Spotify ha annunciato ieri di avere apportato alcuni cambiamenti significativi e con effetto immediato riguardanti l'utilizzo delle sue API, usate dagli sviluppatori per creare servizi e app che accedono a Spotify per musica e altri dati. I nuovi "use cases" dell'API Web (ovvero le nuove app registrate, così come quelle in fase di sviluppo ma non ancora lanciate) non potranno più accedere a diverse "funzionalità ed endpoint" di Spotify che includono playlist algoritmiche e editoriali di proprietà di Spotify, URL di anteprime di 30 secondi nelle risposte "multi-get", artisti correlati, raccomandazioni. Nel comunicare i cambiamenti, sul suo forum per sviluppatori Spotify ha dichiarato tra l'altro: "Man mano che continuiamo a rivedere l'esperienza fornita su Spotify for Developers, abbiamo deciso di implementare una serie di misure con l'obiettivo di creare una piattaforma più sicura... Siamo impegnati a fornire un ambiente sicuro per tutti gli stakeholder di Spotify". Tra gli stakeholder del DSP svedese svettano i licenziatari, ossia le label, certamente sensibili al tema della sicurezza in una fase in cui la Gen AI li tiene impegnati su più fronti. Sul forum gli sviluppatori - sorpresi dall'assenza di preavviso - hanno polemizzato, evidenziando che la mossa elimina praticamente la maggior parte degli use case principali per l'API e insinuando che, più che per un problema di sicurezza, la piattaforma abbia agito per limitare la concorrenza.