Era una linea di ricavo marginale e accessoria per discografia e publishing, oggi è protagonista della rivoluzione innescata dalle piattaforme: il filone sync (sincronizzare una composizione musicale a fotogrammi o immagini in una produzione audiovisiva, come ad esempio un film, un programma televisivo, spot pubblicitario, cortometraggio, video musicale etc), nel mercato attuale, può rilanciare cataloghi, aprire spazi su nuovi mercati e, soprattutto, generare ricavi come mai era successo prima. Prospettive e opportunità nuove si stanno delineando per il settore: come sta cambiando il lavoro dei suoi professionisti? Come differenziano le proprie strategie le major e le indie? In che modo stanno evolvendo le interazioni tra industria musicale e settore dell’audiovisivo? Dove cercare la nuova frontiera per spingere su un consumo costruttivo (e redditizio) di musica? Questi i temi al centro del talk in programma alla Milano Music Week “Sincronizzazioni, un futuro da scrivere” a cui hanno partecipato Roberto Razzini (managing director, Sony Music Publishing Italy), Elisabetta Biganzoli (executive director, Sugarmusic Group), Antonella Zappietro (synch & licensing manager, Edizioni Curci), Francesco Brambilla (branded entertainment director camelot). A entrare subito nell’argomento, Razzini: “Oggi il mercato è parcellizzato, è più ampio e investe più campi. Noi siamo sempre più portati a trovare degli equilibri tra le richieste di un cliente e il nostro catalogo. E saper cogliere anche le nuove grandi opportunità è sempre fondamentale. Faccio un esempio: alla fine di ogni spot auto, ormai, c’è un suono caratterizzante. Ecco, quel suono è musica, è un’occasione per i nostri compositori perché richiede lavoro e competenze. Il futuro delle sync, in poche parole, ha infinite declinazioni”. Antonella Zappietro ricorda come il mercato sia in crescita: “Abbiamo avuto un boom di sincronizzazioni durante la pandemia, un’espansione dell'audio-visivo così grande che è andata a compensare quello che non è stato fatto a livello di pubblicità. Stiamo parlando di un settore che, per la sempre maggiore fruizione di contenuti in casa, non arretra”. Biganzoli di Sugar sottolinea l’importanza non solo della musica, ma anche del dialogo tra le parti: “Alcuni registi si innamorano di alcune canzoni e le vogliono a tutti i costi per i loro film: ricordo quando Lars Von Trier voleva un brano di Nino Rota per ‘Nymphomaniac’, ma alla fine uno degli aventi diritto non rese possibile l’operazione. Ma in generale, al di là di questo caso limite, è importante che ci siano tavole rotonde di confronto, di dialogo con la produzione per capire budget e necessità, per cercare di far sì che tutte le esigenze vengano soddisfatte”. Francesco Brambilla mette in evidenza alcune dinamiche: “Il nostro lavoro è mettere insieme tutti i player per la creazione di uno spot o di un contenuto, ma spesso ci rendiamo conto come la musica e i diritti di sincronizzazione siano materie poco conosciute. Ci sono brand che ci domandano: se un pezzo è già su TikTok possiamo usarlo per uno spot sui social? Ci sono sempre più aziende che ci chiedono un’identità sonora, e questo fa capire che il futuro è florido, ma sarà fondamentale una maggiore cultura e conoscenza del campo. Noi lavoreremo su questo”.