Pace fatta tra la lobby americana del copyright (studios di Hollywood, etichette discografiche e editori musicali) e il “pirata” elettronico Grokster. I gestori del noto network peer-to-peer hanno accettato di firmare un accordo extragiudiziale che mette una pietra sopra tre anni di battaglie in tribunale in cambio del pagamento di una multa di 50 milioni di dollari, dell’immediata cessazione della distribuzione del programma di file sharing incriminato nonché di qualunque attività che possa promuovere anche indirettamente lo scambio illecito di musica e film attraverso la rete. <br> “Un evento epocale nella storia della musica digitale, di cui beneficeranno l’industria, la comunità tecnologica e soprattutto i consumatori”, hanno commentato all’unisono il presidente della RIAA (Recording Industry Association of America) Mitch Bainwol e il presidente della NMPA (National Music Publishers Association) David Israelite. A spianargli la strada è stato soprattutto il verdetto espresso quattro mesi fa dalla Corte Suprema, che a Grokster aveva addossato un pesante giudizio di corresponsabilità per le violazioni ai diritti d’autore commesse dai suoi utenti (vedi News). L’esito della vicenda - che non coinvolge altri servizi di file sharing in lite con l'industria, StreamCast Networks (Morpheus) e Sharman Networks (KaZaA) - accelererà presumibilmente i programmi di introduzione del file sharing legale e controllato a cui neonate imprese americane come Snocap e Mashboxx e l’altro “pentito” iMesh (vedi News) lavorano da qualche tempo in collaborazione con le case discografiche: in questo piccolo plotone, hanno annunciato i suoi responsabili, troverà posto entro fine anno la stessa Grokster con un servizio p2p legale e a pagamento battezzato 3G. Dietro le quinte, secondo quanto riferito qualche settimana fa dal Wall Street Journal, si starebbero muovendo proprio Mashboxx e il suo direttore Wayne Rosso, prossimo a rimettere le mani sulla sua vecchia creatura (vedi News).