Ama chiama, tutti rispondono. Ama ordina, tutti eseguono. Perché se è vero che “Sanremo si Ama” - ricordate lo spot con il quale a ridosso della kermesse arrivò a personalizzare il Festival di Sanremo? - allora Ama non si può che amare. Ama è naturalmente Amadeus, vero nome Amedeo Umberto Rita Sebastiani, conduttore tv tra i più popolari e amati del piccolo schermo e ora, è ufficiale, anche l’uomo della discografia italiana in tv, che si è guadagnato la fedeltà dell’intera industria. Non è da tutti debuttare su una rete che solitamente fa ascolti giornalieri che in media si aggirano tra il 2 e il 2,5% con Suzuki Music Party, uno show stile Festival di Sanremo - qualcuno sui social l’ha infatti ribattezzato per tempo il “Festival di SanNove” - ma “senza una gara” e “senza classifica”, con ospiti di peso come la regina dell’estate 2024 Anna, Tananai, Lazza, Emma, Achille Lauro, Ornella Vanoni, Paola & Chiara, ma anche personaggi amatissimi dai giovanissimi che di solito “snobbano” i media tradizionali come Massimo Pericolo, Baby Gang, Simba La Rue (molti dei quali hanno eseguito i rispettivi nuovi brani in anteprima assoluta, come se fosse davvero un Festival di Sanremo 3.0). Suzuki Music Party, “la festa della musica” che subito dopo il game show “Chissà chi è” domenica sera ha segnato lo sbarco ufficiale di Amadeus sul Nove, si è fermato negli ascolti a quota 628 mila spettatori, pari al 4,6% di share (se si considera il simulcast - i dati aggregati di tv e streaming - con tutti i canali Warner, lo show ha sfiorato il milione di spettatori pari al 7,1% di share). Ma nonostante ciò ha testimoniato ancora una volta l’enorme fiducia che il comparto discografico ha riposto in Amadeus, Re Mida capace di trasformare in Dischi d’oro e di platino tutte le canzoni che annuncia. Gaffe e inciampi: l’avventura sanremese di Amadeus non cominciò con il piede giusto E pensare che quando nell’estate del 2019 la Rai annunciò di aver affidato a lui l’incarico di conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo dopo il biennio di Claudio Baglioni, in molti alzarono il sopracciglio: non è, ci si chiedeva, che Amadeus farà del Festival uno spin off di “Ora o mai più”, il talent show che aveva condotto tra il 2018 e il 2019 su Rai1 con protagoniste meteore e vecchie glorie come Lisa, i Jalisse, Valeria Rossi, Donatella Milani, Paolo Vallesi e Silvia Salemi, vanificando lo splendido lavoro fatto da Baglioni nel portare all’Ariston Lo Stato Sociale, Mahmood, Achille Lauro, Motta, gli Ex Otago e gli Zen Circus? L’avventura sanremese di Amadeus non cominciò con il piede giusto. Infastidito dai toto-nomi sul cast, parte della tradizione festivaliera, il 31 dicembre 2019 Amadeus svelò in un’intervista al quotidiano La Repubblica l’elenco dei big in gara, bruciando l’annuncio inizialmente previsto nella puntata speciale in prima serata dei “Soliti ignoti” del 6 gennaio, abbinata alla Lotteria Italia, appuntamento tv sul quale la Rai puntava tantissimo (con spazi pubblicitari venduti a peso d’oro). Tra nomi tradizionali, habitué festivalieri e outsider, il cast era una ratatouille equilibrata, all’insegna della coppia Bugo-Morgan (che poi avrebbe monopolizzato l’attenzione mediatica durante la kermesse), del ritorno di Achille Lauro dopo “Rolls Royce” e quello della “nuova” Elodie di “Andromeda”, dell’esordio della “twerking queen” Elettra Lamborghini, di una cantautrice talentuosa come Levante e di una band fino ad allora sconosciuta al pubblico nazionalpopolare come i Pinguini Tattici Nucleari. Che si sarebbe rivelata la prima, grande scoperta di Ama, con un orecchio da ex dj. “Ringo Starr” all’Ariston dovette accontentarsi del terzo posto dietro a “Fai rumore” di Diodato e a “Viceversa” di Francesco Gabbani, salvo poi vendere 400 mila copie e vincere 4 Dischi di platino (facendo di Riccardo Zanotti e soci un fenomeno da stadi). Nel complesso, le canzoni di quel Festival - da “Me ne frego” di Achille Lauro a “Tikibombom” di Levante” - vendettero 1,38 milioni di copie, collezionando in tutto 17 Dischi di platino e 2 Dischi d’oro. Un grande risultato, ma niente in confronto a quello dei brani dell’edizione successiva. Quella in cui Amadeus, tra geniali intuizioni e felici botte di fortuna, è diventato effettivamente il Mr. Wolf della discografia. Il lockdown e la crisi dell'industria Il 9 marzo 2020, esattamente un mese e un giorno dopo la fine del Festival di Sanremo, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiara che l’Italia intera è in lockdown: una decisione drammatica, presa per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da coronavirus. “Le nostre abitudini vanno cambiate ora, dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa”, dice il premier. L’ottimismo iniziale sulle riaperture viene progressivamente spazzato via dai bollettini su infetti e morti. L’economia italiana finisce in ginocchio e tra i settori più colpiti c’è il comparto della musica dal vivo: la discografia si congela, le tournée vengono rimandate, poi cancellate. È una tragedia. Che non accenna a terminare neppure dopo l’estate, anche se qualche tournée riprende con posti distanziati, pubblico contingentato e mascherine. “Senza pubblico, Sanremo non è Sanremo. Questo è chiaro a tutti: azienda, sponsor, Comune. Speriamo solo di arrivare a marzo con la pandemia sotto controllo sapendo che bisognerà comunque riorganizzare tutto: teatro, sala stampa e città. La gente deve poter venire e star tranquilla e sicura. Di sicuro né i cantanti né gli ospiti dovranno salire sul palco senza nessuno davanti. Magari su mille posti se ne potrebbero occupare quattrocento”, commenta Amadeus nel novembre del 2020. Dovrà ricredersi: alla fine il Festival di Sanremo 2021, le cui date - nell’incertezza legata alla riapertura di teatri e sale da concerto - vengono pure posticipate, si farà con un Ariston blindatissimo, senza pubblico in sala. Ma l’altro lato della medaglia sorride, se così si può dire, al conduttore. L'Ariston nel 2021 è l'unico palco sul quale gli artisti possono esibirsi L’Ariston è l’unico luogo in cui nel marzo del 2021 gli artisti possono esibirsi per presentare i rispettivi progetti, dal momento che i luoghi solitamente dedicati alla musica dal vivo sono ancora chiusi. E poi Sanremo è sempre Sanremo: una vetrina che offre una visibilità enorme, per una settimana. Con il settore in ginocchio si convincono a presentarsi in gara artisti come Fedez (insieme a Francesca Michielin con “Chiamami per nome”), la rivelazione Madame, gli eroi dell’indie pop Coma Cose, una band macinata a percorrere chilometri in furgone come La Rappresentante di Lista, due outsider come Colapesce e Dimartino (altra "creatura" di Amadeus, che punta sulla loro "Musica leggerissima") e soprattutto i Maneskin, in cerca di un rilancio dopo la crisi post-“X-Factor”. Trionfano proprio loro, facendo la storia a Sanremo con “Zitti e buoni”, dando il via a una scalata che in una manciata di settimane li porterà a sbancare all’Eurovision Song Contest, salendo ufficialmente sul tetto del mondo. L’Italia non vinceva la kermesse continentale da trentuno anni. “Se quest'anno non ci fosse stato Sanremo, ora non staremmo qui a festeggiare la vittoria dei Maneskin in Europa: sarebbe stato un danno per la musica italiana”, rivendicherà Amadeus. Tra album e singoli i protagonisti del Festival di Sanremo 2021 vendono oltre 3 milioni di copie e vincono più di 40 Dischi di platino complessivi. I big che avevano seguito la kermesse da casa, tradizionalmente scettici a presentarsi in gara, capiscono che in fondo mettersi in gioco a Sanremo non è poi così male, al di là del piazzamento in classifica. Sliding doors Sanremo 2021, tra la croce della pandemia e la delizia del trionfo dei Maneskin (e di tutto ciò che ha comportato), si rivela una sliding door clamorosa per Amadeus. I discografici ringraziano pubblicamente Amadeus per aver aiutato il comparto a risalire la china e a superare la crisi legata alla pandemia. E la strada per il conduttore, che nel frattempo si cimenta pure in nuovi format di successo, come “Arena Suzuki” (astuto show-nostalgia che fa riscoprire al pubblico gli Europe, Sandy Marton, Corona, Gala, Alexia e Pino D’Angiò), si fa tutta in discesa. Il capolavoro del cast del Festival di Sanremo 2022 è solamente il preludio del 2023: all’Ariston si presentano Mahmood (ex vincitore con “Soldi”, nel 2019) e la rivelazione della stagione discografica Blanco, il re delle classifiche Rkomi (il suo “Taxi driver” era stato il best seller dei mesi precedenti), due maestri della canzone italiana come Gianni Morandi e Massimo Ranieri, la star di “Amici” Sangiovanni, un’altra ex vincitrice come Emma (che torna a distanza di dieci anni esatti dal trionfo con “Non è l’inferno”), ma soprattutto una delle signore del pop tricolore, Elisa. Con la sua “O forse sei tu” la voce di “Luce”, che aveva vinto il Festival nel 2001 e da allora si era ben guardata dal tornare in gara, si deve accontentare del secondo posto dietro la coppia composta da Mahmood e Blanco con “Brividi”, ma il Festival sugella il nuovo momento d’oro della sua carriera: la canzone conquista il Doppio disco di platino pari a 200 mila copie e i biglietti per i suoi concerti vengono polverizzati. È caccia al biglietto anche per i concerti di Blanco, che si consacra a livello nazionalpopolare e riempie le arene: “Brividi” vende 800 mila copie e vince 8 Dischi di platino. In tutto i brani di Sanremo 2022 superano 4,6 milioni di copie vendute. Quelli del 2023 fanno pure di meglio, superando quota 4,8 milioni di copie vendute: “Cenere” della rivelazione Lazza colleziona, da sola, 9 Dischi di platino, “Due vite” di Marco Mengoni e “Supereroi” di Mr. Rain ne conquistano 6 a testa. Il fenomeno Tananai, ancora un'altra “creatura” di Amadeus (che lo aveva portato dai Giovani ai Big l'anno precedente con "Sesso occasionale"), con “Tango” diventa popstar e conquista i palasport. L'alchimista Quando Amadeus svela il cast di Sanremo 2024, ormai nessuno si sorprende più delle sue abilità: ci sono Mahmood (di nuovo, stavolta da doppio vincitore), Geolier, Annalisa (sulla scia di “Mon amour” e “Bellissima”), i Negramaro, Angelina Mango, Ghali, Gazzelle, i Kolors reduci dal tormentone “Italodisco”, Emma, Loredana Berté, Alessandra Amoroso, Fiorella Mannoia. Nomi così pesanti, peraltro tutti insieme, a Sanremo non si erano mai visti. Ma quando Ama chiama, tutti rispondono, appunto. Alla vigilia di Suzuki Music Party e del suo debutto sul Nove il conduttore sui social si è lanciato in una citazione particolare: “L’unica cosa che può rendere impossibile la realizzazione di un sogno è la paura”. La frase è tratta da un libro di Paulo Coelho. Si intitola “L’alchimista”. Nonostante gli ascolti forse al di sotto delle aspettative, ieri l’amministratore delegato Italia & Iberia Warner Bros. Discovery Alessandro Araimo ha sottolineato come Suzuki Music Party sia stato “il secondo programma più visto della serata sui giovani con il 12% di share” e quello di Amadeus “un talento indiscusso che ha portato sui nostri canali un nuovo e importante pubblico”.