IFPI, la federazione che rappresenta le case discografiche in tutto il mondo, ha pubblicato oggi, martedì 10 settembre, “Music in the EU: A Global Opportunity”, il primo report in assoluto sulla musica registrata nell'Unione Europea. Dal report emerge che - secondo IFPI - “l'UE è un luogo importante a livello mondiale per la musica, ma c'è margine per un'ulteriore crescita: i ricavi annuali della musica registrata sono stati di 5,2 miliardi di euro, superiori a quelli del Giappone (2,5 miliardi di euro), del Regno Unito (1,7 miliardi di euro) e della Cina (1,3 miliardi di euro)" - ma ancora nettamente inferiori a quelli registrati dal comparto negli Stati Uniti, arrivati a quota 10,5 miliardi di euro. "Se adeguati all'inflazione, i ricavi registrati dalla musica nell'UE nel 2023 erano solo il 61% di quelli del 2001 (il picco dei ricavi del settore)”. (si veda l'infografica qui sotto, dove i valori riferiti al 2023 sono adeguati all'inflazione). “Inoltre - prosegue la nota di IFPI - risulta evidente come gli investimenti delle etichette discografiche abbiano un effetto a catena positivo sull'industria musicale europea e forniscano una spinta ai contributi al PIL dell'UE: ogni euro generato o investito direttamente dalle case discografiche porta a un ulteriore contributo al PIL di 1,80 € ad altre parti della catena del valore del settore musicale”. Riguardo la crescita dei mercati nel 2023 per regione geografica, a guidare la classifica è la Cina, con il 25,9% su base annua, seguita da Africa sub-sahariana (+24,7% su base annua), Messico (+18,2% su base annua) e Medio Oriente e Nord Africa (+14,4%): l’Unione Europea, con un crescita nel 2023 dell’8,7% su base annua, fa registrare una performance migliore di altri mercati maturi come quello britannico (+8,1% su base annua), Giappone (+7,6% su base annua) e Stati Uniti, che chiudono la graduatoria con una crescita del 7,2% su base annua. Restringendo il campo all’Europa a 27, a fronte di una crescita media pari all’8,7% su base annua l’Italia registra un tasso di crescita decisamente superiore pari al +18,8%, superato solo da quelli di Bulgaria (+44% su base annua) e Paesi Baltici (+21,2%). I primi due mercati dell’Unione nel segmento della musica registrata, Germania e Francia, hanno fatto registrare tassi di crescita decisamente più contenuti, pari rispettivamente al +7% e +4,4%. Tuttavia il report evidenzia anche criticità. “Sebbene gli artisti nazionali abbiano relativamente più successo in Europa, l'UE rischia di rimanere indietro in quello che è il mercato globale più competitivo di sempre”, si legge nel rapporto: “Nei 22 mercati dell'UE in cui IFPI raccoglie i dati annuali sulle classifiche, in media il 60% dei singoli nella Top 10 erano brani di artisti nazionali (un dato che in Italia sale al 100% nella chart Album e al 90% nella chart Singoli), rispetto al solo 47% nei mercati extra-UE. Ma sono ancora gli artisti statunitensi a guidare le esportazioni globali di singoli nella Top 10 - insieme agli artisti latinoamericani e centroamericani, che hanno ottenuto buoni risultati”. Scendendo nel dettaglio, nel 2023 gli Stati Uniti hanno saputo esprimere nelle top 10 delle chart globali complessivamente 163 titoli (dei quali 7 riferiti a David Kushner, altri 7 a Taylor Swift, 10 a SZA e 26 a Miley Cyrus): al secondo posto nella graduatoria dei migliori esportatori figura la Colombia con 46 titoli, tallonata da Porto Rico con 45. Giù dal podio restano il Regno Unito con 29, la Corea del Sud con 16, la Nigeria con 15, l’Argentina con 13, il Messico con 11, il Canada con 9 - a pari merito con Francia e Germania - e la Svezia con 10. Le istituzioni europee, conclude il report, possono “supportare lo sviluppo di un'intelligenza artificiale responsabile ed etica, anticipando qualsiasi iniziativa nazionale che potrebbe mettere a repentaglio il funzionamento del mercato unico digitale e la capacità dell'industria musicale di crescere ed evolversi in modo dinamico, interrompendo l'ingestione non autorizzata di contenuti protetti da copyright da parte delle aziende di intelligenza artificiale e applicando pienamente le norme sulla proprietà intellettuale dell'UE in tutta Europa”.