Dopo Deezer, anche Spotify ha annunciato nuove misure per arginare il caricamente, sui propri server, di brani “spam” generati tramite modelli di intelligenza artificiale: il DSP svedese quotato a New York ha fatto sapere di aver rimosso dal proprio catalogo oltre 75 milioni di canzoni create con l’AI. “Il ritmo dei recenti progressi nella tecnologia dell'intelligenza artificiale generativa è sembrato rapido e a tratti inquietante, soprattutto per i creativi”, ha fatto sapere l’azienda in una nota ufficiale: “Nel migliore dei casi, l'intelligenza artificiale sta aprendo nuove incredibili possibilità per gli artisti di creare musica e per gli ascoltatori di scoprirla. Nel peggiore dei casi, l'intelligenza artificiale può essere utilizzata da malintenzionati e content farm per confondere o ingannare gli ascoltatori, distorcere l'ecosistema musicale e interferire con gli artisti autentici che lavorano per costruire la propria carriera. Questo tipo di contenuti di intelligenza artificiale dannosi degrada l'esperienza utente per gli ascoltatori e spesso tenta di deviare le royalties verso malintenzionati”. “Il futuro dell'industria musicale è ancora in fase di definizione e crediamo che un’energica protezione contro gli aspetti peggiori dell'intelligenza artificiale di nuova generazione sia essenziale per consentire ad artisti e produttori di sfruttarne il potenziale”, prosegue Spotify: “Immaginiamo un futuro in cui artisti e produttori abbiano il controllo su come e se integrare l'intelligenza artificiale nei loro processi creativi. Come sempre, lasciamo queste decisioni creative agli artisti stessi, continuando a lavorare per proteggerli da spam, impersonificazione e inganni, e offrendo agli ascoltatori una maggiore trasparenza sulla musica che ascoltano. Questo percorso non è nuovo per noi. Abbiamo investito molto nella lotta allo spam nell'ultimo decennio. Infatti, solo negli ultimi 12 mesi, un periodo caratterizzato dall'esplosione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, abbiamo rimosso oltre 75 milioni di tracce spam da Spotify”. Il DSP ha fatto sapere di aver “introdotto una nuova policy sull'impersonificazione che chiarisce come gestiamo i reclami relativi a cloni vocali [i deepfake, ndr] basati sull'intelligenza artificiale (e altre forme di impersonificazione vocale non autorizzata), offrendo agli artisti tutele più solide e un ricorso più chiaro. L'impersonificazione vocale è consentita nella musica su Spotify solo quando l'artista impersonato ne ha autorizzato l'utilizzo”. In autunno sarà poi lanciato “un nuovo filtro anti-spam musicale, un sistema che identificherà gli utenti che caricano musica e i brani che adottano queste tattiche, li taggherà e smetterà di consigliarli”. Sarà inoltre supportato “il nuovo standard di settore per la divulgazione dell'IA nei crediti musicali, sviluppato tramite DDEX”, che permetterà “ad artisti e titolari dei diritti un modo per indicare chiaramente dove e come l'IA ha svolto un ruolo nella creazione di un brano, che si tratti di voci, strumentazione o post-produzione generate dall'IA. “Questo cambiamento - specifica Spotify - mira a rafforzare la fiducia sulla piattaforma. Non si tratta di punire gli artisti che utilizzano l'IA in modo responsabile o di declassare i brani per aver divulgato informazioni sulle modalità di creazione”. “Sebbene l'intelligenza artificiale stia cambiando il modo in cui viene creata parte della musica, le nostre priorità rimangono costanti”, hanno concluso i gestori della piattaforma: “Stiamo investendo in strumenti per proteggere l'identità degli artisti, migliorare la piattaforma e offrire agli ascoltatori maggiore trasparenza. Sosteniamo la libertà degli artisti di utilizzare l'intelligenza artificiale in modo creativo, contrastando attivamente il suo uso improprio da parte di content farm e malintenzionati. Spotify non crea né possiede musica; questa è una piattaforma per musica concessa in licenza in cui le royalty vengono pagate in base al coinvolgimento degli ascoltatori e tutta la musica è trattata allo stesso modo, indipendentemente dagli strumenti utilizzati per realizzarla. Questi aggiornamenti sono gli ultimi di una serie di cambiamenti che stiamo apportando per supportare un ecosistema musicale più affidabile per gli artisti, i titolari dei diritti e gli ascoltatori”.