: “Il nostro obiettivo è scovare i talenti. Sono qua per parlare di musica, di trovare talenti per la discografia non me ne frega un cazzo”, ricordando di averlo già&nbsp;fatto con i Maneskin, di cui era giudice e responsabile nell’edizione 2017, da cui la band romana emerse.

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 <div style="padding:16px;"> <a href="https://www.instagram.com/reel/C_x1z6CId94/?utm_source=ig_embed&amp;utm_campaign=loading" style=" background:#FFFFFF; line-height:0; padding:0 0; text-align:center; text-decoration:none; width:100%;" target="_blank"> <div style=" display: flex; flex-direction: row; align-items: center;"> <div style="background-color: #F4F4F4; border-radius: 50%; flex-grow: 0; height: 40px; margin-right: 14px; width: 40px;"></div> <div style="display: flex; flex-direction: column; flex-grow: 1; justify-content: center;"> <div style=" background-color: #F4F4F4; border-radius: 4px; flex-grow: 0; height: 14px; margin-bottom: 6px; width: 100px;"></div> <div style=" background-color: #F4F4F4; border-radius: 4px; flex-grow: 0; height: 14px; width: 60px;"></div></div></div><div style="padding: 19% 0;"></div> <div style="display:block; height:50px; margin:0 auto 12px; width:50px;"><svg width="50px" height="50px" viewBox="0 0 60 60" version="1.1" xmlns="https://www.w3.org/2000/svg" xmlns:xlink="https://www.w3.org/1999/xlink"><g stroke="none" stroke-width="1" fill="none" fill-rule="evenodd"><g transform="translate(-511.000000, -20.000000)" fill="#000000"><g><path d="M556.869,30.41 C554.814,30.41 553.148,32.076 553.148,34.131 C553.148,36.186 554.814,37.852 556.869,37.852 C558.924,37.852 560.59,36.186 560.59,34.131 C560.59,32.076 558.924,30.41 556.869,30.41 M541,60.657 C535.114,60.657 530.342,55.887 530.342,50 C530.342,44.114 535.114,39.342 541,39.342 C546.887,39.342 551.658,44.114 551.658,50 C551.658,55.887 546.887,60.657 541,60.657 M541,33.886 C532.1,33.886 524.886,41.1 524.886,50 C524.886,58.899 532.1,66.113 541,66.113 C549.9,66.113 557.115,58.899 557.115,50 C557.115,41.1 549.9,33.886 541,33.886 M565.378,62.101 C565.244,65.022 564.756,66.606 564.346,67.663 C563.803,69.06 563.154,70.057 562.106,71.106 C561.058,72.155 560.06,72.803 558.662,73.347 C557.607,73.757 556.021,74.244 553.102,74.378 C549.944,74.521 548.997,74.552 541,74.552 C533.003,74.552 532.056,74.521 528.898,74.378 C525.979,74.244 524.393,73.757 523.338,73.347 C521.94,72.803 520.942,72.155 519.894,71.106 C518.846,70.057 518.197,69.06 517.654,67.663 C517.244,66.606 516.755,65.022 516.623,62.101 C516.479,58.943 516.448,57.996 516.448,50 C516.448,42.003 516.479,41.056 516.623,37.899 C516.755,34.978 517.244,33.391 517.654,32.338 C518.197,30.938 518.846,29.942 519.894,28.894 C520.942,27.846 521.94,27.196 523.338,26.654 C524.393,26.244 525.979,25.756 528.898,25.623 C532.057,25.479 533.004,25.448 541,25.448 C548.997,25.448 549.943,25.479 553.102,25.623 C556.021,25.756 557.607,26.244 558.662,26.654 C560.06,27.196 561.058,27.846 562.106,28.894 C563.154,29.942 563.803,30.938 564.346,32.338 C564.756,33.391 565.244,34.978 565.378,37.899 C565.522,41.056 565.552,42.003 565.552,50 C565.552,57.996 565.522,58.943 565.378,62.101 M570.82,37.631 C570.674,34.438 570.167,32.258 569.425,30.349 C568.659,28.377 567.633,26.702 565.965,25.035 C564.297,23.368 562.623,22.342 560.652,21.575 C558.743,20.834 556.562,20.326 553.369,20.18 C550.169,20.033 549.148,20 541,20 C532.853,20 531.831,20.033 528.631,20.18 C525.438,20.326 523.257,20.834 521.349,21.575 C519.376,22.342 517.703,23.368 516.035,25.035 C514.368,26.702 513.342,28.377 512.574,30.349 C511.834,32.258 511.326,34.438 511.181,37.631 C511.035,40.831 511,41.851 511,50 C511,58.147 511.035,59.17 511.181,62.369 C511.326,65.562 511.834,67.743 512.574,69.651 C513.342,71.625 514.368,73.296 516.035,74.965 C517.703,76.634 519.376,77.658 521.349,78.425 C523.257,79.167 525.438,79.673 528.631,79.82 C531.831,79.965 532.853,80.001 541,80.001 C549.148,80.001 550.169,79.965 553.369,79.82 C556.562,79.673 558.743,79.167 560.652,78.425 C562.623,77.658 564.297,76.634 565.965,74.965 C567.633,73.296 568.659,71.625 569.425,69.651 C570.167,67.743 570.674,65.562 570.82,62.369 C570.966,59.17 571,58.147 571,50 C571,41.851 570.966,40.831 570.82,37.631"></path></g></g></g></svg></div><div style="padding-top: 8px;"> <div style=" color:#3897f0; 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<h2>Le carriere degli artisti</h2>

Nel frattempo però&nbsp;le logiche di carriera dell’artsista sono cambiate parecchio; quando chiediamo conto di questa&nbsp;evoluzione,&nbsp;Agnelli&nbsp;spiega che “Mi interessa ancora più il racconto della musica, in un momento in cui il mercato è veramente monodimensionale,&nbsp;tutti fanno più o meno la stessa cosa, le armonie sono tutte uguali, le melodie sono tutte uguali, i produttori sono cinque e fanno praticamente tutto quello che circola. Paradossalmente X Factor, da un'idea conservatrice della musica, è passato a diventare un megafono che in questo momento serve tantissimo per far sentire cose che sul mercato in realtà non ci vanno”.&nbsp;Agnelli aggiunge che spetterebbe ai media raccontare quello che sul mercato&nbsp;non c’è: "Io non vedo tantissima libertà di comunicazione”, chiosa.

Jake La Furia dà ragione ad Agnelli: “Il ruolo di X Factor è semplicemente quello di cercare nuovi talenti. Poi sta alle varie giurie, negli anni, decidere dove cercare questo talento, se nella forma o nella sostanza. Quest'anno io credo che ci sia tantissima sostanza e quindi sicuramente il nostro ruolo sarà cercare dei ragazzi che amano fare musica, che si divertono a fare musica e che si divertono a fare bella musica”.

Achille Lauro si definisce un battitore libero alla ricerca di battitori liberi: “Io credo che l'esperienza di ognuno di noi possa servire ai ragazzi per avere dei consigli da amico da parte di chi ha fatto già degli errori”. “È utile per imparare a misurarsi anche con le critiche”, aggiunge Agnelli: “Si lamentano della nostra cattiveria, ma voi media siete molto peggio, quindi quando usciranno di lì, arrivano le sassate e devono abituarsi, come successo per noi”. &nbsp;È&nbsp;un modo per loro di confrontarsi”, sottolinea Paola Iezzi: “Magari esci dalla tua cameretta convinto di essere Freddie Mercury e poi arrivi e trovi della gente che è più brava di te”…

<h2>Le carriere dei giudici</h2>

Secondo Giorgia, X Factor è utile per il racconto del dietro le quinte della musica: “Mostra anche un percorso che la gente al casa non conosce, un'evoluzione, fa&nbsp;vedere cosa c'è dietro, il lavoro studio, il&nbsp;misurarsi col palco.&nbsp;Sono tutti fattori che magari uno non può conoscere quando vede il prodotto già finito”. 
Il percorso artistico però non è solo quello dei talenti in gara, ma anche quello dei giudici e della conduttrice: X Factor negli anni si è rivelanuo un fenomenale acceleratore di carriere per chi si è seduto dietro il bancone. Da Morgan a Fedez, la popolarità di chi ha fatto il giudice ha spesso fatto balzi in avanti grazie al programma. Agnelli, per esempio: torna per la sesta volta, dopo l’esordio nel 2016 – e un paio di pause in mezzo: “Io ho iniziato a fare X Factor&nbsp;quando avevo 50 anni, mi ha permesso di riuscire finalmente a stare in mezzo alla gente,&nbsp;rimanendo me&nbsp;stesso”, spiega, citando il suo percorso da un mondo lontano come quello del rock alternativo. Paola e Jake si dichiarano fan del programma (“ho sempre un po' sognato di farlo”, spiega la Iezzi). Come Giorgia, che si cala in un ruolo nuovo, quello di conduttrice: “Per il pubblico rappresenta un punto di riferimento: l'ho sempre guardato e anche da cantante sono quasi stata presente come ospite, non dico in tutte le edizioni ma in moltissime. Fa parte un po' della mia vita, per me rappresenta un viaggio nuovo”. 
“Quello che facciamo fuori da qui è la stessa cosa che facciamo qui, ma solamente con le riprese. Ma siamo totalmente a nostro agio”, conclude Lauro.

Cosa serve X Factor alla musica e alle carriere dei cantanti

Le risposte di Manuel Agnelli, Jake La Furia, Paola Iezzi, Achille Lauro e Giorgia

Tuned Global, società specializzata nella fornitura di soluzioni tecnologiche di streaming musicale alle aziende, ha sottoscritto un accordo di licenza a livello globale con Universal Music Group: l’intesa segna un ulteriore progresso nel rapporto tra le due aziende, già partner da tempo. Di “significativa pietra miliare” nel rapporto di collaborazione ha parlato il managing director di Tuned Global Con Raso: “le licenze musicali sono una parte essenziale dell'integrazione della musica in diverse piattaforme, e questa partnership fornisce una soluzione integrata per i nostri clienti, dando loro accesso diretto al vasto repertorio di Universal Music”.

“Con questo nuovo accordo abbiamo centralizzato questo processo a beneficio proprio dei nostri clienti, integrando le licenze di musica registrata Universal Music nell'offerta di servizi e nei contratti di Tuned Global”, ha aggiunto Raso: “Mentre Universal Music mantiene la piena proprietà e la decisione finale sul proprio catalogo, noi rappresentiamo il principale punto di contatto con il loro repertorio per i nostri clienti”.

Fondata nel 2010, Tuned Global ha nel proprio portfolio clienti aziende leader a livello globale come - oltre a Universal Music - Coca Cola e Samsung.

Universal Music, un accordo di licenza con Tuned Global

La major sigla un’intesa con l’azienda specializzata in streaming musicale B2B

L’Independent Music Publishers Forum, entità che rappresenta gli editori musicali indipendenti a livello mondiale, ha nominato Nicole Schulze nel ruolo di Secretary General.

Professionista delle public policy con quasi vent’anni di esperienza nello sviluppo di strategie di advocacy e nell'esercitare influenza sulle agende legislative, con particolare attenzione alla proprietà intellettuale, ai media e alla politica digitale, Schulze vanta diverse esperienze nel settore creativo, tra le altre come direttore presso AEPO-ARTIS e, più recentemente, come IP Policy Lead per l'Europa di Meta.

Nel suo nuovo ruolo a IMPF Schulze riporterà direttamente al Presidente del consiglio di amministrazione. Ger Hatton resterà nell'organico come consulente senior e consulente legale, con una carica come membro effettivo del cda.

“La decisione di creare questo nuovo ruolo di Secretary General arriva in risposta all’enorme crescita e allo sviluppo strategico dell’IMPF negli ultimi anni”, ha fatto sapere la presidente di IMPF Annette Barrett: “Siamo al servizio di più editori musicali indipendenti, da più paesi, in più modi che mai. Non vediamo l’ora di lavorare con Nicole per supportare i nostri membri e promuovere gli interessi degli editori musicali a livello globale. Siamo inoltre lieti di annunciare che Ger Hatton entrerà a far parte del cda”.

“Nicole è una professionista di grande esperienza in materia di public policy e non è estranea ai corridoi del potere, dove i decisori chiave hanno un impatto materiale sulle attività degli editori musicali indipendenti in tutto il mondo”, ha aggiunto Hatton: “E’ una grande acquisizione per IMPF e la sua esperienza e le sue capacità saranno determinanti per portare la nostra organizzazione al livello successivo. Non vedo l’ora di lavorare al fianco di Nicole nel difendere i nostri membri e aiutarli a crescere”.

“La comunità globale dell’editoria musicale indipendente è uno dei settori di maggior successo e influenti nelle industrie creative”, ha concluso Schulze: “Sono lieto di avere l'opportunità di unirmi all'IMPF come Secretary General e di lavorare con Annette, Ger, il cda e i suoi membri per promuovere un ambiente mondiale in cui le attività di editoria musicale indipendente possano prosperare”.

IMPF, Nicole Schulze nominata Secretary General

Un nuovo ruolo attivato come risposta ‘all’enorme crescita’ nel network di editori indipendenti

La cantante virtuale in questione ha debuttato nel 2020 come controfigura, se così possiamo definirla: le sue fattezze erano infatti state utilizzate per creare un&nbsp;avatar delle Aespa,&nbsp;un girl group (reale) sotto contratto con la sudcoreana SM Entertainment. Il suo personaggio, però, è piaciuto così tanto che è stata "promossa" a vero e proprio idol. Su di lei è stata ideata una storia, una serie di canzoni e videoclip&nbsp;ad hoc e perfino un contesto, come è evidente dal <a href="https://www.youtube.com/watch?v=MxFwbyCeld8&amp;ab_channel=SMTOWN" target="_blank">trailer</a> lanciato dall'etichetta; e ora si prepara a diventare una star sotto il nome di&nbsp;Nævis.

Gli idol virtuali sono già moderatamente diffusi nel mercato discografico asiatico, anche se solo di recente, con l'esplosione del k-pop e soprattutto con le evoluzioni dell'AI anche in ambito musicale e di simulazione vocale, stanno prendendo piede in maniera più massiccia. Il business plan attorno alla figura di&nbsp;Nævis è ambizioso e prevede una web serie incentrata su di lei, videogame, merchandising, collaborazioni con vari brand e molto altro ancora. Grazie a una collaborazione con LG, inoltre, si prevede anche lo sviluppo di diversi tool di generative AI legati al suo personaggio.

Nævis è la prima artista virtuale dell'etichetta SM Entertainment

Il colosso del k-pop si lancia nel mercato dei virtual idol, particolarmente prolifico in Asia

Definirlo un flop sarebbe quasi generoso: il Fyre Festival, invenzione dell'imprenditore Billy McFarland, nel 2017 era stata un fallimento su tutta la linea, con gli ospiti milionari accorsi su un'isola tropicale dietro la promessa di un boutique festival&nbsp;con una line-up di superstar, sistemazioni di&nbsp;lusso e cibo gourmet, per poi ritrovarsi a contendersi poche vettovaglie in tende di fortuna, di fronte a palchi desolatamente vuoti o addirittura inesistenti.&nbsp;Sulla vicenda era stato realizzato perfino un documentario Netflix, "Fyre: the greatest party that never happened". A quanto pare stavolta il party potrebbe esserci davvero, però, perché McFarland (che era&nbsp;stato <a href="https://www.rockol.it/news-696091/billy-mcfarland-fyre-festival-condannato-a-6-anni-di-prigione">condannato per frode</a> e ha finito di scontare la sua pena nel 2022) ha appena annunciato una seconda edizione del festival.

Nel corso di una recente intervista, infatti, l'imprenditore ha spiegato che gran parte dei problemi derivavano dalla sua scarsa esperienza, visto che all'epoca aveva solo 24 anni ed era affiancato solo da un gruppo di amici. Stavolta promette di fare le cose con professionalità, trasformando il Fyre Festival in un evento annuale: la seconda edizione dovrebbe avere luogo dal 25 al 28 aprile 2025 in una non meglio precisata isola caraibica. I biglietti saranno messi in vendita a breve, dice, con una fascia di prezzo che varia dai 1.400 al milione di dollari; quest'ultimo pacchetto esclusivo prevede alloggio in villa o yacht, escursioni subacquee e tour dei Caraibi. La vera domanda è: qualcuno si fiderà?

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Fyre Festival: una seconda edizione del famigerato happening

La prima disastrosa edizione del festival di lusso era diventata perfino oggetto di un documentario

Sono sempre meno gli americani disposti a credere che, se entro il prossimo 19 gennaio, TikTok non avrà ceduto a un’azienda locale tutta la sua operatività sul territorio nazionale, il servizio di social media cesserà di essere fruibile entro i confini degli Stati Uniti: a evidenziarlo è un recente studio compilato dal Pew Research Center, secondo il quale la percentuale di cittadini USA che sostiene la “legge bando” pronta a colpire la piattaforma controllata da Bytedance sia ormai scesa al 32%, dal 50% registrato nel marzo dello scorso anno.

Il 28% degli americani, secondo la ricerca, si oppone palesemente al divieto, in aumento rispetto al 22% di marzo 2023,mentre la quota di indecisi è aumentata dal 28% di marzo 2023 al 39% attuale.

Sotto un profilo più politico, i cittadini di orientamento repubblicano o indipendente risultano molto più propensi rispetto ai democratici e degli elettori con tendenze progressiste a sostenere il divieto (42% contro 24%). Tra gli utenti di TikTok, la percentuale contraria alla legge band sale al 61%, con un altro 29% di indecisi: il 42% dei non utenti del servizio è favorevole al bando, contro una fazione di contrari limitata ad appena il 15%.

A prescindere dalle mosse di Bytedance - che ha già fatto sapere di non essere disposta a cedere il ramo nordamericano del social - metà degli americani ritiene molto o abbastanza improbabile che il social venga bandito sul territorio nazionale: il 31% del campione intervistato ritiene invece l’eventualità probabile, mentre il 6% ritiene il bando “molto probabile”.

TikTok, un americano su tre non crede alla ‘legge bando’

Lo evidenzia uno studio del Pew Research Center

Universal Music Group ha rilanciato la campagna “Use Your Voice”, originariamente varata nel 2020 per sensibilizzare l’opinione pubblica americana riguardo l’importanza di prendere parte attivamente alle elezioni presidenziali: anche nel 2024 l’iniziativa - supportata dalla fondazione di UMG All Together Now Foundation - si pone come obiettivo quello di “portare gli elettori alle urne”, fornendo “informazioni, risorse e strumenti digitali per promuovere la partecipazione attiva al processo politico”.

"Siamo orgogliosi di aiutare ancora una volta le comunità di tutto il paese a 'usare la propria voce' alle urne”, ha dichiarato Susan Mazo, EVP e Chief Impact Officer di UMG: “Use Your Voice è un'iniziativa orientata ai risultati e guidata da un obiettivo: istruire addetti ai lavori e fan della musica in tutto il nostro ecosistema aziendale sul processo di voto. Da quando l’abbiamo avviato, nel 2020, il programma ha aiutato decine di migliaia di elettori ad andare alle urne e votare con sicurezza. Quest'anno lo farà di nuovo, attraverso il lavoro dei nostri colleghi, dei nostri artisti appassionati, cantautori ed etichette e delle nostre incredibili organizzazioni partner".

"Mentre ci dirigiamo verso queste importantissime elezioni, la nostra partnership con Universal Music Group attraverso la campagna 'Use Your Voice' non riguarda solo la registrazione degli elettori”, ha aggiunto Lucille Wenegieme, dg dell’associazione di attivisti HeadCount: “Insieme, ci assicuriamo che ogni voce non venga solo ascoltata, ma che sia impossibile ignorarla. In HeadCount, collaboriamo con organizzazioni che vedono il valore di un approccio multiforme all'impegno civico per garantire di raggiungere il maggior numero possibile di elettori: questo non è diverso. Siamo molto grati per il supporto strategico di UMG durante questo ciclo elettorale. Insieme, stiamo ispirando una nuova generazione a partecipare attivamente alla definizione del proprio futuro".

Oltre a HeadCount, la campagna “Use Your Voice” è supportata dalle associazioni ACLU, BallotReady, NAACP, National Coalition of Black Civic Participation, National Council for Negro Women (NCNW), Voto Latino Foundation, When We All Vote e Xceleader.

L’iniziativa di Universal Music in vista delle elezioni presidenziali americane è analoga a quella <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-746060/sony-music-rilancia-la-campagna-pro-voto-per-le-presidenziali-usa">rilanciata da Sony Music all’inizio dello scorso mese di agosto, “Your Voice, Your Power, Your Vote”</a>.

A poche ore dal termine del confronto televisivo tra i due candidati che si sfideranno alle urne il prossimo mese di novembre, l'artista di punta di Universal Music Group Taylor Swift ha pubblicamente preso posizione - per mezzo di un post sui propri canali social ufficiali - in favore della candidata democratica e attuale vicepresidente USA Kamala Harris.

USA, Universal Music rilancia la campagna ‘Use Your Voice’

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del voto

Oltre a essere osannato dalla critica e apparentemente incensato dai colleghi, l'album "Cowboy Carter" è anche stato un enorme successo di pubblico infrangendo numerosi record, tra cui uno molto significativo: ha reso Beyoncé la prima donna nera ai vertici della classifica country. Eppure tutto ciò non è bastato a ottenere il riconoscimento del gotha del genere: è notizia di poche ore fa, infatti, che l'album non ha ottenuto nessuna nomination ai Country Music Awards, i premi più importanti in quest'ambito.

Tra l'altro si tratta della seconda volta che le aspettative di Beyoncé e del suo staff vengono disattese proprio dai CMA: è cosa nota, infatti, che l'idea di registrare un album country è la diretta reazione a un episodio del 2016, quando fu invitata a esibirsi alla serata di premiazione degli Awards ma fu sommersa dalle critiche dei fan del country, che non la ritenevano meritevole di partecipare all'evento, in quanto considerata troppo crossover. Oltretutto, il rifiuto di quest'anno è ancora più clamoroso alla luce del fatto che tra i nominati del 2024&nbsp;ci sono anche Post Malone, non certo un purista, e Shaboozey,&nbsp;un performer nero e di origini nigeriane, lanciato tra l'altro dalla stessa Beyoncé.

Nelle ultime ore, la Country Music Association (che organizza e assegna i CMA) è stata travolta dalle critiche sui social, come è evidente dai commenti sul <a href="https://www.instagram.com/p/C_t4xmLN8QP/?img_index=1">post di Instagram</a> in cui vengono&nbsp;annunciate&nbsp;le nomination: le accuse più frequenti sono di razzismo e misoginia. Tuttavia, secondo alcuni osservatori, il motivo per cui è stata platealmente esclusa sarebbe molto più prosaico di quello che si immagina: la cantante avrebbe infatti fatto poca promozione nelle radio e nei canali dedicati alla musica country, causando così una disaffezione nei confronti del prodotto da parte del pubblico di riferimento. Che, sentitosi snobbato, avrebbe quindi snobbato lei.&nbsp;

Beyoncé esclusa dai Country Music Awards: è polemica

Zero nomination per "Cowboy Carter", l'album country della diva dell'R&B. Le possibili motivazioni

IFPI, la federazione che rappresenta le case discografiche in tutto il mondo, ha pubblicato oggi, martedì 10 settembre, “Music in the EU: A Global Opportunity”, il primo report in assoluto sulla musica registrata nell'Unione Europea.

Dal report infatti emerge che - secondo IFPI - “l'UE è un luogo importante a livello mondiale per la musica, ma c'è margine per un'ulteriore crescita: i ricavi annuali della musica registrata sono stati di 5,2 miliardi di euro, superiori a quelli del Giappone (2,5 miliardi di euro), del Regno Unito (1,7 miliardi di euro) e della Cina (1,3 miliardi di euro)" - ma ancora nettamente&nbsp;inferiori&nbsp;a quelli&nbsp;registrati dal comparto negli Stati Uniti, arrivati a quota 10,5 miliardi di euro. "Se adeguati all'inflazione, i ricavi registrati dalla musica nell'UE nel 2023 erano solo il 61% di quelli del 2001 (il picco dei ricavi del settore)”. (si veda l'infografica qui sotto, dove i valori riferiti al 2023 sono adeguati all'inflazione).

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“Inoltre - prosegue la nota di IFPI - risulta evidente come gli investimenti delle etichette discografiche abbiano un effetto a catena positivo sull'industria musicale europea e forniscano una spinta ai contributi al PIL dell'UE: ogni euro generato o investito direttamente dalle case discografiche porta a un ulteriore contributo al PIL di 1,80 € ad altre parti della catena del valore del settore musicale”.

Riguardo la crescita dei mercati nel 2023 per regione geografica, a guidare la classifica è la Cina, con il 25,9% su base annua, seguita dall’Africa sub-sahariana (+24,7% su base annua), Messico (+18,2% su base annua) e Medio Oriente e Nord Africa (+14,4%): l’Unione Europea, con un crescita nel 2023 dell’8,7% su base annua, fa registrare una performance migliore di altri mercati maturi come quello britannico (+8,1% su base annua), Giappone (+7,6% su base annua) e Stati Uniti, che chiudono la graduatoria con una crescita del 7,2% su base annua.

Restringendo il campo all’Europa a 27, a fronte di una crescita media pari all’8,7% su base annua l’Italia registra un tasso di crescita decisamente superiore pari al +18,8%, superato solo da quelli di Bulgaria (+44% su base annua) e Paesi Baltici (+21,2%). I primi due mercati dell’Unione nel segmento della musica registrata, Germania e Francia, hanno fatto registrare tassi di crescita decisamente più contenuti, pari rispettivamente al +7% e +4,4%.

Tuttavia il report evidenzia anche criticità. “Sebbene gli artisti nazionali abbiano relativamente più successo in Europa, l'UE rischia di rimanere indietro in quello che è il mercato globale più competitivo di sempre”, si legge nel rapporto: “Nei 22 mercati dell'UE in cui IFPI raccoglie i dati annuali sulle classifiche, in media il 60% dei singoli nella Top 10 erano brani di artisti nazionali (un dato che in Italia sale al 100% nella chart Album e al 90% nella chart Singoli), rispetto al solo 47% nei mercati extra-UE. Ma sono ancora gli artisti statunitensi a guidare le esportazioni globali di singoli nella Top 10 - insieme agli artisti latinoamericani e centroamericani, che hanno ottenuto buoni risultati”.

Scendendo nel dettaglio, nel 2023 gli Stati Uniti hanno saputo esprimere nelle top 10 delle chart globali complessivamente 163 titoli (dei quali 7 intitolati a David Kushner, altri 7 a Taylor Swift, 10 a SZA e 26 a Miley Cyrus): al secondo posto nella graduatoria dei migliori esportatori figura la Colombia con 46 titoli, tallonata da Porto Rico con 45. Giù dal podio resta il Regno Unito con 29, la Corea del Sud con 16, la Nigeria con 15, l’Argentina con 13, il Messico con 11, il Canada con 9 - a pari merito con Francia e Germania - e la Svezia con 10. 

Le istituzioni europee, conclude il report, possono “supportare lo sviluppo di un'intelligenza artificiale responsabile ed etica, anticipando qualsiasi iniziativa nazionale che potrebbe mettere a repentaglio il funzionamento del mercato unico digitale e la capacità dell'industria musicale di crescere ed evolversi in modo dinamico, interrompendo l'ingestione non autorizzata di contenuti protetti da copyright da parte delle aziende di intelligenza artificiale e applicando pienamente le norme sulla proprietà intellettuale dell'UE in tutta Europa”.

IFPI, presentato il primo report sul mercato discografico europeo

Ricavi a quota 5,2 miliardi di euro l’anno, con ampi margini di crescita

E’ morto ieri, 9 settembre, all’età di 73 anni, nella sua casa di Algarve, in Portogallo, dove viveva da alcuni anni con la compagna Laura, Fausto Pirito, figurato storica del giornalismo musicale italiano: a riferirlo è l’edizione online del quotidiano Il Tirreno.

Nato nel 1950 a Caccùri, in Calabria, dopo la laurea in Giurisprudenza Pirito debuttò come giornalista nel 1970 lavorando come cronista proprio presso il Tirreno, per poi militare nella redazione dell’emittente televisiva Tele Libera Livorno. Tra gli altri incarichi ricoperti, figurano quello di vice-caporedattore di Tutto Musica &amp; Spettacolo, di direttore artistico del concorso per emergenti Rock Targato Italia, di caporedattore di Telepiù e Star+TV e di vice-caporedattore di TuStyle.

Tra i libri pubblicati da Pirito, figurano “In viaggio con i Nomadi – 7 anni on the road” (Giunti) e “Vasco in concerto” (con Paolo Giovanazzi, Giunti).

“Mi sono sempre considerato un cronista e non un critico di musica”, aveva spiegato lui in un'intervista rilasciata nel 2011 a Musicalnews a proposito della professione di giornalista musicale: “Penso che la gente, in generale, sappia sbagliare da sola senza bisogno di consigli. Le giovani generazioni, oltretutto, stanno crescendo con Internet, uno strumento senza confini e che non sappiamo dove ci porterà. Posso solo suggerire, dunque, di approfondire al massimo le conoscenze in questo ambito, per non trovarsi spiazzati non dico tra 10 anni ma neanche il mese prossimo…”.

Lo scorso dicembre Pirito <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-733958/nino-pirito-morto-cantautore-giornalista-critico-musicale">aveva perso il fratello Nino</a>, anche lui critico e giornalista oltre che artista.

Addio a Fausto Pirito

Il giornalista e critico aveva 73 anni

Già da tempo Beatport, nato come e-store di musica dance, ha diversificato le sue attività assorbendo o creando nuove funzionalità&nbsp;e servizi, come LabelRadar, una piattaforma di discovery e di scouting. Proprio all'interno di quest'ultima (che era stata acquisita da Beatport nel 2022) è in arrivo una nuova sotto-piattaforma dedicata agli artisti in cerca di collaborazione: si chiama Artist Network.

I servizi offerti dalla neonata realtà funzionano essenzialmente come una sorta di social network, o addirittura di dating app, se vogliamo: ogni artista apre il proprio profilo indicando nazione, lingua, che strumenti e software di produzione musicale utilizza,&nbsp;se è disponibile a collaborazioni (in presenza, in remoto o ibride) e qual è il genere musicale a cui fa riferimento. Il sistema dovrebbe poi mostrare possibili "match" con artisti dallo spirito affine.

Una nuova piattaforma per artisti in cerca di collaborazioni

Simile ai social e alle dating app, si chiama Artist Network e a presentarla è Beatport

Data la potenza di fuoco delle Blackpink - la girl band k-pop record di vendite in America, nonché il gruppo femminile&nbsp;con più follower in assoluto su Spotify - ogni nuova uscita delle singole componenti&nbsp;solleva parecchio interesse nell'industria discografica. Tutte e quattro, note con i nomi d'arte di Jennie, Jisoo, Rosé e Lisa, avevano già realizzato&nbsp;un progetto solista a testa tra il 2018 e il 2023: si trattava di collaborazioni tra la label sudcoreana YG Records e l'americana Interscope (UMG).

Il prossimo progetto solista di Jennie, però, segna un deciso cambio di formula, almeno a livello discografico: uscirà infatti sotto l'egida dell'etichetta che lei stessa ha fondato, Oddatelier, in collaborazione con Columbia Records (Sony Music), con cui ha appena firmato un contratto. Il primo singolo è previsto per ottobre 2024.&nbsp;Tra le quattro performer&nbsp;Jennie è considerata una delle più appetibili per il mercato occidentale, avendo vissuto e studiato a lungo in Nuova Zelanda.

K-pop, Jennie delle Blackpink firma per Columbia Records

Tutti i precedenti progetti solisti delle componenti del gruppo erano stati pubblicati da Interscope

<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-731557/publishing-hank-forsyth-dan-mccarroll-litmus-music">Litmus Music, società di edizioni fondata nel 2022 da Hank Forsyth e Dan McCarroll</a>, ha rilevato Opus Music Group, agenzia titolare dei cataloghi di - tra gli altri - Juice WRLD, Ozuna e Maluma: l’operazione è stata chiusa dopo l’apertura di una linea di credito a Litmus di 400 milioni di dollari da parte di Carlyle Global Credit, entità già coinvolta come stakeholder in fase di apertura dell’azienda. La conferma dell’acquisizione è stata fatta pervenire da Truist Securities, intervenuta come Left Lead Arranger e Lead Bookrunner.

A oggi Litmus vanta, tra i propri asset, i master di Keith Urban, le edizioni di Benny Blanco, parte dei diritti sulle opere della pop star Katy Perry, che comprende - tra gli altri - quote sullo sfruttamento delle incisioni e delle edizioni di “One of the Boys”, “Teenage Dream”, “PRISM”, “Witness” e “Smile”.

Publishing, Litmus acquisisce Opus Music Group

Passano di mano i cataloghi di Juice WRLD, Ozuna, Maluma e altri

Associated Production Music, società di production music partecipata alla pari da Universal Music e Sony Music che vanta una library da oltre un milione di brani, ha fatto causa al gigante della farmaceutica Johnson &amp; Johnson per una presunta "dilagante" infrazione di copyright: secondo i documenti depositati presso il tribunale della California il gigante con quartier generale a New Brunswick, New Jersey, avrebbe sincronizzato opere di proprietà di APM per video promozionali postati su Youtube e Facebook senza disporre di alcun accordo di licenza.

La società querelante sostiene che non solo “in nessun momento [Johnson &amp; Johnson] ha mai ottenuto le licenze necessarie, l'autorizzazione o il consenso di APM per sincronizzare le registrazioni con i video”, ma anche che “nonostante sia stata ripetutamente contattata da APM in merito all'uso non autorizzato delle registrazioni, [Johnson &amp; Johnson] si è rifiutata di ottenere le licenze appropriate o di ammettere l'illecito”. Pertanto, “la condotta del convenuto è stata intenzionale, volontaria e con piena conoscenza dei diritti d'autore del querelante sulle registrazioni e della violazione diretta degli stessi".

APM domanda alla corte “il diritto a recuperare i danni effettivi, compresi i profitti del convenuto derivanti dalla violazione”, per una cifra pari a 150mila euro a violazione: complessivamente, la società di production music contesta a Johnson &amp; Johnson l’utilizzo di 30 brani non autorizzati in 79 differenti post.

Johnson & Johnson citata in giudizio da APM (UMG e SME)

La società accusa il gigante della farmaceutica di ‘dilagante’ infrazione di copyright

Pietro Ietto è stato nominato direttore generale della Fondazione Copia Privata Italia, entità alla quale dal 2023 SIAE ha conferito procura generale per la gestione operativa delle attività di raccolta e ripartizione primaria del compenso di copia privata presieduta dall’ex dg di SIAE Gaetano Blandini.

Laureato in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma con Master in Business Administration all’Università Bocconi di Milani, Ietto ha debuttato professionalmente come consulente di Cinecittà Holding Spa, per poi diventarne dg tra il 2006 e il 2010: nominato nel 2016 direttore della sede SIAE di Milano, Ietto ha guidato le sedi della collecting di Roma e Torino, per poi essere nominato prima Chief Commercial and Network Officer della Società Italiana degli Autori ed Editori e, successivamente,&nbsp;Vice Direttore Generale, fino al termine dello&nbsp;scorso mese di agosto.