Nonostante le oltre due ore di dibattimento, pare non essere cambiata la situazione per TikTok, la piattaforma di social network controllata dal gigante tecnologico cinese Bytedance che - a meno di un’improbabile acquisizione dell’ultim’ora delle operatività in nord America da parte di investitori locale - sarà espulsa dal mercato statunitense il prossimo 19 gennaio in virtù del Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act: i giudici della Corte Suprema - sei nominati dai presidenti repubblicani George W. Bush e Donald Trump, tre dai democratici Barack Obama e Joe Biden - hanno ascoltato le arringhe dei legali nominati dalle aziende e da una rappresentanza di creator senza, tuttavia, dimostrare di accogliere le tesi a favore della permanenza negli USA del social network.

Il dibattito, come noto, si è sviluppato attraverso il concetto di libertà d’espressione garantita dal Primo Emendamento della Costituzione americana e il controllo cinese del servizio. "Il Congresso è d'accordo con la libertà d'espressione”, ha spiegato il giudice John Roberts: “Non lo è con un avversario straniero, come è stato stabilito che sia (la Cina, ndr), che raccoglie informazioni sui 170 milioni di cittadini americani che usano TikTok".

"In base al Primo Emendamento, le semplici idee non costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale”, ha argomentato Jeffrey Fisher, docente di Diritto presso la Stanford Law e avvocato chiamato a difendere gli interessi dei creator: “Limitare la libertà di parola perché potrebbe seminare dubbi sui nostri leader o indebolire la nostra democrazia sono cose che fanno i nostri nemici. Non è quello che facciamo in questo Paese".

"Al Congresso non importa cosa c'è su TikTok”, ha ribattuto Roberts: “Non è la libertà d’espressione il punto (...), ma i cinesi che devono smettere di controllare TikTok (negli USA, ndr): la libertà d’espressione non c’entra. Il Congresso non è preoccupato dei contenuti (su TikTok, ndr), ma per quello che sta facendo un avversario straniero”.

"E’ importante riconoscere che la legge non pone alcuna restrizione una volta che TikTok si sia liberato dal controllo di un avversario straniero", ha sottolineato il Procuratore Generale Elizabeth Prelogar: "Il Primo Emendamento non impedisce al Congresso di prendere provvedimenti importanti e mirati per proteggere la sicurezza della nostra nazione".

La Corte Suprema - la cui pronuncia sul caso è attesa a giorni, entro la fine della prossima settimana - non ha escluso che, anche in caso di effettiva attuazione del Foreign Adversary Controlled Applications Act a partire dal 19 gennaio, nel remoto caso di cessione a investitori americani TikTok possa tornare alla piena operatività sul mercato locale

<h3>Cosa succede ora</h3>

In assenza di sviluppi, TikTok dovrà cessare le attività sul suolo americano a partire dal 19 gennaio. Ciò non significa che l’applicazione cesserà di funzionare a partire dalla mezzanotte tra il sabato e la domenica del prossimo fine settimana: l’app già scaricata sui dispositivi continuerà a funzionare regolarmente, senza per poter effettuare aggiornamenti o download. Gli app store di Google e Apple saranno costretti a rimuovere l’app dalla propria offerta, non permettendone così l’utilizzo su nuovi dispositivi che non la propongano al pubblico tra le applicazioni preinstallate.

Il bando previsto dal Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act non è irreversibile: come osservato da diversi osservatori americani, una volta insediatosi il presidente Donald Trump ha facoltà di sottoporre al Congresso la proposta di rinvio di 90 giorni dell’applicazione del provvedimento, che l’assemblea potrebbe ratificare a patto di avere prova di “progressi significativi” di disinvestimento da parte di Bytedance nelle operatività in nord America. Eventualità, questa, che il colosso informatico di Pechino <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744327/tiktok-fa-causa-al-governo-usa-disinvestire-e-impossibile">si è rifiutato di considerare tra le opzioni percorribili</a> fin dalle prime battute della battaglia legale.

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USA, TikTok: la Corte Suprema verso la conferma del bando

Industria

L’audizione a Washington non ha sbloccato l’impasse: prevista una pronuncia in tempi brevi

Le collecting dedicate alla raccolta e ripartizione dei diritti connessi per discografici SCF ed Evolution hanno organizzato un panel che si terrà a margine del prossimo Festival di Sanremo: l’evento - programmato per giovedì 13 febbraio alle 18:00 presso il Club Tenco (Piazza Cesare Battisti, 33), spazio che ospiterà Rockol per tutta la durata della manifestazione canora - è stato battezzato “Sanremo muove il mercato? Le economie dell'industria della canzone”, e ha come scopo quello di esplorare le evidenze economiche sanremesi dal punto di vista delle collecting del diritto connesso.

All’incontro - introdotto dal CEO e fondatore di Rockol Giampiero Di Carlo, che fornirà un'analisi dello scenario musicale attuale, tra sfide tecnologiche e nuove modalità di consumo - prenderanno parte Nadia Noacco, Direttore Finance e Ripartizioni di SCF, che offrirà una visione approfondita sugli aspetti di gestione dei diritti e presenterà i dati emersi dall’analisi in-house sui brani in gara a Sanremo, con particolare attenzione al loro impatto sugli utilizzatori, e di Massimo Benini, Presidente e Amministratore Delegato di Evolution, che illustrerà le strategie adottate per navigare in un mercato in continua evoluzione. A completare lo scenario, Edoardo Bagni, Neighbouring Rights Catalogue Manager di Warner Music Italy, che arricchirà il dibattito con il punto di vista del produttore, evidenziando come le produzioni musicali si integrino oggi nelle nuove dinamiche di mercato.

Al termine del panel, l'evento proseguirà con un aperitivo professionale. Gli interessati possono confermare la propria partecipazione all’indirizzo <a href="mailto:comunicazione@evolutioncollecting.it">comunicazione@evolutioncollecting.it</a>.

Diritti connessi, a Sanremo 2025 un panel di SCF ed Evolution

Il Festival muove il mercato? Se ne parlerà con…

In risposta all’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749810/nmpa-massiccia-richiesta-di-takedown-a-spotify-sui-podcast">annuncio di ieri della&nbsp;NMPA</a>,&nbsp;un portavoce di&nbsp;Spotify&nbsp;ha rilasciato la seguente dichiarazione&nbsp;:

<blockquote>
"Questa è una&nbsp;debole&nbsp;reazione alla decisione del giudice di <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749685/spotify-vittoria-contro-mlc-in-causa-bundle-audiolibri">respingere la causa della MLC</a>.&nbsp;La scorsa estate, la NMPA ha affermato che nei podcast su Spotify erano presenti opere non autorizzate.&nbsp;Il fatto che la NMPA abbia atteso mesi, nonostante le ripetute richieste scritte di Spotify per ottenere dettagli – richieste a cui non hanno mai risposto – per segnalare questi episodi, sottolinea ulteriormente che si tratta di una montatura mediatica.&nbsp;Le piattaforme come Spotify, che ospitano milioni di contenuti UGC, ricevono regolarmente richieste di rimozione e, come sempre, agiremo tempestivamente e, ove opportuno, rimuoveremo gli episodi in questione.”
</blockquote>

A cosa si riferisce la dichiarazione di Spotify, che parla di&nbsp;“media stunt"? Alla polemica montata ieri ma, più in dettaglio, a un problema che arriva da lontano, a una lettera che nel&nbsp;maggio 2024&nbsp;la&nbsp;NMPA&nbsp;ha inviato a&nbsp;Spotify, proprio quando divampava una battaglia tra il DSP e gli aventi diritto: il primo aveva deciso di includere&nbsp;il suo servizio di&nbsp;audiolibri&nbsp;all'interno dell'abbonamento musicale, riducendo così i pagamenti delle&nbsp;royalty meccaniche.&nbsp;Nella lettera in questione l’associazione degli editori musicali americani dichiarava, tra l’altro, che la piattaforma di streaming&nbsp;"mostra testi e riproduce e distribuisce video musicali e podcast utilizzando opere musicali"&nbsp;senza autorizzazione né compenso per autori ed editori musicali.

Spotify ribatteva che questa pratica le fosse permessa dal&nbsp;Phonorecords IV agreement&nbsp;del&nbsp;Copyright Royalty Board (CRB).&nbsp;Dalla riduzione dei pagamenti meccanici da parte di Spotify è scaturita poi una&nbsp;causa legale intentatale dalla The Mechanical Licensing Collective (MLC)&nbsp;(*).&nbsp;La scorsa settimana,&nbsp;Spotify ha vinto la causa, quando&nbsp;la&nbsp;giudice Analisa Torres&nbsp;della&nbsp;US District Court for the Southern District of New York&nbsp;ha accolto la mozione di&nbsp;Spotify&nbsp;per respingere la causa&nbsp;"con pregiudizio", il che significa che il caso non può essere ripresentato.

David Israelite, presidente e CEO della&nbsp;NMPA, aveva a sua volta dichiarato martedì:&nbsp;"Spotify farà di tutto per svalutare gli autori per proteggere i suoi profitti.&nbsp;Basta guardare al recente schema di "bundling" e al suo mal concepito ricorso contro l’aumento delle tariffe per gli autori nel CRB III. Non ci fermeremo finché la piattaforma non risolverà il problema dei podcast e tutte le altre aree in cui i cantautori non stanno guadagnando ciò che meritano.&nbsp;I podcast rappresentano una fonte di guadagno sempre più importante per autori ed editori, ed è essenziale che i podcast forniscano contenuti prodotti legalmente.&nbsp;Non è difficile farlo, e Spotify sa bene, da tempo, come risolvere questo problema per i suoi utenti.&nbsp;Ci auguriamo che i conduttori di podcast si schierino a fianco dei loro colleghi creatori e chiedano a Spotify di fare di meglio."

(*) l'ente istituito dal&nbsp;Music Modernization Act del 2018&nbsp;negli Stati Uniti per raccogliere le royalty meccaniche dai fornitori di servizi digitali per conto dei detentori dei diritti sulle canzoni.

Spotify replica a NMPA: ‘Montatura mediatica'

Il DSP si fa forte delle recente sentenza favorevole nella causa con MLC

Dalle parole ai fatti: a ventiquattr'ore dal <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749793/universal-music-nel-2025-obiettivi-streaming-2-superfans-acquisizioni">messaggio a dipendenti e investitori dove Lucian Grainge</a>, a proposito delle strategie che Universal Music seguirà nel 2025, parlava di “espandere la propria presenza sui mercati ad alto potenziale”, Virgin Music Group - la divisione dedicata ai servizi per artisti ed etichette del gruppo - ha annunciato una nuova partnership con RainLabs, società di distribuzione e servizi con sede in Ghana.

Il sodalizio prevede che RainLabs si appoggi a VMG per promuovere gli artisti africani su scala globale.

"RainLabs è un'entità consolidata con una profonda conoscenza del panorama musicale africano", ha dichiarato in Managing Director di Virgin Music Nigeria Olukorede Ikazoboh: "A Virgin Music Group siamo orgogliosi di collaborare con un'azienda di questo calibro. Insieme puntiamo a sfruttare il pieno potenziale di RainLabs e continuare a sviluppare percorsi innovativi per gli artisti africani affinché riescano a raggiungere il successo a livello globale".

"La comprovata esperienza e la portata globale di Virgin Music Group si allineano perfettamente con la nostra missione a RainLabs”, ha aggiunto Albert Donkor, co-fondatore di RainLabs: “Crediamo che questo sia il momento giusto per elevare il talento africano a nuove vette e siamo impazienti di vedere l'impatto che questa collaborazione porterà”.

UMG, Virgin Music si espande in Africa

Con una partnership con la società di distribuzione ghanese RainLabs

Trasmessa in diretta dalla CBS con diretta streaming su Paramount+, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749766/grammy-awards-2025-beatles-kendrick-lamar-beyonce-ai">l’edizione 2025 dei Grammy Awards</a> ha fatto registrare un calo negli ascolti televisivi del 9% su base annua, con 15,4 milioni di spettatori collegati durante le cerimonia di premiazione: nel 2024 l’evento era stato guardato da 16,9 milioni di persone, circa un milione e mezzo di unità in più rispetto all’anno successivo. Il conteggio riguarda solo il media televisivo, escludendo gli spettatori di Paramount+, di CBS.com e dell’app del canale televisivo.

La stessa CBS ha definito la serata “lo show televisivo più social di sempre”, con 102,2 milioni di interazioni online.

Positivo, invece, è stato il bilancio della raccolta fondi lanciata per sostenere la comunità musicale colpita dagli incendi che hanno flagellato Los Angeles nello scorso mese di gennaio: complessivamente sono stati raccolti 24 milioni di dollari, 9 dei quali solo durante la giornata di domenica, quella della cerimonia.

Grammy Awards 2025, ascolti in calo del 9%

Dopo tre anni consecutivi di aumenti, torna a contrarsi il numero di spettatori

Come molte altre emittenti, anche RDS sarà presente alla prossima edizione del Festival di Sanremo con una propria iniziativa in loco: tra il 10 e il 15 febbraio prossimi la stazione trasmetterà in diretta da un truck posizionato in via Vincenzo Muccioli, a qualche centinaia di metri dal Teatro Ariston. Durante le giornata della manifestazione ai microfoni si alterneranno Petra Loreggian e Giovanni Vernia (dalle 12 alle 15), e le content creator Samara Tramontana e Gaia Garavaglia (dalle 16 alle 18). Un’altra content creator, Iris Di Domenico, realizzerà contenuti social e interviste in un set allestito per l’occasione.

“C’è un legame speciale tra RDS e Sanremo, per questo abbiamo voluto dichiarare il nostro ‘amore’ con Rds Loves Sanremo”, ha commentato Daniela Pozzessere, Responsabile Marketing di RDS: “Siamo entusiasti di tornare per la manifestazione canora più importante in Italia e di portare la magia della musica direttamente nelle case di milioni di ascoltatori, consolidando il legame con questa magnifica città. Ringraziamo infatti il Comune di Sanremo per questa fruttuosa collaborazione e naturalmente tutte le case discografiche con cui da sempre lavoriamo per la promozione degli artisti e della loro musica e che non vediamo l’ora di accogliere nel nostro spazio in città”.

I media partner dell’operazione sono il magazine Grazia per RDS 100% Grandi Successi e ScuolaZoo per RDSNEXT. ScuolaZoo ed RDSNEXT hanno organizzato per giovedì 13 febbraio due incontri formativi con gli studenti dell'Istituto “Cristoforo Colombo” di Sanremo, con l’intervento di Elena Mozzo, pediatra e consulente sessuale che affronterà coi ragazzi temi legati all'educazione sentimentale e affettiva. Altri partner commerciali dell’iniziativa sono Avon, Birra Raffo, FIAT, Mutti, Unimarconi, Vanini Cioccolato e Disney Italia.

Sanremo 2025, RDS lancia RDS Love Sanremo

L’emittente presente al Festival con un truck in piazza Vincenzo Muccioli

La National Music Publishers' Association, associazione che rappresenta gli editori musicali americani, ha annunciato un’estesa richiesta di takedown nei confronti di Spotify per “l'utilizzo non autorizzato di musica nei podcast” presenti sulla piattaforma: nel mirino di NMPA sono finite oltre 2500 presunte violazioni del copyright ai danni dei propri associati per mezzo di brani utilizzati in assenza di licenza dalle produzioni titolari dei titoli disponibili sul DSP. La diffida chiede che "testi, video musicali e podcast senza licenza vengano rimossi dalla piattaforma, pena - per Spotify - il dover affrontare la responsabilità per l'uso continuativo (e non autorizzato) di queste opere".

"Spotify ha migliaia di canzoni senza licenza nei suoi podcast, e non ha fatto nulla per porvi rimedio”, ha dichiarato il presidente e CEO di NMPA David Israelite: “Questa azione di rimozione non è una sorpresa, abbiamo avvisato di questo problema da tempo. I podcast sono una fonte di guadagno in crescita per autori di canzoni ed editori, ed è essenziale che forniscano intrattenimento prodotto legalmente. Non è difficile&nbsp;da fare, e Spotify sa, e ha saputo, come risolvere questo problema per i propri utenti. Ci auguriamo che gli host dei podcast si schierino per i loro colleghi creator e chiedano a Spotify di fare di meglio”.

Tra gli editori coinvolti figurano - oltre alle società di edizioni legati alle tre major, ovvero Sony Music Publishing, Universal Music Publishing Group e Warner Chappell Music - anche ABKCO, Anthem Entertainment, Big Machine Music, BMG, Concord Music Publishing, Downtown Music Publishing, Hipgnosis Songs Group, Kobalt, Mayimba Music, peermusic, Primary Wave Music, Reservoir e Ultra Music Publishing.

NMPA, massiccia richiesta di takedown a Spotify sui podcast

L’associazione americana degli editori ha individuato oltre 2500 violazioni

I legali della RAI hanno depositato oggi, martedì 4 febbraio, un ricorso contro <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748645/festival-di-sanremo-il-tar-assegnazione-illegittima-alla-rai">la sentenza del TAR della Liguria</a>&nbsp;(generata dall'accoglimento di un ricorso presentato dalla società Just Entertainment di Sergio Cerruti del marzo 2023)&nbsp;che, a partire dal 2026, impone al Comune di Sanremo l’attivazione di un bando per l’assegnazione dell’organizzazione del Festival della Canzone Italiana: come riferisce Repubblica, la tesi sostenuta dagli avvocati del servizio pubblico è che il rapporto tra le due entità - Comune e RAI - sia “inscindibile”, anche alla luce di una delibera di AGCom che inserisce il Festival tra gli eventi “di interesse generale per la nazione”. Insieme al ricorso i legali della RAI hanno presentato una richiesta di sospensiva, in modo da non rendere esecutiva la sentenza del TAR prima della pronuncia del Consiglio di Stato in Merito, e impedire l’apertura di un bando per l’edizione 2026 che potrebbe attirare manifestazioni di interessa da parte di altri network europei.

Festival di Sanremo, la RAI presenta ricorso contro il TAR

Per i legali del servizio pubblico il marchio dell’evento e la TV di stato sono ‘inscindibili’

Per mezzo di un nuovo ordine esecutivo - uno dei tanti firmati dal giorno del suo insediamento - il presidente americano Donald Trump ha istituito un fondo sovrano che potrebbe giocare un ruolo fondamentale per il futuro di TikTok negli Stati Uniti. Come precisato da una nota ufficiale diffusa dalla Casa Bianca, i segretari di Tesoro e Commercio avranno 90 giorni di tempo per presentare a Trump strategie di investimento, struttura del fondo e un modello di governance.

"Altri paesi hanno fondi sovrani", ha dichiarato il presidente - come riferisce la CNN - all’atto della firma dell’ordine esecutivo: “Potremmo fare qualcosa per TikTok, se riusciremo a raggiungere l’accordo giusto. Altrimenti non lo faremo”. Il social di Bytedance, ha proseguito Trump, “potrebbe finire nel fondo. Oppure potremmo realizzare una cordata con degli investitori molto ricchi. Abbiamo un sacco di opzioni a disposizione”.

Tra gli obiettivi del fondo, come dichiarato dalla nota di presentazione, ci sono “la massimizzazione della gestione della ricchezza nazionale a beneficio esclusivo dei cittadini americani”, “la promozione della sostenibilità fiscale, la riduzione del peso delle tasse sulle famiglie americane e sulle piccole imprese, la stabilizzazione della sicurezza economica per le generazioni future e la promozione di una leadership economica e strategica degli Stati Uniti a livello internazionale”.

TikTok, Trump istituisce un fondo sovrano americano

‘Potremmo fare qualcosa, con l’accordo giusto. Abbiamo un sacco di opzioni a disposizione’

Per la prima volta dal suo debutto sui mercati, avvenuto nel 2008, Spotify - lo scorso anno - ha chiuso il proprio bilancio con dodici mesi netti di completa profittabilità: ad annunciarlo sono stati gli stessi gestori del DSP svedese quotato a Wall Street annunciando i dati finanziari relativi al quarto trimestre del 2024.

Nella nota ufficiale diffusa ai media nella mattina di oggi, martedì 4 febbraio, l’azienda parla di “una performance superiore alle aspettative riguardo a tutte le principali metriche”: nello specifico, nel quarto trimestre dell’anno passato gli utenti attivi mensili sono cresciuti del 12% rispetto allo scorso anno, arrivando a 675 milioni, facendo segnare un nuovo record.

Gli abbonati sono cresciuti dell’11% rispetto allo scorso anno, arrivando a 263 milioni: i ricavi totali sono cresciuti del 16% rispetto allo scorso anno, raggiungendo i 4.2 miliardi di euro. Altri picchi positivi nella storia aziendale del DSP hanno fatto segnare i valori relativi a margine operativo lordo (aumentato di 555 punti base anno su anno, al 32.2%) e il reddito operativo, salito a quota 477 milioni di euro.

"Sono molto entusiasta del 2025 e sono ottimista rispetto alla nostra posizione, sia in termini di prodotto che di business”, ha commentato il fondatore e CEO di Spotify Daniel Ek: “Continueremo a intraprendere azioni che generino impatto a lungo termine, aumentando la nostra velocità, ma al contempo mantenendo i livelli di efficienza raggiunti lo scorso anno. E’ questa combinazione che ci consentirà di creare la migliore esperienza utente, di crescere in modo sostenibile e di continuare a offrire creatività al mondo".

Nel 2024 Spotify ha visto crescere i suoi utenti Premium di 27 milioni: complessivamente, il DSP ha fatturato grazie alle sottoscrizioni a pagamento 3,705 miliardi di euro, in aumento del 19% su base annua. Gli abbonamenti sono cresciuti in tutto il mondo, con performance particolarmente brillanti nei mercati emergenti: alla fine dello scorso anno, i bacini principali di utenti a pagamento del servizio sono stati individuati in Europa (il 37% del totale) e Nord America (il 26%).

La fruizione supportata dalla pubblicità ha toccato i 537 milioni di euro, in aumento del 6% su base annua.

Per quanto riguarda il primo trimestre del 2025, l’azienda prevede di raggiungere 678 milioni di utenti medi mensili, in aumento di 3 milioni di unità rispetto al Q4 dell’anno passato, con un utile operativo a quota 548 milioni di euro e un fatturato complessivo pari a 4,2 miliardi di euro.

Appena la scorsa settimana Spotify ha rivelato di aver corrisposto, nel 2024, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749648/spotify-nel-2024-10-miliardi-di-dollari-all-industria-musicale">10 miliardi di dollari all’industria musicale</a>, un sesto rispetto al totale - 60 miliardi, appunto - di quanto versato ai partner della filiera creativa dalla propria fondazione a oggi.

Spotify, il 2024 primo anno completo di profittabilità. I numeri

Quarto trimestre da record per il DSP, con una performance ‘superiore alle aspettative’

RTL 102.5 sarà presente al prossimo Festival di Sanremo con tutte e tre le emittenti del gruppo - RTL 102.5, Radiofreccia e Radio Zeta: quartier generale della società di Cologno Monzese sarà un truck situato in Corso Imperatrice, nelle vicinanze del Casinò di Sanremo, da dove gli speaker trasmetteranno e intervisteranno i protagonisti della manifestazione canora. L’operazione del gruppo - battezzata #radiofestival - prevede anche una copertura social con stories, reel e interviste realizzate dagli inviati, oltre che contenuti esclusivi che saranno resi disponibili sulla piattaforma digitale RTL 102.5 Play.

Radio Italia sarà presente al Festival con “Fuori Sanremo”, in diretta audio e video da proprio quartier generale, allestito presso il Grand Hotel Londra: per tutta la durata della manifestazione l’emittente schiererà sul campo Francesca Leto e Mauro Marino, Giuditta Arecco e Marco Falivelli, Daniela Cappelletti e Emiliano Picardi - oltre che allo stesso Editore e Presidente Mario Volanti - per le interviste agli artisti in gara.

“La 75ma edizione del Festival della Canzone Italiana si preannuncia interessante”, ha commentato Volanti: “Nella mia lunga esperienza sanremese di oltre 40 anni, non c’è mai stato un gruppo così nutrito di cantanti italiani tra partecipanti, ospiti, co-conduttori e duettanti… veramente tanti. Per me che amo la musica italiana e con la musica italiana ho fatto una radio, è come per un bambino entrare in un negozio di giocattoli, quindi la settimana corta che va dall’11 al 15 febbraio sarà una grande festa e avendo ascoltato i brani, posso dire che le canzoni scelte da Carlo Conti sono veramente belle. Il 16 febbraio il Festival sarà finito, ma come accade ogni anno, Radio Italia solomusicaitaliana continuerà a promuovere e a far ascoltare la musica di Sanremo”.

“Per il decimo anno consecutivo allestiremo i nostri studi ‘Fuori Sanremo’ al Grand Hotel Londra dove ci aspettano come di consueto, le interviste con tutti i protagonisti di questa attesissima kermesse musicale”, ha aggiunto Alessandro Volanti, Direttore Marketing e Commerciale Radio Italia: “Torna, dopo il successo della prima edizione, anche il nostro format social che vede la partecipazione della creator Cecilia Cantarano: una collaborazione con l’agenzia One Shot Agency che portiamo avanti con grande soddisfazione. Al nostro fianco ci saranno tanti prestigiosi brand ai quali come sempre dedichiamo massima attenzione e progetti personalizzati. Ringrazio Canaid World Srl per gli allestimenti e Rai Pubblicità per il lavoro di raccolta sempre puntuale”.

Partner commerciali di Radio Italia per Fuori Sanremo 2025 sono L'Oréal Paris, Citroën, Kellogg’s Snacks, Marlù, Ricola, GSD Foundation ETS, Birra Gaia, Consorzio Tutela Grana Padano, Salvaterra e Val D’Oca.

Sanremo 2025, ‘presenti’ anche RTL 102.5 e Radio Italia

Anche i due gruppi presidieranno la 75esima edizione del Festival della Canzone Italiana

Radio Capital ha annunciato il lancio di Capital Jam, format live che sbarcherà al Teatro Oscar di Milano i prossimi 6, 19 e 26 marzo: le serate - a cavallo tra musica dal vivo e talk - vedranno il conduttore Luca De Gennaro e una band da sette elementi diretta da Vittorio Cosma interagire sul palco con&nbsp;Negrita e Francesca Michielin giovedì 6 marzo, Lucio Corsi e Joan Thiele mercoledì 19 marzo, e Baustelle e Tiromancino mercoledì 26 marzo.

“Radio Capital per la prima volta esce dai suoi studi e diventa protagonista assoluta di un proprio format live che rispecchia appieno la sua natura e il suo stile inconfondibili”, ha dichiarato Linus, Direttore editoriale e artistico di Radio Capital: “Capital Jam è un progetto che vede al centro la musica, anzi, ‘Solo Bella musica’, per parafrasare il nuovo claim, ma senza rinunciare anche a un racconto inedito e unico di quest’arte che ci unisce e appassiona tutti. Musica e parole preziose che accompagneranno questi live show che abbiamo fortemente voluto e che una radio universalmente riconosciuta per valore e qualità come Capital meritava, e capace di incarnare il nuovo corso inaugurato a settembre con programmi e voci inedite ma senza mai tradire la propria essenza e personalità”.

“Sono felice di portare la musica e le storie di Radio Capital in teatro”: ha aggiunto Luca De Gennaro: “Radio Capital è da sempre la radio della grande musica e dei suoi protagonisti. Ogni giorno, insieme a Mixo, nel nostro programma del pomeriggio ‘Capital Records’, ci accorgiamo di avere un pubblico di veri appassionati della bella musica, che vogliono ascoltarla alla radio e anche vederla dal vivo. Insieme a Vittorio Cosma e la sua Super Band formata da musicisti eccellenti, e affiancato dai miei amici e amiche della radio, siamo pronti ad accompagnare, fra note e racconti, i grandi artisti che avremo il piacere di ospitare sul palco in queste 3 serate. ‘Capital Jam’ segna un nuovo importante e bellissimo traguardo per la nostra radio. Ci si vede in teatro”.

Live, Radio Capital lancia Capital Jam

Un nuovo format che porterà in teatro dal vivo Negrita, Michielin, Corsi, Tiromancino e altri

La linea di UMG per il 2025: streaming 2.0, superfans e M&A

Il memo integrale di Grainge allo staff: ‘Continueremo a fare ciò che facciamo, perché…’

Una start-up fintech che si rivolge agli artisti urban indipendenti,&nbsp;per raccogliere fondi e capitali per dare corpo ai propri progetti, ma soprattutto per&nbsp;fornire strumenti finanziari e supporto educativo in materia di diritti discografici. E' stata creata e promossa da due artisti rap che sull'indipendenza e sul farsi da sé hanno costruito una carriera: il leggendario Rakim, uno dei primi ad affrontare il mercato discografico negli anni '80, e il collega Divine. Si chiama Notes, e sarà lanciata ufficialmente sul mercato alla fine di febbraio.

Lo scopo è quello di dare un supporto concreto a una categoria di musicisti che spesso parte svantaggiata,&nbsp;perché non può contare su un livello di istruzione tale da comprendere a fondo i termini dei contratti che firma&nbsp;(e spesso ha una carriera talmente rapida che si ritrova&nbsp;a doverli firmare prima ancora di avere raccolto attorno a sé un team che curi i propri interessi). Lo stesso Rakim ha raccontato in più occasioni di essersi trovato a rimpiangere accordi stretti con leggerezza e incoscienza in gioventù, ragione per la quale oggi vorrebbe aiutare le nuove generazioni a intraprendere un percorso più solido e consapevole.

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Notes, una start-up di strumenti finanziari per i musicisti urban

Tra i fondatori anche i rapper Rakim e Divine

Daniel Miller è una leggenda. Non è un’esagerazione: ha fondato una delle etichette più influenti di tutti i tempi, la Mute, che ha lanciato e prodotto una delle band più importanti degli ultimi 40 anni, i Depeche Mode, e messo sotto contratto Nick Cave. E lo ha fatto scardinando le regole classiche del music biz. Ma prima di tutto Daniel Miller è un artista:&nbsp;anche la sua carriera da discografico è nata dalla sua musica. 
Il suo ultimo progetto sono i Sunroof, con Gareth Jones,&nbsp;anche lui storico collaboratore dei Depeche. Assieme fanno musica elettronica improvvisata:&nbsp;hanno pubblicato tre album negli ultimi 4 anni e si esibiranno lunedì 10 al San Fedele di Milano per la <a href="https://www.rockol.it/news-748920/inner-spaces-padre-antonio-pileggi-intervista">rassegna Inner Spaces</a>. Un’occasione da non perdere, perché le performance del duo - basate principalmente su improvvisazioni su synth modulari - sono rare.

<h2>I Sunroof</h2>

“Nessuno di noi due ha molto tempo per fare tour”, mi spiega Miller dalla sua casa londinese. “Ma non abbiamo un’agenzia di booking e non ci vengono offerte molte occasioni come queste, che di solito arrivano tramite amici o contatti. E no, non suoniamo gli album”, sorride. “I Sunroof”, mi spiega, “esistono da una ventina d’anni: abbiamo fatto alcuni remix e abbiamo deciso di avere un nome piuttosto che usare i nostri nomi di battesimo. Poi, quando abbiamo deciso di fare uno sforzo consapevole per registrare un album, abbiamo pensato di farlo anche con quel nome. Gareth e io lavoriamo insieme dai primi anni '80, abbiamo lavorato insieme a tre album dei Depeche Mode. Quando finivano le sessioni e la band andava a casa, noi restavamo in studio per un po’. Abbiamo iniziato a giocare e Gareth ha suggerito l’idea di fare un album. Ci siamo detti che volevamo evitare di fare pezzi elettronici con synth modulari che fossero troppo lunghi e che poi non ascolta nessuno. Così ci siamo concentrati sul realizzare tracce brevi, di cinque o sei minuti, senza edit. E ha funzionato.”

<h2>“Warm Leatherette” e le origini della Mute Records</h2>

Prima dei Sunroof, Miller ha avuto diversi&nbsp;altri progetti: il primo furono The Normal, con cui pubblicò nel ’78 “Warm Leatherette / T.V.O.D.”, un singolo di culto che diede il via alla Mute Records. “È stato molto tempo fa. Intorno al ’77 ero appassionato di punk, ma molto presto mi sembrava che quella musica fosse diventata una specie di imitazione, perdendo la sua scintilla iniziale. Ho risparmiato e ho comprato un sintetizzatore giapponese economico e ho iniziato a pasticciare con i suoni. Mi sono autoprodotto il singolo, pensando che nessuno lo avrebbe comprato o ascoltato. L’ho portato in giro per alcuni negozi come Rough Trade Shop. Finì per essere recensito bene, su testate come NME e Melody Maker. Ho iniziato a ricevere richieste da radio, ma anche per pubblicare altra musica, e da lì è nata la Mute Records”, racconta.

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<h2>L’incontro con i Depeche e con Nick Cave</h2>

L'incontro che ha cambiato il corso e la traiettoria della sua carriera - e anche di una parte della musica di quel periodo - è stato quello con i Depeche Mode negli anni ’80, che firmarono anche perché apprezzavano un altro gruppo di Miller, i Silicon Teens. Fu lì che Miller incontrò Gareth Jones, che co-produsse tre album, fino a “Black Celebration” del 1986 e poi ancora negli anni ’90 e 2000, oltre che lavorare con Erasure, Wire, Einstürzende Neubauten, Nick Cave. 
Con i Depeche, la Mute lavorava sostanzialmente senza contratto: “Abbiamo fatto un accordo molto semplice che usava, per esempio, la Rough Trade Records, senza impegno a lungo termine. Ci dicevamo solo che avremmo fatto uscire il disco, avremmo fatto tutto il possibile per renderlo un successo e poi, se entrambi eravamo soddisfatti, avremmo fatto il disco successivo. È andato avanti per molti anni così, ed è stato fantastico: senza avvocati, senza manager, solo tra di noi”. 
Miller continua a lavorare con i Depeche, anche se ormai discograficamente sono da altre parti: “Li aiuto a fare i dischi, do&nbsp;consigli quando si tratta di scegliere quali canzoni e quali versioni, perché le band in studio per molto tempo spesso perdono la concentrazione. Andiamo molto d’accordo e ovviamente, quando Fletch era ancora vivo e viveva a Londra, ci vedevamo spesso, tifavamo per la stessa squadra di calcio.”

In quel periodo, i primi anni ’80, la Mute mise sotto contratto Nick Cave e i Bad Seeds, dopo la fine dei Birthday Party: “Li ho conosciuti quando sono venuti a Londra, li incontrai su suggerimento della loro etichetta australiana Missing Link. Li ho visti dal vivo e ho pensato che fossero fantastici, ma non avevo soldi”. Miller suggerì di andare dalla 4AD, che pubblicò un EP e una raccolta, mentre la Mute pubblicò poi un altro EP e si occupò delle carriere soliste dei vari membri quando il gruppo si sciolse, compresa quella di Cave, ma anche Crime &amp; The City Solution e These Immortal Souls. “Li ho amati fin dall’inizio. Quando l'opportunità si è ripresentata, ho colto l’occasione”.

<h2>La storia della Mute e la discografia indipendente</h2>

Il marchio Mute è attivo da più di 40 anni ed è controllato da Miller - attualmente lo distribuisce PIAS, appena comprata da Universal. “Ma ci distribuisce solo, non siamo di loro proprietà”, puntualizza Miller, che ancora ricorda i tempi in cui Mute divenne di proprietà EMI: fu un periodo complicato, perché era un periodo complicato per la EMI. Sicuramente ci ha insegnato delle lezioni”, ricorda.

La Mute ha avuto una storia molto lunga e complessa, ma ha anche sempre mantenuto un marchio basato sulla credibilità e sull’indipendenza. Ma cosa vuol dire, poi, “indie”? “Secondo AIM, che è l'ente dell'industria musicale indipendente nel Regno Unito che raccoglie le etichette indipendenti, significa che l’etichetta deve essere posseduta e gestita per almeno il 50 per cento", spiega Miller. "Per me significa che l'etichetta è molto più legata agli artisti e al modo in cui noi lavoriamo con loro. Non siamo unici, penso a Domino e a Rough Trade Records: ci sono un sacco di buone etichette indipendenti e tendono a lavorare in un modo diverso. Ma qando mettiamo sotto contratto un artista, non lo facciamo per il grande successo commerciale. Se hanno il potenziale, facciamo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo, ma cerchiamo artisti con cui vogliamo lavorare a lungo termine e con cui possiamo creare una relazione creativa. E per farlo bisogna avere molta fiducia reciproca. Non bisogna essere migliori amici, ma bisogna fidarsi l'uno dell'altro sia dal punto di vista creativo che da quello finanziario.”

E come è possibile creare questa fiducia? “Io dico sempre che ci sono tre fasi in cui decidiamo di lavorare con un artista. Una è lo stomaco, l'istinto, che potrebbe essere una specie di sensazione viscerale, non logica. Poi c'è il cuore: ci si deve piacere, bisogna capire di poter avere una relazione... e poi c'è la terza, la testa, la parte razionale.”

<h2>La musica elettronica e la Mute, oggi</h2>

Miller e la Mute continuano a mettere sotto contratto artisti di musica elettronica fuori dal mainstream: l’italiano Alessandro Cortini, ma anche la DJ e producer Haai o Káryyn. “È un territorio molto vasto, oggi. In giro c'è molta musica funzionale e va bene, ma mi piace l'idea di qualcosa in cui si ascolti qualcosa di nuovo e non ci sono molte persone che lo fanno.”

Tra i progetti che invece non hanno avuto il riconoscimento che secondo Miller meritavano, cita soprattutto Daniel Blumberg, che ha appena ricevuto una candidatura all’Oscar per la colonna sonora di “The Brutalist”, ma i cui dischi precedenti hanno faticato a stabilire un legame con il pubblico. Ma la missione di Daniel Miller rimane sempre la stessa: cercare e creare musica che crei un legame con chi l’ascolta - come discografico e come artista in prima persona.

Sunroof

Daniel Miller: non si fa musica solo per il successo commerciale

Dalla Mute ai Depeche Mode al progetto Sunroof (a Inner Spaces il 10 febbraio): l'intervista

Lunedì 3 febbraio&nbsp;il presidente e CEO di Universal Music Group, Lucian Grainge, ha inviato la sua consueta nota di inizio anno allo staff di UMG e, come da recente abitudine, l’ha fatta circolare tra i media. La concomitanza con&nbsp;i Grammy Awards della notte precedente non ha però preso il sopravvento sui temi forti per Grainge: tra questi i progressi compiuti da Universal Music nella strategia "<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/artist-centric-494626">artist-centric</a>”&nbsp;e l'impegno dell'azienda per un <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/intelligenza-artificiale-434403">uso responsabile dell’intelligenza artificiale</a>. Ma è&nbsp;l'arrivo di quella che il CEO definisce "l'era dello Streaming 2.0", introdotta durante il Capital Markets Day dello scorso settembre (e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749605/universal-music-e-spotify-nuovo-accordo-pluriennale">ribadita in occasione del rinnovo nell'accordo con Spotify appena una manciata di giorni fa</a>)&nbsp;, a rimanere centrale.

"Sono lieto di annunciare che l'era dello Streaming 2.0 è arrivata.&nbsp;Costruito su una base di principi artist-centric, Streaming 2.0 rappresenterà una nuova era di innovazione, segmentazione dei consumatori, espansione geografica, maggiore valore per i consumatori e crescita dell'ARPU", scrive Grainge nella lettera ai dipendenti. I&nbsp;recenti accordi con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749605/universal-music-e-spotify-nuovo-accordo-pluriennale">Spotify</a> e&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749013/universal-music-e-amazon-music-rilanciata-la-partnership-globale">Amazon</a>&nbsp;vanno in direzione dello Streaming 2.0 e Grainge rimarca: "Ci aspettiamo che nei prossimi mesi vengano stipulati accordi simili con altre piattaforme principali."

Il presidente e CEO di UMG chiarisce anche come l'azienda stia cercando nuovi modi per coinvolgere i fans nel 2025:&nbsp;"Oltre ad ascoltare la musica dei loro artisti preferiti, i fans vogliono costruire connessioni più profonde con gli artisti che amano”&nbsp;e, a questo proposito, Grainge ricorda come nel&nbsp;2024 UMG abbia accelerato la sua strategia direct-to-consumer e sui superfans investendo e collaborando con NTWRK e Complex, fondamentali per costruire una piattaforma premium di shopping live-video per la cultura dei superfans e per&nbsp;ridefinire la categoria del merchandise orientata su collezionabili ed esperienze per i superfans: "parte di ciò verrà fatto attraverso i nostri attuali partner e parte attraverso i nostri canali D2C, che continueremo a scalare per soddisfare la massiccia domanda dei fans”.&nbsp;

Lucian Grainge, il memo agli azionisti 2025 è sullo streaming 2.0

Per il CEO di UMG è l'alba di 'una nuova era di innovazione'

Da oggi, lunedì 3 febbraio, fino a sabato 15 febbraio - il giorno dell’ultima serata della prossima edizione del Festival della Canzone Italiana - Lego Italia e Francesca Michielin hanno avviato un sodalizio che concretizzatosi con l’installazione, nelle vie di Sanremo, di un particolare allestimento floreale realizzato con Lego Botanicals, fiori “artificiali” realizzati con i mattoncini del notissimo brand danese (nella foto).

“Questa bellissima collaborazione è un sogno che ho fin da bambina e sono felicissima di poterlo finalmente realizzare”, ha dichiarato al proposito Michielin: “Ciò che mi rende ancora più felice è che questo progetto nasce e si sviluppa intorno al concetto di Amore in tutte le sue forme ed espressioni, quel sentimento così potente capace di darti forza nei momenti difficili. In occasione di San Valentino racconteremo e celebreremo le storie d’amore, d’amicizia e di solidarietà che legano le persone. Sarà un momento romantico nel senso più alto del termine… e tra l’altro con un fiore che è per sempre perché è fatto di mattoncini Lego”.

“Con questa iniziativa vogliamo celebrare le connessioni autentiche, quelle che vanno oltre lo schermo e si trasformano in emozioni reali”, ha aggiunto Davide Cajani, Marketing Director Lego Italia: “Lego Botanicals è un invito a regalare un pensiero che dura per sempre, proprio come i legami più veri. Portare questa magia in un evento così iconico, insieme a un’artista del calibro di Francesca Michielin, è un’occasione straordinaria per ispirare sempre più persone a esprimere i propri sentimenti attraverso la creatività e il gioco”.

Sanremo 2025, Lego: una partnership con Francesca Michielin

‘Per celebrare insieme la musica, i fiori e le emozioni’ al prossimo Festival della Canzone Italiana

E’ pesantemente negativo il bilancio tracciato dagli operatori di settore delle operazioni legate alla Carta&nbsp;Giovani e Carta del Merito, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-734185/18app-ufficiale-la-cancellazione-dal-2024">soluzioni adottate dal governo presieduto da Giorgia Meloni in sostituzione</a> di <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/18app-449594">18App</a>, il “bonus cultura” disponibile fino al 2023.

Come ricostruito dal Sole 24 Ore dei 190 milioni messi a disposizione della misura per il 2024, ne sono stati utilizzati solo 108, con uno scarto di 82 milioni che ha sostanzialmente dimezzato gli introiti per le aziende del settore culturale. Nello specifico, per il settore italiano delle musica registrata&nbsp;nel 2024 tramite il nuovo Bonus Cultura sono stati erogati circa 9 milioni di euro, poco meno di due terzi dei 15 erogati nel 2023 con 18App, che tra il 2018 e il 2022 aveva contribuito al giro d’affari dell'industria discografica italiana&nbsp;per - complessivamente - circa 98 milioni di euro.

"Purtroppo la modifica al bonus cultura che insieme alle altre associazioni di Confindustria avevamo indicato come negativa si è rivelata tale", ha commentato il CEO di FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza:&nbsp;"La decisione di proseguire su queste strada è ulteriormente problematica e incompresibile".

Il nuovo Bonus Cultura abbatte gli introiti per gli operatori

La trasformazione di 18App nelle Carte Giovani e Merito scontenta le associazioni di categoria

E’ di&nbsp;124,3 miliardi di dollari - in crescita del 4% su base annua - il fatturato trimestrale di Apple comunicato dalla big tech americana in occasione della chiusura del primo trimestre dell'anno fiscale 2025, conclusosi il 28 dicembre 2024. Si tratta - ha spiegato in una nota il CEO di Apple Tim Cook - “della miglior trimestrale di sempre”, per il gruppo di Cupertino, che ha visto - come sottolineato dal CFO Kevan Parekh - “l’utile per azione toccare un nuovo record storico, che ci ha consentito di restituire oltre 30 miliardi di dollari ai nostri azionisti”.

Il ramo d’azienda dedicato ai servizi - quello al quale appartengono, tra gli altri, Apple Music e Apple TV - ha toccato un massimo storico pari a 26,3 miliardi di dollari di ricavi, in crescita del 14% su base annua.

Cook, nella comunicazione ufficiale dei risultati finanziari, ha citato espressamente il nuovo sistema di AI sviluppato da Apple, Apple Intelligence, come una delle ragioni principali del successo registrato nel primo trimestre del nuovo anno fiscale: “Stiamo sbloccando nuove possibilità per i nostri utenti con Apple Intelligence, che rende app ed esperienze ancora migliori e più personali”, ha spiegato il CEO, “E siamo entusiasti che Apple Intelligence sarà disponibile in ancora più lingue questo aprile".

Apple, a inizio 2025 fatturato record a 124,3 miliardi di dollari

Nuovo massimo storico anche per la divisione servizi

Influence Media, società di publishing sostenuta da BlackRock, ha raccolto 360 milioni di dollari in finanziamenti per proseguire nelle acquisizioni di cataloghi musicali: l’operazione - condotta da Goldman Sachs - ha coinvolto investitori come Nuveen, PPM America, Aflac, Pacific Life e fondi gestiti da HPS Investment Partners.

"Questo finanziamento è una dimostrazione della visione ponderata, disciplinata e altamente strategica di Influence, che dà priorità alla partnership con gli artisti e a una forte collaborazione”, ha dichiarato Lynn Hazan, Co-Managing Partner di Influence Media: "La nostra strategia ci ha permesso di accumulare un elenco eccezionale di cataloghi e artisti partner che rappresentano il cuore pulsante di Influence Media. Questo nuovo round di finanziamenti ci consentirà di continuare ad ampliare il nostro portafoglio, sbloccare nuove opportunità e unire le forze con talenti ancora più incredibili. Siamo grati ai nostri partner di Goldman, Truist e BlackRock per il loro instancabile impegno verso questo risultato".

"BlackRock è stata entusiasta di collaborare con Influence sia come investitore a lungo termine che come agente di collocamento in questa transazione”, ha aggiunto Hilary Thorndike, CEO di BlackRock: "L'elenco di investitori istituzionali di alta qualità in questo accordo è una testimonianza della forza della piattaforma che Lylette, Lynn e Rene hanno costruito".

Tra i cataloghi nei quali Influence Media ha investito ci sono - tra gli altri - quelli di artisti come Enrique Iglesias, Blake Shelton, Julia Michaels, Tyler Johnson e Future.

A Influence Media 360 milioni di dollari in finanziamenti

L’operazione condotta da Goldman Sachs

Come è noto, quest'anno la Grammy Week (ovvero la settimana di eventi, feste e incontri per addetti ai lavori che precede la cerimonia dei Grammy Awards) è stata accorciata a soli tre giorni per via degli enormi incendi che hanno devastato Los Angeles, sede della Recording Academy e centro nevralgico dell'industria discografica americana. Non solo: il CEO della Recording Academy, Harvey Mason Jr., aveva garantito che il clima sarebbe stato molto meno festoso, con un red carpet ridotto al minimo e tutta l'attenzione rivolta alla delicata situazione della California e dei suoi abitanti. Minimo, però, non è probabilmente la parola adatta: il red carpet c'è stato,&nbsp;anche se è vero che gli artisti hanno posato di fronte a un backdrop nero, che invitava a donare al fondo MusiCare Fire Relief appositamente istituito, e che hanno sfilato anche alcuni pompieri e soccorritori. Per quanto riguarda la cerimonia, poi, a parte gli appelli a donare in favore dei musicisti rimasti senza casa e strumentazione per lavorare, le differenze&nbsp;con gli anni precedenti sono state quasi impercettibili, quantomeno agli occhi di noi italiani che osserviamo lo show dalla periferia dell'impero. C'è anche da dire, però, che per la prima volta in un mese gli incendi nell'area sono completamente domati, e si può finalmente ricominciare a pensare al futuro con un po' di ottimismo e speranza: è probabile che questo abbia influenzato gli organizzatori, spingendoli a ripristinare almeno in parte&nbsp;i fasti che erano stati previsti inizialmente.

Ma dal punto di vista dell'industria musicale e delle tendenze attuali, cosa ci raccontano i Grammy Awards 2025? Parecchio, perché come sempre sono un'ottima cartina di tornasole per capire da che parte sta andando la locomotiva trainante, ovvero il mercato americano. Il punto di vista da tenere a mente non è tanto quello di chi la musica la consuma, ma di chi la fa: i Grammy infatti sono un premio musicale conferito tra pari, in cui i vincitori sono decisi&nbsp;solo da chi i dischi li fa, letteralmente. All'interno della Recording Academy, infatti, hanno diritto di voto solo gli artisti, i produttori, i musicisti e gli ingegneri del suono (e tra gli addetti ai lavori vota solo chi è o è stato un A&amp;R, perché sono le uniche figure&nbsp;che sono considerate direttamente coinvolte nel music making strettamente inteso).

Innanzitutto, un dato clamoroso è che per la prima volta nella storia dei Grammy tra i vincitori c'è anche la tecnologia digitale. Il premio conferito ai Beatles per "Now and Then" in qualità di miglior performance rock, infatti, non può che essere letto in questo modo: se non fosse stato per il modello&nbsp;Machine Assisted Learning sviluppato dalla WingNut Films di Peter Jackson - software grazie al quale è stata isolata, estratta e “restaurata” la voce di John Lennon dalla demo originale su cassetta, il brano in questione non sarebbe mai neppure esistito. Insomma, sul fronte del copyright la chiusura (nello specifico, nei confronti dei modelli di AI generativa)&nbsp;sembra rimanere pressoché totale da parte degli artisti, ma dal punto di vista delle applicazioni tecniche, le nuove tecnologie non sembrano affatto osteggiate e demonizzate. E sempre a proposito dei Fab Four, è interessante notare come in ambito rock quest'anno siano le leggende del passato a stravincere: la categoria del miglior album rock se la sono aggiudicata i Rolling Stones con "Hackney Diamonds". Un plauso anche a Peter Gabriel,&nbsp;che con il suo "i/o"&nbsp;si porta a casa due statuette, per l'album di musica non classica con il migliore engineering e per il miglior audio immersivo.

Un altro dato che fa riflettere è quello relativo alla presenza femminile. Senza che ci sia la possibilità di guidare la scelta con delle apposite quote rosa (come dicevamo, a decidere i vincitori è la semplice somma aritmetica dei più votati dagli artisti), già dalle nomination era evidente il grande equilibrio tra i due generi dei potenziali premiati, con le donne che sfioravano un reale 50% degli artisti in gara. Anche tra i premiati si riscontra la stessa parità, con addirittura un sorpasso a destra: su 94 categorie, 56 vedono le donne uniche protagoniste o co-premiate insieme a colleghi uomini. Portandosi a casa&nbsp;anche molti premi importantissimi, come album dell'anno (Beyoncé), migliore album rap (Doechii), miglior artista emergente (Chappell Roan), songwriter dell'anno (Amy Allen), miglior album pop (Sabrina Carpenter) e miglior&nbsp;album country (Beyoncé). Il segreto, forse, sta anche nelle recenti scelte della Recording Academy, che negli ultimi cinque anni ha implementato le sue politiche di inclusione, ammettendo sempre più donne a fare parte delle fila dei votanti: oggi sono il 27% in più rispetto al 2019. Una strategia che ci sentiamo di consigliare anche agli organizzatori dei più prestigiosi&nbsp;premi e concorsi italiani.

Sempre dal punto di vista dell'industria, è impossibile non notare come il problema dei dissing, e di&nbsp;tutta la relativa sequela di cause legali e polemiche&nbsp;che ne stanno derivando,&nbsp;all'estero sia davvero poco sentito. Nonostante "Not Like Us" di Kendrick Lamar sia un brano al vetriolo (e al centro di una furiosa battaglia legale innescata da Drake, che ne è suo malgrado protagonista e che è arrivato a <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749341/drake-ritira-causa-contro-umg-spotify-kendrick-lamar">querelare Universa</a>l, la sua stessa casa discografica oltre che quella di Lamar,&nbsp;accusandola di averlo reso una vittima sacrificale e di aver supportato false accuse nei suoi confronti), nessuno lo ha considerato un fattore problematico, quando si è trattato di premiarlo. "Not Like Us", infatti, trionfa&nbsp;nelle due categorie fondamentali, registrazione dell'anno e canzone dell'anno, oltre che come&nbsp;miglior canzone rap, miglior performance rap e miglior video musicale. Evidentemente oltreoceano i codici linguistici e stilistici dell'hip hop sono ormai compresi e interiorizzati, e nessuno si formalizza più per certe cose. A parte Drake, evidentemente.

Da registrare infine la storica vittoria di Beyoncé, che sul piano personale si porta a casa il suo primo premio per l'album dell'anno (nonostante sia l'artista in assoluto più premiata nella storia dei Grammy non ci era ancora riuscita) e sul piano sociologico strappa una storica vittoria, diventando la prima artista afroamericana a vincere un Grammy per il miglior album country, in entrambi i casi per "Cowboy Carter". Ai CMA, i seguitissimi premi del country americano, non era riuscita a strappare neppure una nomination.