Negli Stati Uniti non si potranno rivendicare diritti di copyright su opere generate con l’intelligenza artificiale: a ribadirlo, dopo la pronuncia del Copyright Office del febbraio 2022, è stata una recente sentenza della Corte d’Appello americana, chiamata a esprimersi sul caso di “A Recent Entrance to Paradise”, opera figurativa realizzata da un modello di GenAI - Creativity Machine - creato dal ricercatore Stephen Thaler. "Il Copyright Act del 1976 richiede che tutti i lavori idonei siano autorizzati in prima istanza da un essere umano", ha stabilito la giudice Patricia Millett della Corte del District of Columbia, rimandando al Congresso il compito di discutere un’eventuale revisione del “requisito di paternità umana” come condizione necessaria e sufficiente per stabilire l’originalità di un’opera: “Fotografia, registrazioni audio, registrazioni video e programmi per computer sono tutte tecnologie che un tempo erano nuove, ma a cui ora si applica la legge sul copyright”. La sentenza arriva in un momento cruciale per l’industria creativa statunitense: solo una manciata di giorni fa le principali associazioni di categoria dei settori di cultura e intrattenimento hanno inviato una lettera aperta al presidente Donald Trump chiedendo che le norme che regoleranno lo sviluppo dei modelli generativi nel paese assicurino la tutela della proprietà intellettuale, la stessa richiesta avanzata - in modo decisamente più veemente - da artisti e industria discografica ai legislatori britannici.