A poche ore dall’apertura della settantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana, Filippo Sugar - presidente e amministratore delegato di Sugarmusic, storica realtà indipendente italiana attiva sia nel comparto della musica registrata sia in quello del publishing - traccia un primo bilancio della spedizione all’Ariston dell’azienda che guida. La soddisfazione per essere riuscito, da discografico, a portare due progetti sulla ribalta musical-televisiva più popolare d’Italia, va di pari passo con le preoccupazioni perché il Festival - che per le indipendenti è sempre stato “una grande opportunità” - resti un’operazione sostenibile economicamente per le label in gara, sulle spalle delle quali si stanno accumulando oneri sempre più pesanti necessari per sostenere la trasferta. Sanremo 2025, racconta Sugar, apre per l’azienda fondata a Milano nel 1932 un anno ricco di novità, sia sul versante prettamente musicale sia su quello audiovisivo: “Siamo molto attivi, abbiamo tanti progetti e ci divertiamo…” A Festival appena iniziato, che bilancio tracci - da discografico e da editore - di questo Sanremo, per Sugarmusic? Dal punto di vista discografico, siamo protagonisti di due operazioni importanti, quella di Lucio Corsi, una delle voci autoriali più rappresentative nel panorama attuale, e quella di Vale LP: siamo un’azienda familiare, di solito ai direttori artistici del Festival presentiamo una o due proposte. In questo caso siamo felici, perché Lucio è arrivato dov’è grazie a un percorso partito da molto lontano, quasi cinque anni e mezzo fa. Un classico “percorso Sugar”, cioè un innamoramento molto forte per una proposta musicale che sicuramente è diversa da quello che oggi c'è sul mercato: questo, secondo me, è una caratteristica di un’etichetta indipendente, di una società familiare che può credere in un progetto e portarlo avanti con le risorse a disposizione. In questo senso Sanremo, storicamente, è sempre stata una grande opportunità per le indie, perché - nonostante i direttori artistici cambino, negli anni - restano degli interlocutori coi quali è possibile avere un rapporto umano, capaci di scelte che vanno al di là delle considerazioni di mercato. Persone, in sostanza, capaci di innamorarsi di un progetto. Vale è stata protagonista di una storia tutto sommato simile a quella di Lucio. L’abbiamo messa sotto contratto molti anni fa come autrice: lei, poi, ha fatto un percorso legato a X Factor, che - discograficamente - l’ha portata a prendere un'altra strada, per poi ritrovarci dopo un po’ di anni. Abbiamo sempre creduto nelle sue qualità. Oggi ha questa opportunità al Festival insieme alla sua amica del cuore, Lil’ Jolie: successivamente, dal punto di vista discografico, le loro strade si separeranno (Lil’ Jolie è sotto contratto con BMG Italy, ndr), ma anche questa operazione di amicizia ha una storia lunga, alle spalle. Due artisti protagonisti di progetti “su misura”, insomma… Ci viene naturale, anche per una questione di dimensioni: sono convinto che sia anche un approccio rispettoso della creatività dell'artista, dell'autore, e che debba essere sempre di più il tratto distintivo, anche perché ci muoviamo in un contesto molto competitivo e noi dobbiamo fare ciò che ci può rendere diversi dagli altri. Da editore, cosa pensi del dibattito sulla sovrarappresentazione di certi autori legati alle canzoni in gara? Credi abbia un senso? Oggi c'è l'abitudine di scrivere in gruppo: non la trovo una cosa né negativa né positiva. Ci sono le eccezioni, come appunto Lucio Corsi. Sanremo, così come il mercato, è molto competitivo, e io credo molto nel mercato: penso che sia sufficientemente ampio per garantire differenze, e che sia anche un giusto strumento di valutazione. Ci possono essere nicchie, nel mercato, ma è anche normale che ci siano autori che - in determinati periodi - vadano per la maggiore. Trovi che Sanremo sia un specchio fedele del mercato italiano? E’ abbastanza fedele. Forse ci sono segmenti che possono essere più o meno rappresentati, ma credo che rispecchi abbastanza il mercato della musica pop. Poi ci sono delle scelte fatte sulla base dei singoli progetti: Carlo Conti e Amadeus hanno sicuramente tenuto conto del mercato, ma anche dei loro gusti personali, come è giusto che sia. E’ Sanremo che influenza il mercato o viceversa? Il Festival, oggi, è determinante sul mercato, e io sono sempre stato un suo forte difensore, anche negli anni in cui veniva criticato. Per quella che è la nostra storia imprenditoriale è sempre stato un'opportunità, e noi indipendenti non ne abbiamo molte, dato che molti talent televisivi per certi versi ci sono preclusi, e che le radio tendenzialmente diffidano di produzioni diverse dalla norma. Nei miei viaggi di lavoro all’estero racconto quello che è Sanremo, e tanti ci invidiano questa opportunità. Da migliorare, del Festival, restano i costi che le case discografiche devono sostenere, che sono diventati altissimi. Quello dei costi è un tema del quale si dibatte da tempo: vedi ancora dei margini di negoziazione, prima che si arrivi allo scontro? Il problema è che a fronte di modestissimi aumenti di rimborsi siamo costretti sostenere costi logistici diventati veramente molto alti: il Festival è uno show che in realtà dura dalla mattina a sera, per una settimana, il che implica un inevitabile aumento delle spese a carico dei discografici. Per noi indipendenti, poi, che un’eventuale partecipazione la conosciamo solo all’ultimo, è ancora più difficile. La soluzione potrebbe essere quella di aumentare i compensi per gli artisti, senza che questi diventino poi fonte di richieste d'aumento da parte di tutta la città di Sanremo sulla logistica: è necessaria una protezione anche da parte del Comune, perché con la ricchezza che portiamo a questa città penso ci sia dovuta un pochino di attenzione in più. Ma il Festival potrà mai prescindere da Sanremo? Secondo me no, purché non si tiri troppo la corda. Perché, in questo caso, il problema sarebbe proprio essere in grado di offrire lo spettacolo che Sanremo richiede. Che programmi ha Sugarmusic per il 2025? Siamo molto positivi, abbiamo un bellissimo programma di lavoro sull'etichetta: pensiamo che nel corso dell’anno ci saranno dei ritorni importanti per la nostra label, con molti progetti giovani che stanno dando segnali interessanti: sento vibrare tutte le corde dell'entusiasmo anche in ufficio. Dal lato editoriale abbiamo appena apportato cambiamenti alla struttura, con Elisabetta Biganzoli - che lavora con noi da moltissimi anni - ora alla guida della divisione publishing. Abbiamo un grande lavoro sulle colonne sonore che ci sta portando a collaborare con tantissimi produttori, registi, attori importanti americani, che stanno scoprendo il mondo di Cam Sugar, che ci sta dando moltissime soddisfazioni, permettendoci di pubblicare in tutto il mondo e di crescere molto. Come produzione audiovisiva stiamo facendo delle cose legate alla musica interessanti che annunceremo nel corso dell'anno: siamo molto attivi, abbiamo tanti progetti e ci divertiamo. Ci saranno altre acquisizioni di cataloghi? Vogliamo crescere, ma non troppo, perché vogliamo mantenere la nostra dimensione familiare e artigianale. Se tuttavia si presentano le occasioni per acquistare repertori, la cogliamo. Credo diventi sempre più importante farlo, perché andiamo verso un mondo di intelligenza artificiale che in qualche modo ridurrà degli spazi, e possedere gli “originali”, che si tratti di master o edizioni, sarà molto importante. Sempre, ovviamente, che vengano regolamenti i processi di training da parte delle società sviluppatrici dei modelli generativi, immagino… Ogni epoca ha le sue sfide. Ho 53 anni, un po’ ne ho viste: ho vissuto una fase nella quale mi sentivo molto solo anche nel cercare di sostenere che il diritto d'autore era applicabile al mondo digitale che stava arrivando. Poi l’ho visto succedere, quindi sono fondamentalmente fiducioso, e mi batterò anche in questa nuova fase per il rispetto dei diritti d'autore, che secondo me sono il vero motore dell'impresa culturale.