In risposta all’annuncio di ieri della NMPA, un portavoce di Spotify ha rilasciato la seguente dichiarazione : "Questa è una debole reazione alla decisione del giudice di respingere la causa della MLC. La scorsa estate, la NMPA ha affermato che nei podcast su Spotify erano presenti opere non autorizzate. Il fatto che la NMPA abbia atteso mesi, nonostante le ripetute richieste scritte di Spotify per ottenere dettagli – richieste a cui non hanno mai risposto – per segnalare questi episodi, sottolinea ulteriormente che si tratta di una montatura mediatica. Le piattaforme come Spotify, che ospitano milioni di contenuti UGC, ricevono regolarmente richieste di rimozione e, come sempre, agiremo tempestivamente e, ove opportuno, rimuoveremo gli episodi in questione.” A cosa si riferisce la dichiarazione di Spotify, che parla di “media stunt"? Alla polemica montata ieri ma, più in dettaglio, a un problema che arriva da lontano, a una lettera che nel maggio 2024 la NMPA ha inviato a Spotify, proprio quando divampava una battaglia tra il DSP e gli aventi diritto: il primo aveva deciso di includere il suo servizio di audiolibri all'interno dell'abbonamento musicale, riducendo così i pagamenti delle royalty meccaniche. Nella lettera in questione l’associazione degli editori musicali americani dichiarava, tra l’altro, che la piattaforma di streaming "mostra testi e riproduce e distribuisce video musicali e podcast utilizzando opere musicali" senza autorizzazione né compenso per autori ed editori musicali. Spotify ribatteva che questa pratica le fosse permessa dal Phonorecords IV agreement del Copyright Royalty Board (CRB). Dalla riduzione dei pagamenti meccanici da parte di Spotify è scaturita poi una causa legale intentatale dalla The Mechanical Licensing Collective (MLC) (*). La scorsa settimana, Spotify ha vinto la causa, quando la giudice Analisa Torres della US District Court for the Southern District of New York ha accolto la mozione di Spotify per respingere la causa "con pregiudizio", il che significa che il caso non può essere ripresentato. David Israelite, presidente e CEO della NMPA, aveva a sua volta dichiarato martedì: "Spotify farà di tutto per svalutare gli autori per proteggere i suoi profitti. Basta guardare al recente schema di "bundling" e al suo mal concepito ricorso contro l’aumento delle tariffe per gli autori nel CRB III. Non ci fermeremo finché la piattaforma non risolverà il problema dei podcast e tutte le altre aree in cui i cantautori non stanno guadagnando ciò che meritano. I podcast rappresentano una fonte di guadagno sempre più importante per autori ed editori, ed è essenziale che i podcast forniscano contenuti prodotti legalmente. Non è difficile farlo, e Spotify sa bene, da tempo, come risolvere questo problema per i suoi utenti. Ci auguriamo che i conduttori di podcast si schierino a fianco dei loro colleghi creatori e chiedano a Spotify di fare di meglio." (*) l'ente istituito dal Music Modernization Act del 2018 negli Stati Uniti per raccogliere le royalty meccaniche dai fornitori di servizi digitali per conto dei detentori dei diritti sulle canzoni.