Dopo un primo momento in cui il Covid sembra un problema sanitario distante e ininfluente, anche l’industria italiana del live è costretta a capitolare: con lo stop agli assembramenti arriva anche lo stop agli eventi dal vivo. Il settore dei concerti subisce un crollo del 75% in tutto il mondo, e in Italia (uno dei paesi più colpiti dal Coronavirus ma anche uno di quelli con le restrizioni più dure) si arriva a picchi del 100% nel marzo e aprile 2020. Si ripiega sul virtuale, e nascono nuove forme di sperimentazione: i concerti in streaming, quelli negli universi di gaming, ma anche su piattaforme come Weverse. Spostare le esistenze dei giovani online anziché in presenza porta anche a conseguenze accessorie: come il boom di TikTok, che nel 2020 diventa il principale canale di music discovery per i giovanissimi, creando successi istantanei come “Blinding Lights” di The Weekend e riportando in classifica “Dreams” dei Fleetwood Mac. Sempre il 2020 segna anche una piccola rivoluzione in borsa per l’industria discografica: Universal Music Group annuncia lo scorporo da Vivendi e muove i primi passi per diventare una società indipendente, così da quotarsi in Borsa. Nel 2021, Spotify comincia a muovere i primi passi per superare il suo modello di business music-centric: con l’inaugurazione degli Spotify Studios immette sul mercato i primi podcast originali, e apre alla monetizzazione diretta e all’interattività lanciando i primi abbonamenti per creator. Anche Warner Music Group diversifica, buttandosi su nuovi modelli di proprietà digitale e fan engagement e investendo nel metaverso e negli NFT. Nel frattempo l’industria musicale torna a crescere come non mai, nonostante la pandemia: +7,4% grazie allo streaming e all’esplosione di mercati emergenti come India, Sudamerica e Africa. La nuova vitalità del mercato discografico comincia ad attirare nuovi investitori: è il caso di Epic Games, che nel 2022 acquisisce Bandcamp, la piattaforma per eccellenza della scena indie. L’AI comincia ad affacciarsi timidamente nel panorama musicale grazie ai primi artisti virtuali, che debuttano proprio nel 2022: si tratta di FN Meka, Polar, MAVE, che vantano milioni di follower e veri e propri contratti discografici a loro nome. Nel 2023, oltre alle potenzialità dell’intelligenza artificiale cominciano a emergere anche le prime criticità: Universal dichiara guerra ai deepfake vocali, e la RIAA sigla la prima policy globale in materia. Nel mentre, Spotify inaugura una nuova era in materia di royalties, introducendo soglie minime di ascolto in modo da dare risalto agli artisti attivi (e contrastare a sua volta i fake creati con l’AI). La musica, però, non è più solo streaming: la rinascita del vinile, guidata da Taylor Swift e dal successo del suo “1989 (Taylor’s Version)”, è già alle porte. Nel 2024, però, risulta ormai chiaro che con l’intelligenza artificiale generativa bisognerà fare i conti: il primo brano co-prodotto con l’AI a finire in classifica è “Verknallt in einen Talahon”, una produzione tedesca creata grazie all’ausilio di Udio. Contemporaneamente, si aprono nuovi fronti di guadagno per gli aventi diritto: gli introiti delle sync superano quelli del fisico in diversi mercati. Leggi anche: 2020-2024: restare lucidi, per continuare a crescere