La causa per abuso di posizione dominante intentata a Live Nation dal Dipartimento di Giustizia americano - al quale si sono uniti 39 stati e il District of Columbia - si discuterà presso il tribunale di New York, come previsto in origine. Secondo quanto riferito da diverse fonti statunitensi il giudice Arun Subramanian ha rigettato la richiesta della multinazionale guidata da Michael Rapino, che avrebbe voluto postare il processo a Washington basandosi sul parere delle autorità espresso nel 2010 a favore della fusione tra Live Nation e Ticketmaster, che indicava quello della capitale americana come foro competente per eventuali controversie riguardanti il merger. "Questo caso non si scontra con la pronuncia (relativa alla fusione), perché la pronuncia stessa non va oltre la specifica contestazione pre-fusione che ha contribuito a risolvere", si legge nella sentenza: "Gli imputati rimangono responsabili per aver violato le leggi qui (a New York, ndr), e i querelanti non devono 'modificare' il decreto per cercare di far rispettare tali leggi". Preparandosi a un confronto in aula lungo - il processo dovrebbe iniziare entro la fine del primo trimestre 2026, nella migliore della ipotesi - Live Nation, almeno pubblicamente, non sembra temere particolarmente la causa del Dipartimento di Giustizia. “Mi aspetto che avremo la meglio”, ha dichiarato in una recente intervista Joe Berchtold, CFO di Live Nation: “Non credo che il processo che dovremo affrontare con il DOJ comporterà grandi cambiamenti nel nostro modo di operare”.