Il turismo del live sta giocando un ruolo importante nell'incrementare il flusso di turisti verso gli Emirati Arabi Uniti: lo sostiene il Gulf Cooperation Council al termine di un recente studio, che ha analizzato i dati di flusso degli ultimi anni. I loro meriti, secondo il GCC, sarebbero diversi, e non riguarderebbero solo la loro capacità di attirare pubblico sul territorio Innanzitutto, la loro costruzione alimenta il miglioramento delle infrastrutture circostanti e dell'offerta in termini di accoglienza, un dato che inevitabilmente si riverbera anche sul turismo "tradizionale" e non solo su quello musicale. In secondo luogo, difficilmente le arene restano tali: in genere si trasformano in una fonte di business a 360 gradi. L'esempio più lampante è quello dell'Al Dana Amphitheatre del Bahrain: aperto nel 2021 per soli tre concerti (oggi sono oltre 25 all'anno), era un'arena all'aperto da 10.000 posti. Ad essa si è presto aggiunto un anfiteatro al chiuso da 3.500 posti, una serie di eventi itineranti, un nightclub da 600 posti e un'ulteriore venue all'aperto da 1.500 posti, il Desert Garden. E' ora in costruzione anche un centro congressi da 4.000 posti. Tra gli altri fattori di catalizzazione citati dallo studio ci sono un mercato discografico particolarmente vivace come quello del Medio Oriente e un pubblico disposto a viaggiare: i fan della musica araba e nordafricana sono spesso persone altospendenti che si spostano in tutta la regione e anche a livello internazionale per partecipare a eventi sempre più spettacolari. Molto importante anche l'attenzione alla diversità delle varie sottoculture presenti sul territorio, come nel caso della Coca-Cola Arena di Dubai, una città dove si parlano otto dialetti diversi e che attira pubblico da tutto il mondo, tanto che il calendario accoglierà presto anche concerti di artisti iraniani, greci e turchi.