Parecchie società musicali quotate in borsa sono riuscite a sfuggire ai danni causati ai mercati da marzo in poi, quando l’amministrazione Trump ha annunciato e introdotto una quantità di dazi diretti nelle direzioni più svariate. Mentre l’S&P 500 e il Nasdaq sono cresciuti rispettivamente del 4,4% e del 3,8%, la performance dei maggiori operatori musicali si è dimostrata di gran lunga migliore. In questo articolo avevamo ipotizzato varie gradazioni di impatto, a seconda del comparto di appartenenza delle aziende; e, in effetti, dall’esame delle performance dei primi sei mesi del 2025 delle maggiori public music companies, si riscontra come dato più eclatante quello riguardante tre giganti dello streaming: la svedese Spotify e i leader cinesi Tencent Music Entertainment e NetEase Cloud Music. Quello di quest’ultima è stato il titolo con la migliore performance a metà anno, con un aumento del 114,8% e una quotazione giunta fino a 241,00 HKD (circa $ 30,7), mentre Tencent Music Entertainment (TME) è cresciuta del 75% fino a 19,51 dollari. Dopo il giro di vite del 2021, caratterizzato da molte sanzioni, le autorità cinesi hanno rivisto leggi e regolamenti, offrendo maggiore chiarezza a imprese e investitori: così entrambe le aziende hanno beneficiato di un contesto più favorevole per le società tecnologiche in casa propria, battendo nettamente l'indice SSE Composite della Cina, aumentato del 7,35%. Spotify è cresciuta a sua volta del 64,4%, fino a $755,95 , aumentando la propria capitalizzazione di mercato di 61,5 miliardi di dollari nel semestre. Nel raffronto con TME il DSP europeo stravince il confronto per numero di abbonati (268 contro 122,9 milioni); ma mentre Tencent cresce perchè conta anche su una diversificazione delle linee di ricavo e su partecipazioni rilevanti, Spotify prolifera nei conti dall’inizio del 2024, quando ha cominciato ad incrementare il proprio margine lordo, salito al 31,6% (+400% anno su anno) in concomitanza con i licenziamenti che dall’anno prima avevano interessato circa un quarto del personale. Non è tutto oro ciò che stremma, si potrebbe tuttavia affermare, e le dimensioni e le economie di scala sembrano fare una gran differenza: Deezer è infatti calata del 5,3%, mentre per Anghami si parla di crollo (-37%). Tra le etichette discografiche occidentali, solo UMG è cresciuta (+14,9%), mentre Warner Music Group ha perso il 12,2%. Si deve rilevare anche la crescita di valore di Believe che, però, è attribuibile a un’offerta di acquisto: il prezzo delle azioni è salito del 25,5% il consorzio guidato dal suo CEO ha aumentato da € 15,30 a € 17,20 per azione la sua offerta. Infine, con una domanda per concerti e festival ancora sostenuta, spicca il gigante del ticketing tedesco CTS Eventim, che con un + 25,6% ha distanziato Live Nation (+16,8%) nel settore live.