Si è tenuto oggi presso la sala stampa del Teatro Ariston di Sanremo, nell'ambito della settantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana, il convegno 'Intelligenza artificiale VS Musica?'. All’incontro hanno preso parte Enzo Mazza, Ceo FIMI, Salvatore Nastasi, Presidente SIAE, Salvatore Sica, Presidente Comitato Consultivo Permanente per il Diritto D’Autore del Ministero della Cultura, oltre che al Sottosegretario di Stato alla Cultura con delega alla Musica, Gianmarco Mazzi. "Siamo qui per presentare un convegno, in programma il prossimo 25 marzo al Ministero della Cultura, promosso da FIMI e SIAE, che sarà incentrato sul tema dell’intelligenza artificiale nella musica”, ha spiegato il Sottosegretario Mazzi, che ha definito l’industria musicale “una parte significativa dell'industria culturale italiana". "L'AI è un tema che non si può ridurre a un convegno, va oltre la musica”, ha spiegato Mazzi: “Nel convegno del 25 marzo parleremo dell'AI in relazione al mondo della musica, e al rapporto che ha con i creativi". "Il convegno è stato organizzato perché la questione è complessa, e le questioni complesse vanno affrontate con completezza di merito”, ha aggiunto il Professor Sica: “L'AI è un'opportunità straordinaria, combatterla significherebbe cercare di fermare una tempesta con un dito. Questo strumento tecnologico, rispetto al passato, intercetta due aspetti importanti: il primo è l'aspirazione del mezzo stesso a sostituire l'umanità, e il secondo è l’alterazione del rapporto tra pubblico e privato. Per la prima volta nella storia, il privato - ovvero gli sviluppatori dei modelli di AI generativa - ha una straordinaria superiorità tecnologica. Tra gli ambiti più attinti per lo sviluppo dei nuovi modelli c'è il diritto d'autore”, ha proseguito Sica: “L'AI è come una macchina a vapore, che va sempre alimentata con il carbone. E l'AI generativa, in fase di training, è esattamente così. Ed è bulimica. Esistono, in sostanza, due interessi contrapposti: chi sviluppa l'AI ha bisogno di contenuti, chi produce contenuti ha l'interesse che i contenuti non vengano utilizzati indiscriminatamente dall’AI. Poi c'è il tema dell'attitudine creativa della macchina: oggi tutte le legislazioni del mondo hanno escluso che la macchina possa essere qualificata come autore. E' quindi impossibile applicare il copyright a un prodotto dall'AI generativa. Ma fino a quando? Il problema è etico, giuridico e sociale. Riteniamo che sia irrinunciabile la componente umana nella creatività". “In questo periodo si sta affermando la tecnologia dell’open access come segno di democrazia”, ha concluso Sica: “Come approccio, ricorda la voglia di libertà di manifestazione di pensiero sui social di circa vent’anni fa. Oggi, però, nessuno dubita più che i social abbiano bisogno di regolamentazione. Gli unici che hanno interesse all’open access è che sviluppa modelli di AI senza retribuire i creatori”. “Le tecnologie fanno parte del settore musicale, che sulle stesse tecnologie ha costruito rivoluzioni”, ha spiegato Mazza: “Il tema è come garantire che la filiera che rappresenta il settore musicale possa utilizzare queste tecnologie traendone benefici. Uno degli aspetti più evidenti è che le piattaforme di AI generative sono state costruite con tutti contenuti disponibili in Rete, senza però aver negoziato le licenze per rispettare i diritti, utilizzando i contenuti per addestrare i sistemi che oggi generano nuove creazioni - che, però, sono clonazioni di contenuti originali. In un mondo dove clone e originali sono indistinguibili, dobbiamo fare in modo che l’innovazione favorisca il talento”. “Il codice di condotta in discussione a Bruxelles sta ammorbidendo le norme dell’AI Act europea”, ha concluso Mazza: “Questo è in contrasto non solo con lo spirito dell’AI Act stesso, ma anche con tutti i regolamenti internazionali, a partire dal framework di Hiroshima. E’ fondamentale che queste regole vengano applicate”. “Stimiamo in 22 miliardi di euro di perdita del comparto a causa dell’AI per i prossimi anni”, ha dichiarato Nastasi: “Sia chiaro: non siamo contro l’ai, ma vogliamo che ci siano regole trasparenti per un utilizzo corretto dei repertori coperti da diritto d’autore. Meno del 20% degli autori iscritti alla SIAE vedono con favore l’AI: è segno della grande preoccupazione che c’è nel settore. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato provvedimenti nei confronti dell’AI per oltre 200 miliardi di euro: vogliamo vedere quante di queste risorse verranno effettivamente utilizzate per la regolamentazione”. “L’AI viene definita generativa, ma dobbiamo capire cosa significa ‘generativa’”, ha concluso Mazzi: “Non è da intendere come un sinonimo di ‘creativa’, perché crea su qualcosa che già c’è. Credo che, alla fine, la questione sarà sulle regole. Le scuole di pensiero sono due: una appoggiata da chi sostiene che non vada frenato questo gigantesco avanzamento tecnologico, e l’altra adottata da chi invece è più preoccupato. Senza mettere al centro l’essere umano, crediamo che in futuro potrebbero esserci dei problemi. Il tema è delicato perché sui principi sono tutti d’accordo: il problema sarà vedere come questi principi verranno messi a terra”.