Nel corso della conferenza dei ministri della giustizia del Consiglio d'Europa tenutasi nella giornata di ieri, giovedì 5 settembre, a Vilnius, in Lituania, è stata firmata una convenzione sull’intelligenza artificiale: come precisato dallo stesso Consiglio in una nota ufficiale, il documento rappresenta il “primo trattato internazionale giuridicamente vincolante in assoluto volto a garantire che l'uso dei sistemi di AI sia pienamente coerente con i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto”. A sottoscrivere il testo, oltre che all’Unione Europea, sono stati Stati Uniti, Regno Unito, Andorra, Georgia, Islanda, Norvegia, Repubblica di Moldavia, Repubblica di San Marino e Israele. "Dobbiamo garantire che l'ascesa dell'AI rispetti i nostri standard, anziché indebolirli”, ha commentato la Segretaria Generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić: “La Convenzione quadro è progettata per garantire proprio questo. E’ un testo forte ed equilibrato, il risultato dell'approccio aperto e inclusivo con cui è stato redatto e che ha garantito che beneficiasse di prospettive multiple ed esperte. La Convenzione quadro è un trattato aperto con una portata potenzialmente globale. Spero che queste saranno le prime di molte firme e che saranno seguite rapidamente dalle ratifiche, in modo che il trattato possa entrare in vigore il prima possibile". Il trattato - precisa il CdE - “fornisce un quadro giuridico che copre l'intero ciclo di vita dei sistemi di AI. Promuove il progresso e l'innovazione dell'IA, gestendo al contempo i rischi che può comportare per i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. Per resistere alla prova del tempo, è neutrale dal punto di vista tecnologico”. Il testo, elaborato anche con il contributo di Argentina, Australia, Canada, Costa Rica, Vaticano, Giappone, Messico, Perù e Uruguay, oltre che di rappresentanti del settore privato, della società civile e del mondo accademico, entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui cinque firmatari, tra cui almeno tre stati membri del Consiglio d'Europa, lo avranno ratificato.