Dell’interesse manifestato da Bobby Kotick e Frank McCourt per TikTok in caso di vendita dell’app da parte di ByteDance si è già riferito. Di quello di Elon Musk, invece, no. Anche perché non ne ha manifestato alcuno. Eppure. “È stato bellissimo da vedere”, esclamava il presidente eletto Donald J. Trump di fronte a una platea di sostenitori conservatori convenuti per salutarlo in Arizona lo scorso 22 dicembre. Commentava i numeri che su TikTok ha ottenuto la sua campagna elettorale durante le elezioni del 2024: secondo Trump, il suo team ha ottenuto “miliardi di visualizzazioni, miliardi e miliardi di visualizzazioni” grazie ad azioni di marketing sulla piattaforma. Solo cinque giorni dopo, venerdì 27 dicembre, come era prevedibile da parecchi segnali ripetutisi nelle ultime settimane dopo la vittoria ufficiale, Trump ha fatto di più: ha chiesto alla Corte di sospendere l’entrata in vigore del divieto previsto da una legge che dal 19 gennaio bandirà TikTok negli Stati Uniti, a meno che non interrompa i legami con la sua casa madre ByteDance. Lungi dal coincidere con un’opinione definitiva sul destino finale di TikTok, se fosse accettata dalla Corte Suprema la richiesta rivoltale dal prossimo inquilino della Casa Bianca gli permetterebbe di avere un ruolo nel futuro di TikTok. E, “miliardi di visualizzazioni” alla mano, un salvataggio in qualsiasi forma non dovrebbe dispiacergli. Considerando che la legge che impone a TikTok di vendere o chiudere ha ricevuto un raro sostegno bipartisan a Washington, appare improbabile che Trump voglia contrastarla del tutto, lasciando TikTok sotto il controllo di ByteDance. Uno scenario in cui ByteDance venda l’app, invece, non è da scartare, non foss’altro perché eviterebbe di vederne diminuire drasticamente il valore perdendo il mercato statunitense. Ai tempi del suo primo mandato, Trump aveva un suo potenziale acquirente preferito: era Larry Ellison, allora uno dei suoi pochi amici nella Silicon Valley, che quasi riuscì ad ottenere una quota di proprietà di TikTok per la sua Oracle (l’accordo non si concretizzò ma Oracle riuscì comunque a ottenere un nuovo contratto per fornire servizi di cloud storage a TikTok). Stavolta, al posto di Ellison, nel cuore di Trump c’è Elon Musk, che con lui vanta un rapporto diretto che né Bobby Kotick né Frank McCourt possono vantare. Ora, l’interesse di Trump a sostenere TikTok si giustificherebbe con il successo ottenuto dalla sua campagna elettorale sull’app: ma quali sarebbero gli incentivi all’acquisto per Musk? TikTok avrebbe senso per lui: potrebbe integrarlo in X (la ex Twitter) avvicinandolo alla sbandierata intenzione di creare una “super app” o “everything app”, un concetto che sintetizza la visione di una piattaforma che combini media ed e-commerce, come usa (e funziona bene) in Asia. Quanto costerebbe? Tanto, più degli oltre 40 miliardi di dollari sborsati per Twitter neanche tre anni fa. Ma Musk attualmente vale più di 400 miliardi di dollari e, in ogni caso, non faticherebbe ad aggregare un consorzio di investitori per finanziare l’acquisto di TikTok proprio come fece con Twitter nel 2022. Il conto alla rovescia per ByteDance parrebbe dunque potere andare oltre il 19 gennaio. Ovvio che non voglia vendere l’app dalle uova d’oro, ma le circostanze potrebbero indurla a cambiare posizione man mano che la scadenza si avvicina. Basti considerare come proprio in queste ore stia combattendo – oltre che per la sua stessa sopravvivenza negli U.S.A. – per la conservazione della sua redditività, rassicurando gli inserzionisti americani di TikTok che non corrono il rischio di perdere denaro continuando a collaborare con la piattaforma. L'app starebbe infatti informando i grandi centri media che restituirebbe eventuali versamenti iniziali sugli impegni di spesa per le inserzioni su TikTok nel caso in cui l'app non riesca a bloccare il divieto che dovrebbe entrare in vigore il 19 gennaio.