Il giudice Arun Subramanian della Corte Distrettuale di New York ha rigettato l’istanza di archiviazione presentata da Live Nation per chiudere il procedimento legale avviato nel maggio del 2024 dal Dipartimento di Giustizia americano per sospetto abuso di posizione dominante. La multinazionale con quartier generale in California aveva contestato l’accusa di aver sostanzialmente chiuso le proprie venue alle altre agenzie di live promoting, costringendo di fatto gli artisti a stipulare contratti con la società guidata da Michael Rapino per avere accesso alla maggior parte di arene e anfiteatri presenti negli USA. Subramanian, dopo aver valutato l’istanza, è giunto a una conclusione diversa. “Le accuse [del DoJ, ndr] non riguardano il rifiuto di trattare coi promoter rivali, (ma) la coercizione degli artisti”: secondo il giudice i promoter sarebbero solo intermediari nel rapporto tra artisti e Live Nation. Questa interpretazione confuta, sostanzialmente, la tesi dell’azienda. “Se le prove dimostrano che i promoter prenotano i locali per conto di artisti specifici, che gli artisti sono la forza trainante dietro la scelta dei locali da prenotare e quando, e che gli artisti sono costretti a usare Live Nation come promoter se vogliono aver accesso alle strutture controllate da Live Nation, i querelanti potrebbero avere una valida rivendicazione vincolante”, ha confermato il giudice. Questa pronuncia è la seconda contraria a Live Nation emessa dalla Corte Distrettuale di New York, dopo quella dello scorso ottobre - firmata dallo stesso Subramanian - che ha rigettato la richiesta dell’azienda di spostare il foro competente da New York a Washington DC.