Entro il 2032 il volume d’affari globale del settore della musica registrata arriverà a quota 110,8 miliardi di dollari: questa, in estrema sintesi, è la proiezione elaborata da MIDiA Research sulle prospettive di crescita del comparto per i prossimi 8 anni. Il totale delle entrate è stato calcolato prendendo in considerazione non solo le linee di ricavo tradizionali - quelle riferite ai DSP convenzionali, al download, alla vendita dei formati fisici, alle sincronizzazioni e ai diritti di pubblica esecuzione - ma anche fonti alternative come i social, i ricavi per le label da merchandising, brand partnership e altre forme di accordo commerciale, il settore audiovisivo, la production music e la “coda lunga” rappresentata dalle realtà indipendenti e dagli unsigned. “Questa è la visione massimalista”, ha spiegato nell’introduzione al rapporto il CEO di MIDiA Mark Mulligan: “La visione più minimalista (quella riferita ai ricavi delle etichette con l’esclusione di tutte le restanti linee di ricavo) prevede che i ricavi nel 2032 raggiungeranno i 51,2 miliardi di dollari”. La stima “minimalista” appare più in linea con quella tracciata da un altro outlook recente, quello di Goldman Sachs, che nell’ultimo report “Music in the Air” aveva stimato in 55 miliardi di dollari il giro d’affari delle etichette (sempre calcolato sulle linee di ricavo tradizionali) per il 2035. “Dopo un anno di forte espansione nel 2023, la crescita dei ricavi è rallentata al 4,3% nel 2024”, osserva Mulligan: “Di fatto, il 2024 ha proseguito un andamento di crescita oscillante osservato per l’intera durata del decennio, con anni di forte crescita seguiti da altri più deboli. Gli anni di crescita più debole hanno coinciso con un calo della crescita fisica e (il più delle volte) dello streaming. Se da un lato questo dato conferisce al mercato fisico un ruolo da protagonista, dall'altro riflette anche la maturazione della crescita dello streaming: quando la principale fonte di entrate cresce a tassi più modesti, gli spostamenti verso fonti di entrate più piccole fanno la differenza tra una crescita forte e una più debole”. La parola chiave, per Mulligan, è quindi “ricalibrazione”, per diversi motivi. Al di là delle nuove dinamiche di crescita e della rapida ascesa dei mercati emergenti - soprattutto quello asiatico - rispetto a quelli occidentali, la sempre maggiore influenza dei DSP sui bilanci delle label e l’irruzione dell’intelligenza artificiale generativa sui mercati (con alcune aziende sviluppatrici dei modelli che “cercano di operare eticamente e in partnership con i titolari dei diritti” contrapposte a molte altre che “stanno perseguendo l'approccio ‘prima fai, poi chiedi scusa’, tattiche che ha funzionato “molto bene per i primi disruptor come YouTube e TikTok”) costringeranno il comparto a una continua e sempre più rapida evoluzione.