In un bimestre nel quale la borsa americana ha regalato prima un’impennata grazie alle attese generate dell’amministrazione Trump su tecnologia e mondo crypto per poi crollare, paradossalmente, per la stessa ragione, gli investitori continuano a dare fiducia all’industria musicale, sia negli Stati Uniti sia in Europa (dove, invece, le azioni continuano a salire). La quale industria musicale deve forse ringraziare un po’ anche le vette senza precedenti raggiunte dai finanziamenti medi concessi nel comparto della Gen AI, al cui paragone i reperimenti di capitali richiesti per rendere operative le startup del nostro settore suonano ormai… abbordabili. L’impressione è che alcune delle segnalazioni che seguono confermino certi tratti evolutivi del music business, in cui lo streaming, la distribuzione, le edizioni e il marketing sono interessati a graduali cambi di paradigma intercettati al meglio da alcune aziende tecnologiche di recente fondazione. Le visioni delle quali, a loro volta, non vengono più captate solo dai radar dei VC e del private equity, ma anche da soci industriali promettenti, dotati di grandi risorse e grandi entrature. Propongo quattro esempi di stretta attualità. Il modello del socio industriale riguarda il caso di Empire, che ha acquisito una quota nella startup di tech-marketing Un:hurd Music. La missione di questa startup britannica consiste nell’aiutare gli artisti e i loro team ad automatizzare le campagne di marketing. L'etichetta indipendente Empire, che nel 2024 si è imposta all’attenzione degli addetti ai lavori e nelle zone altissime delle classifiche di vendita con una serie di operazioni azzeccate, in primis con la super hit dell’anno “A bar song (tipsy)” di Shaboozey, è entrata in Un:hurd nell'ambito di una partnership strategica più ampia tra le due aziende. Il suo investimento si somma a quelli di Willard Ahdritz, fondatore di Kobalt, e del fondo di investimento di Dan Runcie, creatore di Trapital. I due imprenditori formano insieme a Ghazi, fondatore e CEO 48enne di Empire, un’avanguardia di imprenditori musicali di superlativa caratura. La notizia dell’investimento di Empire è arrivata in concomitanza con il lancio della nuova funzione di Un:hurd, guidata dal CEO Alex Brees: uno strumento per la gestione del ciclo di rilascio degli artisti, che fornisce consigli e modelli per le strategie promozionali. Se l’ammontare del suddetto investimento non è stato reso noto, è invece noto quello di Mngrs·ai, che ha chiuso un round di finanziamento da 1 milione di euro dopo aver raggiunto 2.500 artisti. La startup francese è stata lanciata all’inizio del 2024 come un servizio di music management basato sull’intelligenza artificiale, partendo con uno strumento per generare piani di rilascio. Il co-fondatore Alexandre Deniot ha dichiarato in un post su LinkedIn che tra gli investitori del primo round figurano "leader dell’industria musicale e celebrità del mondo dello sport". Se lo strumento per la pianificazione delle uscite musicali è stato il primo prodotto dell’azienda, le sue ambizioni vanno ben oltre: supportare gli artisti indipendenti nella gestione del coinvolgimento dei fan, delle prenotazioni live, delle promozioni, nonché dei pagamenti e dei contratti. E poi c’è il sync. Il primo caso nel comparto riguarda la startup olandese Ringo, che ha raccolto 350.000 euro di finanziamento pre-seed nel 2023 per sviluppare una piattaforma di licenze sync potenziata dall’intelligenza artificiale. Attualmente il servizio è disponibile in fase beta pubblica. Già utilizzata da agenzie pubblicitarie come BBDO e Wieden+Kennedy, la piattaforma mira a semplificare e automatizzare il processo di licenza per la sincronizzazione musicale. Il modello proposto è un processo in tre fasi: Caricamento di una playlist di Spotify Inserimento dei termini di utilizzo Ricezione immediata di un preventivo. Ringo, guidata dal co-fondatore Marcel Alexander Wiebenga, punta a supportare autori e artisti che, non potendo contare su introiti significativi dallo streaming, stanno puntando sulla sincronizzazione come principale fonte di reddito. Il secondo caso è quello della piattaforma di sincronizzazione SourceAudio, che collabora con la startup di AI-tagging Cyanite, specializzata nella ricerca musicale: SourceAudio utilizzerà la tecnologia di Cyanite per la sua libreria di oltre 33 milioni di brani, mentre Cyanite userà SourceAudio come piattaforma di distribuzione ai suoi clienti nuovi ed esistenti. SourceAudio sta puntando molto sulle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e, oltre all’accordo con Cyanite, ha recentemente lanciato una suite di strumenti di musica generativa chiamata SongLab, addestrata su musica con licenza (e già salita alla ribalta in passato quando nel 2023 aveva intentato una causa contro Utopia Music per un accordo di acquisizione fallito). SourceAudio si definisce un "sync DSP", una piattaforma che collega i cataloghi dei detentori dei diritti musicali con chi desidera concedere musica in licenza. SongLab, secondo quanto dichiarato, è stata addestrata su un dataset completamente autorizzato di 14 milioni di brani, oltre a 19 milioni di versioni alternative e stem. Afferma che, ogni volta che SongLab viene utilizzato per creare nuove tracce, gli artisti originali ricevono diritti frazionari basati sul contributo delle loro canzoni alla composizione finale – permettendo loro di guadagnare non solo dal training dell’IA, ma anche dai brani generati. Interessanti, infine, gli strumenti di SongLab per tradurre i testi delle canzoni, adattare rapidamente i brani per l’uso in sincronizzazione e, soprattutto, “AudioGuard”, una funzione innovativa che impedisce alla AI di addestrarsi sui brani, aggiungendo un componente audio impercettibile agli esseri umani ma in grado di confondere i sistemi di AI. La panoramica si chiude con una ‘scale up’, la società di music-fintech Jkbx che si è ribattezzata Jukebox e ha nominato un nuovo CEO. L’azienda fondata per vendere quote di royalty sulle canzoni ha nominato infatti Mike Coppola, un veterano del settore tecnologico e angel investor, come nuovo amministratore delegato. Coppola prende il posto di Scott Cohen, che era entrato in azienda come CEO nell’ottobre 2022, poco prima del lancio della piattaforma. Secondo il suo profilo LinkedIn, Cohen ha lasciato la società nel gennaio di quest’anno. Coppola eredita un’azienda che offre quote di royalty su oltre 60.000 brani, che secondo la società rappresentano un valore di oltre 6 miliardi di dollari in royalty musicali. Tra gli investitori di Jukebox figurano Live Nation, il cantautore Ryan Tedder e una importante piattaforma di streaming musicale globale, il cui nome non è stato ancora rivelato. Se utilizzassimo le emoj, qui ce ne starebbe bene una…