Si può pensare a un brano come un organismo composto da tante piccole cellule che entrando in contatto tra loro e tramite reazioni e concatenazioni danno vita alla canzone. Ci si sofferma, spesso, sul testo, sull’interpretazione, ma c’è una cellula che contribuisce in maniera significativa: il suono. Il suono dà, forse più di tutti, carattere, entità al brano e chi se non i producer possono raccontare questo processo creativo? In occasione dell’ottava edizione della Milano Music Week i produttori Brail, Bobo ed Estremo insieme a Martina Giannitrapani (A&R Tuttomoltobenegrazie / Nigiri) e Paolo Colavolpe (Head of M.A.S.T.) si sono confrontati proprio sul ruolo del suono di questi ultimi anni. A moderare l’evento è stato il giornalista Claudio Cabona, il quale ha iniziato con una riflessione: “Oggi i produttori sono le nuove star del settore”. Paolo Colavolpe ha risposto: "L'importanza dei produttori oggi è fondamentale, sia per il sound, che fa la differenza per chi ascolta, sia per il modo in cui la musica viene creata e usufruita. Con il progredire della digitalizzazione, sono cambiati sia i processi creativi che il modo di fruire la musica. Questo si collega all'importanza del produttore, non solo in studio, ma anche nella scelta di quello giusto per l’artista. Questo discorso è valido in qualsiasi periodo storico, ma ciò che ha portato alla ribalta la figura del producer oggi è il fatto che, se un tempo era noto solo agli addetti ai lavori, oggi, grazie anche all'hip hop, è riconosciuto anche a livello popolare, dai fan. Questo ruolo raccoglie e amplifica il rapporto artistico tra produttore e artista. Oggi ciò che fa davvero la differenza è il mood dell'artista, e questi elementi diventano decisivi per i risultati finali." Martina Giannitrapani ha aggiunto: "Il sound è un concetto ampio, specialmente oggi. La parola stessa è fondamentale, così come la sua scelta. Per esempio: per una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, c’è stata una lunga ricerca per darle una direzione mirata verso il giusto target. Oggi l’arrangiatore è stato inserito tra gli aventi diritto, perché ha acquisito un ruolo significativo anche nella fase di scrittura, contribuendo a definire un’identità sonora. Diversi elementi determinano questa identità. Un altro esempio è il modo in cui i Negramaro utilizzano la voce” Ogni produttore, quindi, ha un proprio modo di lavorare con l’artista; Bobo ha raccontato: "Principalmente non esiste una regola, specialmente nell'arte. La mia forza sta nel saper capire l’artista: mi considero più uno psicologo, capace di indirizzarlo nella scelta del sound. Mi piace molto comporre al momento. Di solito preparo una base a casa e poi la mando al rapper. Non seguo mai un metodo fisso e amo spaziare tra generi diversi.La sinergia si crea lavorando insieme” Brail: "Condivido il riferimento alla psicologia: mi rappresenta molto, soprattutto quando lavoro con un artista che non conosco. Non sono un fan delle sessioni 'one day': prima di tutto, bisogna capire chi si ha di fronte, anche dal punto di vista umano, per poter produrre al meglio. È come essere un sarto: devi cucire un vestito su misura che l’artista possa indossare comodamente, facendolo sentire a suo agio. Prima ancora di accendere il computer, deve esserci un confronto umano. Mi capita anche di lavorare sulla parte testuale, in alcune occasioni. Ad esempio: quando ho collaborato con Mannarino, voleva aprirsi verso un mondo più elettronico. In quel caso, ho fatto una lunga ricerca prima di entrare in studio, cercando materiali e ispirazioni. Con Madame, invece, ci siamo trovati spontaneamente: ho buttato giù un giro di piano mentre lei scriveva, e da lì è nato un testo che si intrecciava in maniera imprescindibile con il suono. Quel pezzo aveva già una forte identità e non aveva bisogno di grandi interventi. Dal punto di vista della scrittura (melodia e testo), preferisco partire dalla chitarra. Le reference sono importanti, ma la parte più divertente è elaborare quegli spunti e trasformarli in qualcosa di unico e personale”. Estremo: "Accolgo gli artisti a casa mia, dove ho il mio studio, e questo aiuta a creare un ambiente confidenziale e rilassato. È fondamentale trovare una sinergia e un punto di unione: l'idea si costruisce quando si riesce a individuare questo punto di connessione. La voce è un vero e proprio strumento. Di solito inizio dal pianoforte, abbozzo delle melodie e osservo le reazioni degli artisti, ma spesso, una volta in studio, stravolgo tutto dopo aver registrato la traccia vocale. Trovo molto creativo e stimolante utilizzare la voce come campione o sample: in questo modo, diventa uno strumento a tutti gli effetti. Mi piace rompere un po' il mood generale dell’artista e portarlo nel mio mondo. Credo che il valore fondamentale di un produttore sia quello di valorizzare l’artista, lavorando sulle sue caratteristiche e sul suo range espressivo." Negli ultimi anni molti produttori hanno pubblicato quelli che, per l’appunto, vengono definiti “producer album”. Estremo ha spiegato che sta lavorando a un producer album, ma ritiene che abbia senso farlo solo quando si ha un’idea chiara e qualcosa di nuovo da proporre. Ha osservato che spesso, dietro l’ondata di album dei produttori, manca una vera visione. Inoltre, ha sottolineato che realizzare un progetto di questo tipo comporta mettersi in prima linea e svolgere attività che, da semplice produttore, non si affrontano abitualmente. Brail ha evidenziato che ogni produttore è diverso, e che alcuni sono anche artisti e riescono così a proporre qualcosa di personale. È un fan di chi riesce a "sparire", cioè di chi si adatta a ogni progetto e si identifica con un suono unico per ciascuno. Ha aggiunto che potrebbe immaginare un disco come un’indagine sul suono, una ricerca, ma ha escluso, almeno per ora, l’idea di realizzare un producer album nel senso classico del termine. Bobo ha affermato di avere una visione musicale molto ampia e di considerare importante non "provare tanto per provare" quando si parla di producer album. Secondo lui, è fondamentale sapere chi si è e cosa si vuole fare. Non è interessato a pubblicare qualcosa di isolato, ma di preferire la costruzione di un percorso coerente, capace di lasciare il segno attraverso una ricerca sonora approfondita. Per lui, una volta che si conoscono le regole, si può anche decidere di romperle. Non è mancata una riflessione sul futuro del suono. Martina Giannitrapani: "Penso che riconoscibilità e differenziazione siano fondamentali sia per l’artista che per il suo sound. Con la quantità enorme di materiale presente sul mercato, è facile che i progetti si confondano tra loro e che si tenda a seguire ciò che ha già funzionato. Ciò che davvero rende unico un progetto, invece, è il modo in cui l’artista riesce a comunicare il proprio messaggio, rendendolo originale e diverso rispetto agli altri”. Paolo Colavolpe ha aggiunto: "Non ho una sfera di cristallo per prevedere come si evolverà il panorama musicale, specialmente nel rapporto tra dimensione locale e globale. L’artista è come una spugna, si lascia ispirare da ciò che lo circonda. Mi piace immaginare un futuro caratterizzato da contaminazioni e crossover, dove le regole sonore vengono infrante e tutto smette di essere rigidamente incasellato. Sono certo che, in qualche modo, si arriverà a qualcosa di nuovo. Quando si raggiunge un punto di saturazione, chi ascolta sente il bisogno di novità, e prima o poi arriverà qualcosa capace di rompere quella diga, portando a un’evoluzione. La musica, così come l’arte, nasce da un’esigenza, e quando quel momento arriverà, sarà uno dei più emozionanti per il mercato”. Il tema dell'educazione all'ascolto del pubblico è oggetto di un acceso dibattito tra i professionisti, ognuno con una prospettiva diversa. Paolo Colavolpe ha espresso la sua contrarietà al concetto di "educare" il pubblico, ritenendo che non esista una distinzione tra musica alta e bassa. Secondo lui, parlare di educazione implica voler insegnare qualcosa, ma la musica nasce da esigenze profonde e spesso i musicisti più visionari sono quelli capaci di percepire e rispondere in anticipo ai bisogni degli ascoltatori. Estremo ha sottolineato l'importanza della diversità, spiegando che essere diversi fa la differenza e che l'errore, spesso, è ciò che porta alla novità, generando stupore. Ha raccontato di dedicare molto tempo alla ricerca di qualcosa di unico e che possa appassionarlo, considerando questa pratica fondamentale. Brail ha condiviso un’esperienza personale, raccontando di aver fatto scoperte importanti proprio sbagliando in studio. Per lui, la creatività nasce anche dal remixare il passato e vivere il presente con uno sguardo aperto, traendo ispirazione da ambienti inaspettati, come un museo. Ha aggiunto che le opere più memorabili sono quelle che suscitano sorpresa e spingono il pubblico a chiedersi di cosa si tratti, garantendo così la loro permanenza nel tempo. Bobo ha evidenziato che anche nel rap è sempre necessario introdurre qualcosa di nuovo, definendo il processo creativo come un riciclo continuo. Ha ribadito che sbagliare è fondamentale per andare avanti, sottolineando l’importanza di come si reagisce agli errori e agli eventi nella musica e nella vita. L'evento è stato organizzato da Believe e M.A.S.T.