Believe ha risposto in via ufficiale alle accuse contenute in una causa legale depositata nella giornata di ieri, lunedì 4 novembre, da Universal Music Group, dove si sostiene che la società francese e la propria divisione dedicata ai servizi per artisti ed etichette, Tunecore, abbiano incassato indebitamente royalties da remix non ufficiali e versioni velocizzate di canzoni appartenenti ai cataloghi di UMG su piattaforme digitale come TikTok, Instagram, Youtube e Spotify. "Believe e TuneCore non commentano le controversie legali in corso”, si legge nella nota diffusa dalla società con sede centrale a Parigi nel tardo pomeriggio di oggi, martedì 5 novembre: “In quanto aziende che lavorano con artisti ed etichette in tutto il mondo, prendiamo molto seriamente il rispetto del copyright”. "Rifiutiamo fermamente le affermazioni e le dichiarazioni rilasciate da Universal Music Group, e le combatteremo”, prosegue il comunicato: “Abbiamo sviluppato solidi strumenti e processi per affrontare questa sfida che coinvolge l'intero settore, lavorando in collaborazione con partner e colleghi e continueremo a farlo. Siamo all'avanguardia nell'ecosistema della musica digitale da quasi 20 anni, supportiamo lo sviluppo di artisti ed etichette indipendenti e abbiamo ottenuto lo status di Tier 1, venendo riconosciuti come Preferred Partner Program da tutti gli store musicali". Nella causa legale depositata presso il tribunale di New York Universal Music Group, supportata da ABKCO Music & Records e Concord Music Group, è contenuta una maxi-richiesta di risarcimento nei confronti di Believe pari a 500 milioni di dollari: tra i cataloghi oggetto delle presunte violazioni sono stati indicati quelli di ABBA, Ariana Grande, Beastie Boys, Bon Jovi, Daddy Yankee, Diana Ross, Drake, Elton John, Fall Out Boy, Justin Bieber, Katy Perry, Kendrick Lamar, Lady Gaga, Nirvana e Rolling Stones.