Arriverà nelle librerie il prossimo 5 marzo, per Roi Edizioni, “Play. Tutto quello che c’è da sapere sulla musica attuale. Gli artisti, l’industria, le tecnologie”, libro scritto dal produttore, manager, consulente musicale e fondatore di iCompany Massimo Bonelli: il volume, di 256 pagine, si presenta - come spiegato nelle note di presentazione - come “una guida all’industria musicale italiana, un viaggio approfondito attraverso le dinamiche del settore e le tecnologie che permeano il panorama musicale contemporaneo”, frutto di un “lavoro di analisi durato anni, che racchiude ricerche, confronti con il mercato estero ed esperienze vissute in prima persona per spiegare come funziona la musica attuale”. Bonelli, che all’attivo ha già un altro libro - “La musica attuale: Come costruire la tua carriera musicale nell'era del digitale”, pubblicato sempre da ROI Edizioni nel 2020 - è fondatore di iCompany e direttore artistico di eventi di rilievo nazionale come il Concerto del Primo Maggio di Roma (dal 2015), la rassegna Ciao dedicata a Lucio Dalla e il San Marino Song Contest. Ecco, di seguito, due capitoli in anteprima del volume, "Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento" e "La costruzione del successo percepito": Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento “Ma ti rendi conto che ci stanno obbligando a scrivere canzoni di merda? Ma dov’è la qualità? Non dovevamo fare un disco che rimaneva nel tempo? Minchia, siamo diventati un canzonificio qualunque, facciamo solo marchette! Tu stai sempre a parlare di numeri, a guardare lo streaming, come se fosse la bocca della verità.” “Ma oggi la musica sta tutta lì. Ma ti pare che dopo vent’anni di frustrazione appresso alla scena indipendente voglio tornare a fare la fame. Ma per cosa? Per l’integrità? Per i contenuti? Per cosa? Tanto la gente non ha memoria, ascolta sempre la stessa merda.” “Io non ce la faccio più a sentire sempre gli stessi discorsi, basta! C’ho l’ansia, non riesco a dormire, non riesco a meditare, Loré. Io mi devo fermare.” A parlare, in questo dialogo tratto dal film La primavera della mia vita, sono i cantautori siciliani Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, e Antonio Di Martino, componenti del duo Colapesce Dimartino. I due talentuosi e già noti cantautori siciliani che hanno unito le forze nel 2020 con l’album I mortali, e poi arrivati al grande pubblico nel 2021 con la hit Musica leggerissima alla fine del 2024 hanno deciso di separarsi per un po’. “Per tornare a vivere”, ha dichiarato Colapesce. “Dal 2021 a oggi non ci eravamo mai fermati”. Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Dario Faini, in arte Dardust, probabilmente il più importante tra i producer della musica italiana attuale. “Mi hanno definito il ‘Re Mida del Pop’, il producer che, qualunque cosa tocca, la trasforma in oro”, ha detto Dardust in un intervento alle Iene. “Mi hanno sempre ricordato i numeri, oltre settanta platini, i primi posti in radio e nelle classifiche, e vado fiero di quei risultati. Ma, ad un certo punto, quei numeri mi hanno messo addosso un’ansia da prestazione che mi spingeva a superarli come se il mio valore artistico dipendesse da quello, perché o ero il Dardust che sfornava hit o semplicemente non ero. Ma dov’era la musica? La mia musica? Sentivo che stavo perdendo una parte di me […]. Disintossichiamoci dalle aspettative, dalle ossessioni dei sold out, dalla foga di essere vincenti e soprattutto dai numeri. Io lo sto facendo e sono sicuro che, indipendentemente da quanti mi seguiranno su questo terreno, alla fine non potrò che essere felice di essere stato un artista e non solo un prodotto da vendere”. Tra gli applausi e le grida dei fan, i dischi di platino, i concerti sold out, la notorietà e poi il successo, tutto appare bellissimo, quasi perfetto. Ma dietro le quinte, appena si spengono le luci dei riflettori, restano spesso le ombre di un sistema che non ammette pause né battute d’arresto. E così, si fa strada il timore di non essere abbastanza, la paura di deludere le aspettative oltre che la consapevolezza che non è possibile fermarsi, perché la vorticosa rapidità del mercato attuale potrebbe non concedere una seconda opportunità: il pubblico potrebbe dimenticare e “skippare”, per dare spazio e attenzione a un nuovo musicista pronto per il successo. E come se non bastasse, tra gli artisti più sensibili e ispirati, emerge la paura di poter perdere se stessi e la propria identità nell’esigenza di aggiustare il tiro della propria produzione artistica pur di continuare ad assecondare le stringenti logiche dell’industria musicale attuale. “Siamo sopraffatti da pressioni che ci rendono schiavi di un sistema che corre troppo veloce”, ha dichiarato a inizio 2024 Mattia Balardi, in arte Mr. Rain, artista tra i più amati dal giovane pubblico nazionale. “Un artista è costretto a pubblicare una canzone dietro l’altra, perché sennò finisce nel dimenticatoio. Non ha senso.” (...) La costruzione del successo percepito Per emergere, diventare riconoscibile e provare a stagliarsi tra le proposte artistiche che possono vantare una qualche forma di successo, il musicista attuale è chiamato al difficile compito di intercettare i suoi fan, esistenti o potenziali, ovunque si trovino, e di stabilire con loro un contatto autentico e sincero, alimentato dalla sua proposta musicale e corredato dai suoi valori, dalle sue emozioni e dal suo immaginario. Una corrispondenza di amorosi sensi, per dirla con Ugo Foscolo, possibilmente orientata alla costruzione di un rapporto a lungo termine. Poco importa che si voglia far leva sulla promozione di un singolo, di un album, di un tour o di un evento speciale; la strada è la stessa, e parte sempre, necessariamente, dall’individuazione del pubblico potenziale di riferimento, cioè degli ascoltatori che per gusti, abitudini, tendenze ed età potrebbero essere interessati all’artista e alla sua musica. Una volta identificato questo pubblico, il passo successivo è trovare i metodi più efficaci e i media più adatti per raggiungerlo e coinvolgerlo. I canali di comunicazione per intercettare e attivare nuovi fan sono molti, per certi versi persino troppi, anche se nessuno ha una potenza di fuoco minimamente paragonabile a quella che avevano i media più importanti dell’èra pre-Internet. Ovviamente, ci sono sempre i mezzi di comunicazione tradizionali, come la pubblicità sui cartelloni, sui programmi televisivi e radiofonici, o le interviste e le recensioni su riviste e quotidiani, e ci sono anche (anzi, ci sono soprattutto) i canali, gli strumenti e le strategie digitali. Le attività strategiche sui social media, le campagne pubblicitarie online, ma anche attivazioni estemporanee come flash mob o secret show possono favorire la scoperta dell’artista da parte di nuovi ascoltatori e la loro fidelizzazione al progetto. Ogni canale di comunicazione sviluppa il suo potenziale in sinergia con gli altri. Alimentandosi a vicenda, concorrono tutti ad amplificare il successo percepito dell’artista. Un brano che diventa virale sui social media finisce per stimolare un’impennata di ascolti sulle piattaforme di streaming e magari, come conseguenza, una serie di articoli di approfondimento online; questi a loro volta possono agevolare i passaggi alla radio o attirare nuovo pubblico ai concerti. Questo circolo virtuoso, quando si riesce a innescarlo, può attivare la risonanza necessaria per “bucare” il muro del rumore di fondo generato dallo sconfinato numero di musicisti e di brani pubblicati e promossi quotidianamente. Più il contenuto circola e piace, più cresce il sostegno da parte del pubblico che lo apprezza e, a sua volta, lo condivide: il classico “effetto traino” di cui abbiamo già parlato. La sovrabbondanza di nuovi media digitali, che stanno ridisegnando i modelli di comunicazione e promozione della musica, non è però ancora riuscita a spodestare la rilevanza dei media tradizionali, a volte bollati troppo frettolosamente come dinosauri in via di estinzione.