<p style="text-align:left"><span><span><span><span>Nell’aprile 2024 <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743733/spotify-in-arrivo-le-playlist-create-con-l-ai">Spotify ha lanciato la versione beta della sua funzione “AI Playlist”</a>, permettendo di creare playlist al volo in risposta ai prompt testuali degli ascoltatori. Dopo averla estesa a qualche altro Paese a settembre, oggi la sta distribuendo in più di 40 altri Paesi in Europa, Africa, Asia e Caraibi. Resta comunque in versione beta: “Stiamo ancora imparando attivamente e perfezionando con ogni interazione”, ha osservato Spotify in un suo recente annuncio.</span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>Il tempismo suggerisce un confronto con YouTube Music, che a sua volta ha annunciato molto recentemente una funzione piuttosto simile, battezzata “Ask Music” e presentata come una “stazione radio personalizzata” piuttosto che una playlist. L’idea però è la stessa: digitare un prompt testuale per descrivere il tipo di musica che si desidera ascoltare. È disponibile in alcuni Paesi selezionati per gli abbonati anglofoni a YouTube Music e YouTube Premium, come parte dei festeggiamenti per i 20 anni di YouTube. Quali sono le differenze strategiche tra le due mosse? Entrambe, dopo tutto, stanno introducendo AI prompt per generare musica su richiesta. </span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>Per Spotify la logica di fondo è quella di rafforzare il <em>core</em> del proprio prodotto: la playlist. Per Spotify l’AI genera playlist statiche (modificabili, salvabili) con cui la piattaforma svedese punta a rafforzare un'esperienza playlist-driven. L’approccio è funzionale all’ecosistema Spotify, dove la creazione e la scoperta di playlist rappresentano un elemento centrale dell’esperienza utente e una leva strategica per aumentare il tempo di ascolto e la fidelizzazione: due aspetti che non solo impattano sul modello di business del DSP, ma orientano parti del modello di ripartizione delle royalties da streaming che, invece, impattano anche sul resto della filiera dell’industria musicale. E che sono soggetti ai vari dibattiti aperti sui concetti di artist first e streaming 2.0. Spotify, insomma, presenta l’AI Playlist come un’estensione naturale del suo focus sull’esperienza personalizzata, e punta alla massima integrazione con la libreria, i gusti e l'interfaccia dell'utente.</span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>YouTube Music ha risposto mesi dopo: anche con la funzione <em>Ask Music</em> l’utente interagisce tramite prompt testuale, ma il risultato non è una playlist bensì una “stazione radio personalizzata”, ovvero uno stream dinamico. L’annuncio è arrivato in concomitanza con il 20º anniversario di YouTube, e quindi la mossa sembra avere anche un significato simbolico e promozionale, più che essere il cuore di una trasformazione funzionale dell’esperienza d’ascolto (al momento, <em>Ask Music</em> è disponibile solo per utenti anglofoni Premium in alcuni paesi selezionati). Se l’AI crea una “radio personalizzata” dinamica, allora il focus è su stream continuo in stile broadcast. YouTube sembra cercare di capitalizzare il formato “radio”, più vicino a come gli utenti già consumano contenuti video/audio su YouTube).</span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>Dal punto di vista del rollout, Spotify ha adottato un approccio scalabile e orientato alla continuità del prodotto, mentre YouTube Music si è mossa con una logica più “event-based”, come test circoscritto a un’occasione celebrativa. Le due aziende si posizionano quindi diversamente anche sul fronte della tecnologia: Spotify integra l’AI nella propria esperienza quotidiana come strumento per affinare la personalizzazione e rafforzare il legame con l’utente, YouTube invece la presenta come un plus sperimentale legato alla varietà dell’offerta Premium. Come a dire che se per Spotify un rilascio progressivo (prima paesi anglofoni, ora altri 40; Beta aperta in espansione) suggerisce un orientamento alla scalabilità globale, per YouTube Ask Music oggi si presenta più come una prova di concetto interna al prodotto.</span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>Infine, sul piano degli obiettivi impliciti, Spotify punta chiaramente ad ampliare il valore percepito del proprio sistema di raccomandazione, del quale desidera mantenere la leadership globale differenziandosi da altri servizi di streaming audio, e potenzialmente a consolidare la sua base di utenti paganti. YouTube Music invece sembra voler aumentare l’attrattiva della sua offerta all’interno dell’universo Premium, cercando di colmare il divario percepito con competitor più radicati nel campo musicale. Aumentare il valore percepito del pacchetto Premium posizionandosi sull’onda dell’AI potrebbe contribuire a ridurre il gap di percezione tra YouTube Music e i competitor audio-first</span></span></span></span></p> <p style="text-align:left"><span><span><span><span>Pertanto, in sintesi, se Spotify tratta l’intelligenza artificiale come un’estensione naturale del suo prodotto principale, YouTube Music la introduce come elemento di valore aggiunto e posizionamento, più vicino a una dimostrazione di capacità tecnologica che a un cambiamento di paradigma.</span></span></span></span></p>