Come precedentemente riferito, Spotify sta collaborando con un’indagine antitrust in Turchia ma, al contempo, secondo il Times starebbe anche valutando di lasciare il mercato del paese sul Bosforo. L’indagine in questione è stata avviata in seguito a critiche che alcuni ministri locali hanno rivolto a Spotify per playlist create dagli utenti che prendevano in giro la coppia presidenziale del paese, ed è sfociata in un’indagine antitrust lanciata contro il DSP da parte dell’autorità turca della concorrenza Rekabet Kurumu. Dopo avere dichiarato nei giorni scorsi di “collaborare con l’indagine, di impegnarsi attivamente per comprenderla e di lavorare per una risoluzione rapida e costruttiva” con l’autorità, secondo l’autorevole quotidiano britannico Spotify ora prenderebbe in considerazione l’idea di annunciare o ventilare l'abbandono della Turchia: la minaccia vorrebbe preludere a una risoluzione rapida della controversia, considerando che il mercato della musica registrata in Turchia è in forte crescita e un ritiro sarebbe una cattiva notizia per l’economia locale, dopo che ricavi sono quasi raddoppiati nel 2024, arrivando a circa $ 88 milioni (con lo streaming che pesa più dell’86% del totale), spingendo il paese dal 32º al 27º posto nella classifica globale dell’IFPI. Spotify - ma anche altri DSP - possono fare leva su una relativa posizione di forza anche grazie alla crescita della musica locale sulla sua piattaforma, sia a livello nazionale che internazionale, la cui quota di stream è passata dall’11% (2013) al 65% (2024), con 93 dei suoi 100 artisti più ascoltati dell’anno scorso che erano locali. Un beneficio apportato all’industria locale che si scontra, per l’appunto, con la preoccupazione per una crescente spinta verso la censura che arriva non solo dalle autorità, ma anche dagli utenti e dalle opinioni espresse da alcuni artisti turchi. L’organizzazione attivista IFOD ha recentemente additato il gruppo folk di sinistra Grup Yorum che, come conseguenza, si è visto bloccare l’accesso ai propri album su Spotify e Apple Music e a 450 dei suoi video su YouTube, su richiesta del governo turco pervenuta dopo la segnalazione dal basso. Il gruppo ha a sua volta invitato al boicottaggio di Spotify e YouTube, rendendo il proprio catalogo disponibile come download gratuito tramite un account Google Drive.