"Chartmetric - A Year in Music", l’analisi annuale che la piattaforma pubblica ogni gennaio, rivela numeri in forte crescita su scala globale sul fronte di quelli che possono essere definiti “recording artists”. Chartmetric ha monitorato nell’anno oltre 129 milioni di tracce, di cui quelle nuove aggiunte sono 25,7 milioni (di cui 10,5 milioni sono state pubblicate nel 2024). Ciò si traduce in una media giornaliera di circa 28.700 nuove tracce al giorno. Sul fronte degli artisti, circa 4.600 sono stati aggiunti ogni giorno quest’anno; i sei paesi principali per crescita di artisti sono Stati Uniti (32%), Regno Unito (4,7%), Francia (3,8%), Germania (3,7%), Canada (3,6%) e Italia (3,2%). Chartmetric segmenta gli artisti in un’ideale piramide che ne fotografa gli stadi di carriera in base a un punteggio assegnato aggregando varie misure di successo su diverse piattaforme. Il risultato è, in sintesi, il seguente: Emergenti: 818.000 nuovi artisti, all’inizio della loro carriera o con pochi dati disponibili, sono stati monitorati su varie piattaforme. Artisti in fase di sviluppo: 61.500 nuovi artisti hanno iniziato a stabilire una presenza sulle piattaforme digitali o sui social media. Artisti di livello medio: 8.500 artisti hanno mostrato una crescita costante in termini di pubblico e interazioni. Artisti mainstream: 2.800 artisti hanno raggiunto un’ampia visibilità su radio, servizi di streaming e social media. Superstar: Chartmetric ha tracciato 308 nuovi artisti che hanno raggiunto uno status di celebrità; spiccano i nomi di KATSEYE e di FloyyMenor. Leggende: 65 nuovi artisti sono stati classificati come "leggendari" per un’eredità musicale consolidata da oltre 30 anni; tra questi nuovi ingressi sono inclusi Ella Fitzgerald, Julio Iglesias e gli australiani Air Supply. Il rapporto è lungo e articolato e, tra le altre sezioni, propone una serie di graduatorie. Ne segnaliamo tre particolarmente significative, seguite da un commento. La top 10 delle superstar è la seguente: #1 Bruno Mars #2 Taylor Swift (giù dal primo posto del 2023) #3 Billie Eilish #4 Rosé #5 Drake #6 Lady Gaga #7 Justin Bieber #8 The Weeknd (giù dal #4 del 2023) #9 Eminem #10 Ariana Grande La top 10 dei brani del 2024 è la seguente: Benson Boon — “Beautiful Things” Shaboozey — “A Bar Song (Tipsy)” Teddy Swims — “Lose Control” Hozier — “Too Sweet” Jack Harlow — “Lovin On Me” Tate McRae — “Greedy” Sabrina Carpenter — “Espresso” Dua Lipa — “Houdini” Dasha — “Austin” Miley Cyrus — “Flowers” La top 10 dei generi più ascoltati è la seguente: Hip-Hop Dance Alternative Pop Electronic Latin Rock R&B/Soul Jazz Un commento Chartmetric sta tracciando 11,3 milioni di artisti, ossia 1,7 milioni in più rispetto a un anno fa (+15%). Ci rende così una misura, al contempo, della vastità della platea, della sovrabbondanza di offerta e del suo trend di aumento, confermato anche dai numeri relativi alle canzoni. La società di rilevazione, si evince, stenta a tenere il passo dei 130.000 nuovi brani caricati in piattaforma ogni giorno, secondo la vulgata, se è vero che traccia circa 74.000 brani nuovi al giorno ma che solo 29.000 circa sono quelli dell’anno in corso. Tuttavia, ciò che veramente conta, è che gran parte di questa musica non viene ascoltata. Il rapporto, disponibile qui, recita a un certo punto: “Degli 11 milioni di profili Spotify tracciati su Chartmetric, solo 1,58 milioni (14%) hanno più di 10 ascoltatori mensili. Tra questi 1,58 milioni, il 37% ha più di 1.000 ascoltatori mensili”. Non è mica una novità. E non è nemmeno un’intuizione esclusiva di Chartmetric, allineata a un precedente rapporto di Luminate che evidenziava come, su 184 milioni di tracce nel suo database, 122,2 milioni avevano generato meno di 100 ascolti nel 2023 (e tra queste ben 45,6 milioni non erano state ascoltate nemmeno una volta). La musica vive l’economia dello streaming, che a sua volte abita il contesto più ampio dell’economia dell’attenzione: è solo ovvio, quindi, che pochi emergano (peraltro è sempre stato così, molti decenni prima di internet, in contesti diversi ma con razionali che non cambiano) ed è ancora più ovvio che non ci siano né il tempo né il modo per scoprire la musica di chiunque pubblichi. Se ne dovrebbe tenere conto quando si salta a piedi uniti dentro dibattiti sulla sostenibilità delle carriere ai tempi dello streaming. Mi colpisce, inoltre, la granularità dei generi censiti, che sono diventati quest’anno ben 1691. Da impallinato di questa industria sarei tentato di approfondire un dato che incuriosisce. Però, se vigesse il buon senso, temo che così si finirebbe col parlare del nulla: la situazione ricorda un po' quei casi in cui su Google si cerca qualcosa di preciso per una propria esigenza e si ottengono 1700 risultati tra cui scartabellare. Forse il punto è un altro: il genere musicale, per tutta la produzione che appartiene a ciò che chiamiamo ‘front line’, diventa progressivamente meno significativo e - magari - i prossimi anni saranno quelli del non-genere, oltre che della super long tail. Infine, condivido con chi legge una curiosità genuina: ma quale sarà l’impatto di tanta musica prodotta, caricata, distribuita e non ascoltata sulla produzione di CO2? (gdc)