Durante il suo consueto incontro annuale che ha avuto luogo l'11 giugno alla Alice Tully Hall del Lincoln Center di New York, la National Music Publishers’ Association (NMPA) ha sciorinato una serie di dati interessanti e riattizzato il fuoco sotto il conflitto nei confronti di Spotify. Partendo dal fatturato aggregato, la NMPA ha rivelato che i ricavi dell’editoria musicale negli Stati Uniti nel 2024 sono aumentati del 17%, raggiungendo $ 7,04 miliardi. L’anno scorso, l’organizzazione aveva riportato ricavi totali pari a $ 6,2 miliardi di dollari, con un incremento del 10,71% anno su anno. In particolare, il CEO/presidente David Israelite e il consigliere generale Danielle Aguirre hanno indicato tre ambiti chiave in cui i compensi possono migliorare se l’industria resta unita: licenze generali (per bar, ristoranti, locali, ecc.); social media; e streaming interattivo. Come ha sottolineato Aguirre, il 72% delle entrate editoriali negli USA è soggetto a “regolamentazioni onerose” — tramite decreti di consenso o licenze obbligatorie — ma esistono comunque margini di miglioramento all’interno dell’attuale sistema. Ma l’evento si è concentrato soprattutto sulle sfide da affrontare, in particolare con lo streaming e il bundling dei servizi, con in primo piano il caso Spotify: secondo la NMPA, la riformulazione dei piani di abbonamento di Spotify (che unisce musica ad altri contenuti) ha portato alla riclassificazione forzata di oltre 44 milioni di utenti, riducendo i compensi spettanti a editori e autori. Il danno stimato è di 230 milioni di dollari in un solo anno, con una proiezione di oltre 3,1 miliardi persi entro il 2032 se la situazione non dovesse cambiare. Amazon ha a sua volta introdotto un modello simile, integrando la musica con altri servizi. La NMPA ha registrato un calo del 40% dei ricavi da Amazon nei soli ultimi tre mesi, con dure ripercussioni sulle collecting. Tra social media e licenze pubbliche I social rappresentano solo il 2% dei ricavi editoriali USA. Tuttavia, essendo un ambito non regolamentato, editori e autori hanno più margine d’azione per contrattare condizioni migliori. Israelite ha invitato gli autori a usare il proprio potere collettivo per alzare le tariffe. Solo il 5% dei ricavi deriva da performance pubbliche (bar, locali, ristoranti), ma l’NMPA ha denunciato che l’80% dei locali di medie dimensioni non è in regola o utilizza in modo improprio servizi streaming per diffondere musica. In risposta, ha inviato sei lettere di diffida a servizi B2B accusati di non pagare correttamente i diritti. L’NMPA sta dunque portando avanti una battaglia su due fronti, ritenuti cruciali per il futuro degli autori: da un lato, combatte i modelli di bundling che riducono la base di calcolo per le royalty (Spotify, Amazon); dall’altro, prova a recuperare terreno nei settori sotto-licenziati (social media, locali pubblici).