Benché l’ultimo rapporto stilato da IFPI parli di una crescita contratta - rispetto agli anni passati - al 3,3% nel 2024, negli Stati Uniti la spesa dei consumatori nel corso dell’anno passato nel settore della musica registrata è cresciuta del 10% rispetto al 2023: a rivelarlo è una ricerca di MusicWatch. Secondo l’indagine negli Stati Uniti sono 132 milioni i cittadini titolari di un abbonamento a pagamento a un servizio di streaming musicale. Il solidità del mercato digitale interno non è andata a scapito dei formati fisici tradizionali: nel 2024 più della metà degli americani di età compresa tra 13 e 70 anni - oltre a spendere in sottoscrizioni a DSP - ha acquistato un CD o un vinile (tra 33 e 45 giri, negli USA nel 2024 ne sono stati venduti 19 milioni di esemplari, acquistati da un americano su 14, il 7% del totale), spendendo in media 112 dollari rispetto ai 102 spesi l’anno precedente. Ancora più positivo, se possibile, è il quadro del mercato della musica dal vivo, dove la spesa media è cresciuta su base annua del 17% a quota 281 dollari: il dato, influenzato dall’aumento dell’inflazione e dal conseguente caro-biglietti, è corroborato dall’aumento della platea di consumatori, salita in dodici mesi dal 51 al 56% del totale della popolazione. In un quadro generalmente positivo, è da segnalare - come nota stonata - la persistenza di comportamenti non legali da parte dell’utenza: nel 2024 14 milioni di americani hanno ammesso di aver fruito contenuti musicali illecitamente. Non, ovviamente, come accadeva all’inizio del secolo: Napster - oggi pronto al rilancio come piattaforma operante sul metaverso - è conosciuto appena dal 6% del pubblico anagraficamente collocabile nella Generazione Z.