Già si mormorava di un calo di interesse nei confronti del Coachella: il fatto che quest'anno nessuno dei due weekend sia ancora andato sold-out era senz'altro un indizio importante in tal senso. Ora, però, arriva anche la defezione di Anitta, dovuta a "inaspettate motivazioni personali". Un tempo nessuno avrebbe rinunciato a una vetrina così importante: perché ora sì? In realtà, la parabola discendente del Coachella procede già da qualche anno, più precisamente da dopo il Covid: i tempi in cui i biglietti facevano sold-out in 40 minuti (si parla degli anni '10) sono ormai molto lontani. C'entrano i costi dei biglietti, che vanno dai circa 500 dollari degli ingressi ordinari agli oltre 1.000 dei vip package, e c'entra la costante "influencerizzazione" dell'evento, che è sempre più spesso una vetrina per personalità dei social intenti a sponsorizzare prodotti e servizi vari. Ma un altro fattore importante è senz'altro la saturazione del mercato dei festival negli Stati Uniti: da quelli limitrofi, come Stagecoach (che si terrà nella stessa location del Coachella qualche settimana prima) e Lovers & Friends (la settimana dopo, nella vicina Las Vegas) a quelli che addirittura si svolgono in contemporanea, negli stessi weekend (Lovin' Life Music Fest in North Carolina, Shaky Knees Festival ad Atlanta, BeachLife Festival a Redond Beach, per non parlare del New Orleans Jazz & Heritage Festival). La concorrenza, insomma, è agguerritissima, e il Coachella non sembra reggere bene il colpo.