Si è svolto oggi alla Palazzina Appiani il panel "Streaming non significa gratis: i diritti connessi dell’era digitale", un'accurata fotografia della situazione odierna e una dichiarazione d'intenti rispetto al futuro dei diritti connessi. Il talk, presentato da NuovoIMAIE, ha analizzato l'impatto dello streaming nelle economie degli artisti di oggi, con gli interventi di Andrea Miccichè (presidente NuovoIMAIE), Rossella Perruso (Key Account Manager Media & Entertainment GFK), Lodovico Benvenuti (direttore dell’Ufficio Europeo di IFPI) e la moderazione di Giampiero Di Carlo, Editore e CEO Rockol. Il titolo del panel presenta un dato di tutta evidenza: lo streaming, ovvero la principale fonte di introiti del mercato della musica registrata, ha un sistema di ripartizione dei compensi i cui numeri sono spesso controversi. "I nostri dati, basati sulle interviste di 9.000 panelisti over 14, ci dicono che 9 italiani su 10 ascoltano abitualmente musica, il 38% di essi dichiarano di ascoltarla spesso e che è una parte importante della loro vita" spiega Rossella Perruso. "La percentuale aumenta a oltre il 50% in caso di segmenti giovani della popolazione". I supporti utilizzati, riscontra GFK NIQ, sono vari, ma oltre il 40% degli italiani ascolta la musica attraverso lo streaming, una percentuale in netta crescita. "Tra i giovani, però, lo streaming è il supporto preferito con una percentuale che oscilla tra il 62 e il 59%". Insomma, è uno strumento che è destinato a diventare sempre più importante nelle dinamiche di mercato, ancora più di quanto lo sia attualmente. E' questo uno dei motivi per cui Andrea Miccichè "I diritti esclusivi sono quelli che permettono agli aventi diritto di decidere in merito dell'utilizzo di un fonogramma; tra questi è entrato da pochi anni anche il diritto di messa a disposizione. Un'altra grande famiglia di diritti è quello dei diritti a compenso, che fa sì che si possano utilizzare i fonogrammi a fronte di un equo compenso" spiega. "Spotify, però, ha in un certo senso mischiato le due famiglie dei diritti: gli utenti free di Spotify, ad esempio, usufruiscono del servizio in maniera molto più simile alla radio, con dei brani messi a disposizione casualmente. Quando l'audio è abbinato a un video, inoltre, entriamo nell'ambito dell'audiovisivo; con i podcast in cui la musica in sottofondo viene sincronizzata si aprono una serie di altri scenari ancora. La materia è complicata". Il problema tocca non solo (o non tanto) gli artisti principali, ma anche gli artisti comprimari: "Molti di loro non hanno contratti che prevedono una compartecipazione dei ricavi. Noi, come NuovoIMAIE, abbiamo al centro i diritti degli artisti, e abbiamo la sensazione che di quei diritti Spotify non abbia sempre tenuto conto" dice Micciché. E dopo mesi di silenzio e di respingimento al mittente delle nostre istanze ci siamo visti costretti a intraprendere un'azione giudiziaria, che speriamo non finisca in tribunale ma che trovi una risoluzione in altra sede". Lodovico Benvenuti non si pronuncia sul tema Spotify nello specifico, ma sottolinea che anche IFPI ha al centro i diritti degli artisti. "I dati ci confermano che la massima fonte di remunerazione per gli artisti sono i servizi streaming a pagamento, e dobbiamo essere ottimisti sullo sviluppo del nostro mercato: c'è un potenziale di crescita importante, e questo non potrà che andare a beneficio degli artisti" dice. "Duole però riscontrare che mezzi ancora importanti, come la radio, paghino oggi agli artisti un decimo di quello che ad esempio paga YouTube. E' paradossale che dopo il tema del value gap affrontato negli anni scorsi si sia arrivati a questo". Proprio YouTube era stata sanzionata da AGcom per la mancata rendicontazione a NuovoIMAIE sui passaggi degli artisti, un caso unico al mondo. "Ma non ne stanno fruendo gli artisti, se non per le royalties che alcuni di essi percepiscono dalle case discografiche: probabilmente un decimo del totale" sottolinea Micciché. "Molti dei nostri artisti da YouTube non percepiscono un centesimo. E' un totale far west: la direttiva copyright dice cose molto precise, ma ogni volta che ci troviamo a un tavolo a negoziare i diritti per i nostri assistiti, è come se quelle norme non fossero mai state scritte". Non è chiaro, secondo NuovoIMAIE, la cifra trattenuta da chi intermedia, né quanti aventi diritto beneficino effettivamente di questi proventi (ma dovrebbe essere una parte estremamente minoritaria, temono). "Per fare le battaglie sul value gap si era utilizzato il volto degli artisti, ma una volta ottenuto il risultato sono stati dimenticati: chi sta beneficiando del value gap non sono gli artisti" dice Micciché. IFPI, nella persona di Benvenuti, dissente: "Ovviamente lo streaming ha rappresentato un cambiamento epocale nell'accesso che gli artisti hanno al mercato: sono una platea molto più ampia, ed è evidente che la fetta di coloro che vivono effettivamente della propria attività musicale è inferiore" commenta. "Lo sforzo delle case discografiche è proprio quello di far sì che sempre più artisti abbiano accesso a una fonte di remunerazione, ma dire che la stragrande maggioranza degli artisti non percepisce proventi è una visione parziale". Il quadro normativo, secondo Micciché, non è malvagio in sé: "Ma un sistema con molte collecting non facilita il flusso di pagamenti" osserva. "In Italia, rispetto ad altri paesi come la Spagna o la Francia molto simili a noi, la raccolta dei diritti connessi corrisponde alla metà, e i motivi meriterebbero un dibattito a parte. La frammentazione, però, aiuta a far sì che si paghi poco o che non si paghi affatto. Lo sportello unico è un tema che ci vede vicini a SCF, ma purtroppo restiamo inascoltati". Anche Benvenuti auspica che la platea si allarghi: "In un mercato competitivo, siamo comunque tutti sullo stesso fronte" chiosa. Un altro grande problema è senz'altro la consapevolezza degli artisti e dei diretti interessati: "L'immaterialità del diritto d'autore crea una via di fuga psicologica, ma il diritto connesso va pagato. E gli addetti ai lavori e gli artisti dovrebbero essere sempre più consapevoli".