Il futuro della musica è sempre più fantascientifico, letteralmente e in senso figurato. E' proprio alle nuove avanguardie che è dedicato il panel “Tra piattaforme, algoritmi, AI e vecchie sfide, come sta cambiando l’industria musicale?”. Dove sta andando la discografia italiana? Cosa significa davvero “fare musica” oggi, quando piattaforme, trend digitali e intelligenza artificiale stanno riscrivendo le regole del gioco? A queste e ad altre domande si cerca di rispondere all'interno di un dibattito di grande profondità, a cui partecipano Carla Armogida (Artist Manager Exit Music Management), Dario Giovannini (Managing Director Carosello Records) e Alessandro Massara (Presidente Universal Music Italia). Carla Armogida ha una visione duplice su questi temi, avendo un ruolo odierno nel management e arrivando da molti anni in Spotify: "L'algoritmo è stato il primo terremoto per la discografia, cambia il modo in cui gli ascoltatori scoprono la musica, ovvero attraverso la playlist. Con l'arrivo di TikTok però tutto cambia di nuovo, perché si tratta di un algoritmo diverso e soprattutto è l'utente a decidere di utilizzare una canzone, non si può prevedere se lo farà e quali brani andranno virali" riflette. "Tutto questo ha messo un'enorme pressione sulla comunità degli artisti, che devono diventare a tratti dei creator. L'algoritmo non prevede il futuro: quello è il nostro lavoro e la nostra responsabilità. Dobbiamo dare ai nostri artisti il coraggio di deludere il pubblico". "Negli ultimi cinque anni c'è stato un cambiamento epocale", conferma Dario Giovannini. "Sarà controcorrente dirlo ma c'è troppa musica, forse anche per colpe nostre. Corriamo dietro ai numeri, ragioniamo ancora in termini di classifiche di vendita. Questa situazione ha rafforzato il nostro impegno discografico. Definisco la nostra etichetta un'acceleratore: noi ormai come discografici non scopriamo più nessuno, dobbiamo solo supportare gli artisti con cui lavoriamo e aiutarli a prendere le decisioni migliori per la loro carriera. E il numero di artisti con cui dobbiamo lavorare, per poter lavorare bene, deve essere necessariamente ridotto. Non dobbiamo affrettare i tempi: ogni progetto va accompagnato passo dopo passo". "Acceleratori lo siamo tutti, major e indipendenti", concorda Alessandro Massara. "In una major, però, vista la posizione che occupiamo sul mercato si è condannati al successo, e questo ci rende la vita un po' più difficile. Con gli algoritmi ci combattiamo, e cerchiamo di individuare artisti che abbiano una lunga durata, anche se potrebbe sembrare il contrario. Oggi è importante il successo di un singolo, ma il vero valore lo raggiungiamo quando costruiamo dei cataloghi e degli evergreen. Dobbiamo lavorare giorno dopo giorno pensando al futuro". Sulle sfide dell'intelligenza artificiale, forse le più pressanti di questo periodo, c'è una grande attenzione. "E' evidente che le big tech stanno spingendo moltissimo per poter utilizzare il materiale coperto dai copyright nel training dell'AI" dice Giovannini. "Per me è la rivoluzione più grande dopo Internet, ed è evidente che le potenzialità siano enormi, ma va regolamentata. E' evidente anche che vada trovato un accordo economico per tutelare i detentori dei diritti, su questo non ci sono dubbi: tra cinque anni il salto tecnologico sarà enorme, e non possiamo esimerci dal farlo, o non avremo i fondi per continuare il nostro lavoro". "L'AI è già in uso e non dobbiamo commettere l'errore di farci spaventare" concorda Armogida. "C'è bisogno di un supporto legislativo, molti artisti si stanno esponendo su questo, ma devono nascere associazioni e leggi a tutela". "Siamo tutti sulla stessa barca" conferma Massara. "Non possiamo far finta che l'AI non esista: dobbiamo cercare come industria, e mi auguro tutti insieme, di non commettere gli errori del passato. Dobbiamo proteggere i nostri copyright, non nasconderci e affrontare a viso aperto la sfida, e imparare a usare l'intelligenza artificiale.